“I due papi” conquista il pubblico al 56° Festival di Borgio Verezzi: straordinari Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo. Tra poche ore “Gordon Pym” nelle Grotte

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Savona. La penultima Prima nazionale del 56° Festival di Verezzi, che chiude gli eventi in piazzetta Sant’Agostino giovedì 11 agosto, ha avvolto il pubblico per due ore sotto la spada di Damocle di una scelta drammatica: si può rinunciare al Soglio pontificio, come fece ad esempio Celestino V nel 1294, che neppure fu l’ultimo a intraprendere questa strada?

“I due papi” di Anthony McCarten, traduzione di Edoardo Erba, sotto la regia di Giancarlo Nicoletti, si è avvalso nel cast di interpreti d’eccezione: Giorgio Colangeli nel ruolo di Benedetto XVI e Mariano Rigillo nelle vesti del cardinal Jorge Mario Bergoglio. Con loro, Anna Teresa Rossini nei panni di suor Brigitta (la migliore amica di papa Ratzinger), Ira Fronten quale appassionata suor Sofia e un compito Alessandro Giova. Le ambientazioni proposte sono soprattutto vari luoghi di chiesa: le stanze vaticane, la Cappella Sistina, il convento di suor Brigitta, una messa a Los Angeles – località argentina in provincia di Buenos Aires.

L’attesa per le scene di Alessandro Chiti è stata premiata: maestosi fondali che ora si concludono facendo immaginare l’impatto dell’affacciarsi in una piazza San Pietro gremita di fedeli (con luci bianche che evocano spiritualità), ora si soffermano sul “Giudizio Universale” di Michelangelo (che sborda dai confini e s’imprime a specchio ovunque sia possibile), ora inquadrano una saletta da pranzo e un vecchio televisore e ora ancora piccoli pianoforti, perché papa Ratzinger ama suonare… quando è in vena, e quindi non adesso.

Adesso è il momento di ragionare su una decisione che già si fa strada in Joseph Ratzinger, tanto più importante quanto più osteggiata, sia dall’amica suor Brigitta sia dal cardinal Bergoglio, che suo amico non è, ma è con la sua voce che, finalmente!, riode la voce dell’Onnipotente.

Per il 43° Festival La Versiliana, dove andrà in scena il 18 agosto lo spettacolo, il regista Nicoletti scrive: “Perché il cuore di questo incontro e del dialogo fra Ratzinger e Bergoglio – che sia veramente avvenuto o meno non importa – ci riguarda tutti, in quanto uomini…”. E questa è la predisposizione giusta con la quale affrontare questo impegnativo allestimento.

Se in un’altra pièce gli attimi di silenzio devono essere dosati e calibrati, qui tutto ha un suo senso e il pubblico aspetta paziente. Così è divertente vedere un papa che attende “Il commissario Rex” e s’inquieta come un comune mortale se il televisore fa le bizze, o immaginare il cardinal Bergoglio che non si osa disturbare il pontefice che sta meditando, ma è combattuto perché ha davvero temuto si sentisse male.

“Cosa farebbe lei?”, domanda il papa a quel cardinale che vorrebbe tanto ritirarsi dalla sua carica (e che è giunto a Roma con la copia delle lettere inviate in attesa di firma), all’interno di un dialogo serrato dove si confrontano due interpretazioni diametralmente opposte della dottrina. E pare davvero felice Bergoglio/Rigillo, che risponde parlando in primis della banca vaticana. Mentre il papa/Colangeli si rattrista di non essere carismatico e autorevole quanto occorrerebbe magari per predisposizione personale, poco amato – presume – perché è tedesco.

Con le confessioni, arriva il pathos: prima è il turno del cardinale, perché “Non c’è tutto nel dossier che Lei ha in mano su di me”, dirà più o meno al Santo padre, prima di sviscerare quei sensi di colpa che si porta dietro, dopo i rapporti instaurati con il regime argentino. Poi toccherà a papa Benedetto XVI, che non aveva compreso a fondo il problema e non aveva saputo muoversi di conseguenza: la pedofilia è l’angosciante tema.

Belli i momenti intensi con cui suor Sofia invita il cardinal Bergoglio a ripensarci, che è stato grazie alla forza delle sue parole che ha sentito la chiamata celeste, la confusione di suor Brigitta quando conosce il drammatico interrogativo che si pone il papa, il momento distensivo della pizza consumata dai due, la contrarietà del cardinale quando si accorge che il soggiorno si prolunga nel tempo e non sarà un “mordi e fuggi”, il diversivo del “contapassi” al polso che interrompe il papa nel bel mezzo di elevate questioni spirituali. E belli i fumi bianchi che si disperdono in piazzetta agli “Habemus Papam” dei telegiornali nel 2005 e nel 2013.

Ora si attendono le conclusioni del 56° Festival con “La storia straordinaria di Arthur Gordon Pym” nelle Grotte di Borgio, sabato 13, domenica 14 e martedì 16 agosto (due spettacoli: alle 20.30 e alle 22). La pièce è liberamente ispirata al racconto di Edgar Allan Poe, drammaturgia di Marco Badi. Sotto la regia di Alberto Gagnarli, ci saranno Michele Carli e Simonetta Potolicchio, impianto scenico e burattini del Liceo artistico G.Bruno di Albenga, costumi del Laboratorio dei Coribanti del Liceo Chiabrera-Martini di Savona (info: www.festivalverezzi.it; nella foto di Luigi Cerati, Mariano Rigillo e Giorgio Colangeli).

Laura Sergi

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