Roma, Teatro Ambra Jovinelli, dal 26 al 30 aprile 2023
Una grande tenerezza, seppur tra consapevoli atti di autoaccusa e cinica constatazione della condizione del maschio, pervade Il Dio bambino, portato in scena abilmente al Teatro Ambra Jovinelli dal 26 al 30 aprile dal regista Giorgio Gallione con il bravissimo Fabio Troiano protagonista di questo testo scritto nel 1993 da Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Una divertente, ma per certi versi drammatica, indagine sull’Uomo, sulla sua costante immaturità messa a confronto (salvifico, forse) con la Donna, nella rivisitazione di una storia d’amore nel corso degli anni. Diventare adulti o rimanere ancorati a quel bambino che oggi si chiede cosa sia andato storto, quando, perché, se tutto intorno a lui è rovina, disordine, come ben sottolinea la scenografia di Lorenza Gioberti? Comprendere l’altro, roba da adulti. Comprenderlo da “dentro il suo egoismo”, amarlo forse. Una ricerca di serenità matura tra inciampi comici e ironia bruciante, una ricerca di senso che svicoli dalla zona di conforto della giovinezza per approdare ad una nuova visione delle priorità, senza mai mollare il dubbio. Il protagonista de Il Dio bambino ci riuscirà, forse, grazie alla nascita di un figlio, un bambino altro da sé.
Fabio Troiano non sbaglia nulla nell’interpretazione di questo bel testo di un “teatro d’evocazione” dei grandi Gaber e Luporini, è divertente e credibile, perfettamente inserito in un contesto magicamente rivitalizzato dal lavoro del regista Gallione che avevo già potuto apprezzare recentemente in una versione de Il Grigio, con Elio, sempre a Roma. Idealmente, insieme a Parlami d’amore Mariù, che vidi tanti anni fa con Gaber in scena, e appunto Il Grigio, Il Dio bambino chiude un cerchio sul particolare percorso teatrale di fine anni 80 del grande artista milanese e si dimostra tremendamente attuale. Intelligente, profondo, divertente ma scomodo, mette a nudo le nostre fragilità a confronto coi sentimenti, nei rapporti, nell’autocelebrazione di una sciocca eterna fanciullezza a dispetto degli anni che volano via, ma con grazia, con un’analisi spietata ma affettuosa, ricca di speranza. Troiano è molto bravo ad affrontare una prova non facile, in bilico tra umorismo tagliente ed empatia, lavorando in punta di piedi sul testo, con grande rispetto e risultando convincente. Uno spettacolo che induce a tante riflessioni e non poteva che essere così.
Paolo Leone