Discreto successo per la XIV edizione della rassegna “Salviamo i talenti” al Vittoria

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La stagione di prosa teatrale ufficiale 2022-23 con gli ultimi spettacoli di maggio s’è ormai conclusa e gran parte dei teatri ha definito e pubblicato la programmazione del prossimo autunno , inverno e primavera 2023 –24, per cui i palcoscenici sono stati lasciati a disposizione delle compagnie amatoriali che desiderano presentare i loro lavori dovuti alla passione ricreativa per la nobile arte della finzione della realtà e dell’approfondimento culturale per non essere preda dell’ignoranza, in quanto non di solo PANE materiale vive l’uomo per dirla con le parole di Cristo al Diavolo durante i 40 giorni del deserto con la triplice tentazione. Qualche altro spazio impegnativo è da anni messo a disposizione dei giovani aspiranti attori e di coloro che, frequentando corsi di recitazione delle varie scuole, mostrano d’avere delle qualità innate che con la formazione artistica sono state affinate e dunque cercano solo dei ”trampolini di lancio” e dell’occasioni per mettersi alla prova e poter ottenere una scrittura. Questo è quanto va facendo dal 2009 con ammirabile spirito altruistico e dedizione alla causa dei giovani attori la signora Viviana Toniolo, moglie dell’indimenticabile e stupendo “performer” Attilio Corsini direttore del Teatro Vittoria in Testaccio, che rimasta vedova ne sta portando avanti gli alti ideali ed i profondi valori, unitamente alla generosa abnegazione per la sua cagnetta e la LAV. Perciò anche quest’anno non poteva mancare la settimana riservata alla rassegna “Salviamo i Talenti” per la quale sono stati in serata unica per ciascun lavoro rappresentati testi di scrittori alle prime valutazioni ufficiali delle due giurie del pubblico e degli esperti del settore, che si sono trovate a confrontarsi con argomenti assai diversi tra di loro, ma tutti di pregnante attualità. Il primo testo trattava l’argomento della guerra, con ineludibile richiamo a quella imperante in codesto periodo tra Russia del rinato “Zar” Putin con l’aria tronfia di Ivan “Il Terribile” nel ‘500 che non ha voluto sentir parlare di tregua, come del resto Zeleskj, s’è creato dei nemici interni come i partigiani che hanno fatto dei prigionieri, l’Armata “Wagner” di Preghozin che si lamenta di non ricevere più munizioni per lo scontro di personalità ed ambizione tra i due, finendo per non voler ricevere nemmeno il Cardinale Zuppi. Ha fatto saltare la diga rischiando d’inquinare la centrale nucleare per impedire agli Ucraini di riprendere Bakhmut ed impossessarsi pure di Belghorod, temendo di perdere la Crimea di nuovo. Da questo drammatico conflitto Edoardo Larosa ha tratto spunto per uno sketch da “sit – com” immaginando che un tenente con due sergenti siano stati posti a controllare la sponda d’un fiume vicino ad un fiume e che ognuno dei due commilitoni cerchi soprattutto il proprio tornaconto, salvando la pelle a danno dell’altro, lui affermando d’avere una grave menomazione visiva e l’altro gente a casa che l’aspetta in trepida ansia. Da qui litigi, discussioni ed egoismi che costringono il sottufficiale ad usare prima la moderazione e la convinzione, poi ad imporsi ordinando ai due sottoposti di far saltare il ponte con una mina per bloccare i nemici. Di John, William e Charlie viene enucleata la profonda psicologia, anche se i loro contrasti sembrano diverbi frammentari senza un filo unitario fino alla decisione finale del comandante per vincere le loro paure che li stanno rendendo codardi, confusi e velleitari tanto che il titolo della pièce è “Scemi di guerra”. Protagonisti ne sono stati :F. Capponi, lo stesso autore E. Larosa, F. M. Macchiusi e S. Chiacchiararelli. La scena della postazione militare è stata creata da T. Tepatti. Nel secondo lavoro della “Kermesse” s’è invece addirittura scomodato il sommo grande poeta fiorentino iniziatore del volgare, il genio di nostro padre Dante, parodiando A. Messersi in tre essenziali atti sarcastici, ibridi ed alquanto modernizzati senza un’interna logicità organica e discorsiva tra le tre Cantiche il capolavoro della “Divina Commedia”. Nel mondo infernale vi sono due diavoli agli antipodi vestiti naturalmente di rosso : lei è ligia al dovere di controllare scrupolosamente le anime senza venir meno ad un linguaggio decente verso la suprema Divinità, mentre l’altro è indisciplinato e piuttosto libertino nel comportamento e nell’allocuzione sprezzante per cui viene costantemente ripreso dall’alto con il trillo del telefono; nel Purgatorio invece l penitenti tendono a staccarsi dalle cornici ed a salire in Paradiso più per un contratto, come fosse un ingaggio, che per la Fede verificata dall’Angelo e dal Signore al punto che la creatura celeste, vedendo un beato in Paradiso disteso sulla sdraio neghittosamente a prendere il sole ha un fremito d’indignazione e sostiene “ Meglio un dannato in più all’Inferno che uno ingiustamente in Paradiso” .Francamente questa rielaborazione spiritosa e senza un preciso intendimento, piuttosto scoordinata, di Alessio Messersi non c’è piaciuta. S’è scelta una libera riscrittura legata pure questa ai tempi nostri, con un imminente Giudizio Universale su cui influirebbero sofismi e cavilli giuridici, compiacenze e favoritismi, con una serie di pratiche burocratiche da soddisfare. Siamo in un mondo di compiti amministrativi con angeli visti come impiegati lassisti ed inetti, il Papa è condannato all’Inferno per eresia come Celestino V per “lo Gran Rifiuto” ed i santi lo sono per raccomandazione e non per merito, quale prevede oggi il ministero dell’Istruzione. Pure qui abbiamo osservato sulla scena, oltre al mediocre scrittore slegato e non convincente, M. Ascenzi, R. Catanese e G. Dedomenico. La spinosa questione del nucleare e del “Day After” è stata affrontata e sviscerata con visioni paradossali ed apocalittiche in “Tender Napalm” dove due genitori , immersi nel fango della catastrofe cosmica, già hanno perso la figlia e per tale motivo si danno la colpa, come la madre accusata recentemente per la piccola creatura annegata in piscina senza il dovuto controllo alla maniera della bimba lasciata in casa sola a pochi mesi dalla madre per andare a godersi il sesso con l’amante. Tra un’invettiva e l’altra vedono atterrare una navetta spaziale da dove surrettiziamente sbarcano alieni ed animali che mettono loro terrore con crudeli bagliori mentali, per cui capiscono che solo facendosi forza insieme e fronte comune potranno averla vinta, riconquistando la fiducia in se stessi al di là delle schizofreniche paranoie. Solo riscoprendosi legati dal sentimento potranno elaborare il lutto per la figlia e ne suo nome andare avanti in coppia, superando le divergenze e contrarietà nel nome del rigenerante reciproco perdono. Il bellissimo testo inglese era di Philip Ridley con l’adattamento e regia di Simona Desamo. La mancanza dei nomi dei due personaggi trasmetteva il senso della valenza sovratemporale e senza limiti spaziali con i due eccellenti attori che erano Federica Cinque ed Alessandro Mannini. La contesa teatrale tra giovani leve del mondo artistico se l’è tuttavia aggiudicata l’ultimo lavoro andato in scena e che ha chiuso in modo degno e commemorativo l’anno del centenario della nascita dello scrittore polemico, ribelle, anticonformista e dall’ambigua identità di genere, vissuto all’ombra della prediletta madre Susanna, del compianto fratello morto partigiano e del sincero affetto per l’attrice Lara Betti, mai comunque realizzatosi. Di lui, che descrisse “Roma città violenta”, “Ragazzi di Vita” e manifestò tutto la sua verve dissacratoria contro il sistema in “Scritti Corsari”, la scrittrice e regista Marta Bulgherini ha messo in luce le difficoltà e l’antipatie che suscita negli studenti degli ultimi anni delle Superiori che lo devono studiare nel Neorealismo contemporaneo, alla guisa di Moravia, Gadda e Pratolini, C. Levi e Silone, per prepararsi degnamente agli Esami di Stato, che inizieranno, tra una quindicina di giorni rimodulati rispetto all’eccezionalità degli anni trascorsi per la pandemia. Lo scoprono difficile, tosto ed esoterico, di non facile connotazione critica dopo il primo livello di denotazione comprensiva, per cui magari lo riprendono dopo con più serafica pace e senza l’assillo della verifica davanti alla Commissione, anche se per l’autrice alcuni postulati ed affermazioni restano incomprensibili. Ecco allora subentrare qui l’incarnazione vitale dell’onirico Pier Paolo, nato a Bologna e sepolto a Casarsa in Friuli dopo il tragico delitto dell’Idroscalo di Ostia per cui oggi sembra riavvalorarsi l’ipotesi del complotto rispetto al solo drammatico gesto del defunto Pino Pelosi che non desiderava essere seviziato. Egli nella figura di Nicolas Zappa s’affianca a Marta Bulgherini e le spiega i suoi criteri razionali, i propri credo e principi di riferimento, dicendole che ha riversato tutto ciò nel suo ultimo libro “Petrolio” rimasto incompiuto per l’efferato crimine subito e che in esso, pubblicato postumo, sono insiti il lui migliore e più a fondo il peggio di se stesso, “La bestia”, difettando la sintesi come nell’idealista romantico Heghel , non avendone avuto tempo. L’universitaria e sua appassionata cultrice di ritorno gli offre una birretta, che lui non gradisce molto essendo un po’ calda e non refrigerata, siamo ormai a giugno con un’estate che si preannuncia torrida e tropicale, speriamo senza i temporali pomeridiani; i due si salutano e si rientra nella realtà , con il mito di Pasolini lasciato alla pedagogia ed istruzione filologica, nonché alle mostre del Palazzo delle Esposizioni, della Galleria d’Arte Moderna della Capitale, del MAXXI e di Palazzo Barberini. Marta Bulgherini ha meritato ampiamente il Premio “ A.Corsini” per l’acribia Classica e Letteraria, insegnando a tanti giovani liceali ed universitari che per acquisire una vera cultura pure gli autori, i letterati e filosofi, teologi, più ardui vanno studiati e perciò bene ha fatto il Governo Meloni con il ministro Valditara, lo stesso che ha proposto gli psicologi nelle scuole in seguito al grave accoltellamento ad Abbiategrasso della collega da parte di un sedicenne che non voleva essere interrogato e che è stato arrestato dal Tribunale dei minorenni per “ schizofrenia paranoica”, senza che i genitori avessero in qualche modo provveduto a farlo curare psichiatricamente ,a congiungere alla dicitura di Ministero della Pubblica Istruzione quella del merito, per cui noi ci siamo sempre battuti ed a cui abbiamo fatto riferimento nei 41 anni di didattica prima della quiescenza per vecchiaia ineludibile. Perciò la Bulgherini ha messo tanti con le spalle al muro e davanti allo specchio a porsi la domanda cartesiana di scopo esistenziale :”Mi sto impegnando io o tiro a campare e che cosa voglio realizzare della mia vita?” Ad agosto finirà il reddito di cittadinanza, molti l’avranno decurtato a 350 Euro e sono disposti ad iscriversi e sottoporsi ad un corso di formazione per riqualificarsi in vista d’un lavoro? Hanno trovato un” Navigator” e lo Stato ha approntato questi centri addestrativi per l’impiego? Come si nota, parecchie domande aperte su cui la Bulgherini, partendo dall’acume fecondo e discutibile di Pasolini, ha avuto il pregio di farci riflettere, mentre gli altri spettacoli erano fini a se stessi senza una tenitura mentale a distanza di qualche giorno.

Giancarlo Lungarini

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