Fare i conti col passato, tappa ineludibile dell’esistenza, diventa nel romanzo “Il tempo delle radici” di Ester Palma, giornalista del “Corriere della Sera”, pretesto per una nuova avvincente storia che si aggiunge a “Il disertore” e “La notte alta”, i due capitoli precedenti della saga “Wunderbar”, per Le Trame di Circe, di cui il libro contiene un esaustivo riferimento nel prologo.
Un romanzo sentimentale, in cui si ritrovano i personaggi degli altri due, e altri se ne aggiungono per completare il quadro di una trama ricca di colpi di scena, sviluppi avvincenti, ed un sapore da favola moderna che lo rende adatto alla lettura estiva, anche sotto l’ombrellone.
La scrittura puntuale, analitica e dinamica, segue il ritmo incalzante degli eventi, per renderlo poi più lento e accomodante nella descrizione di sentimenti e stati d’animo o nello scorrere dei ricordi. Riconoscibile la capacità di fare cronaca della giornalista, così come la sensibilità della donna capace di penetrare i fatti, soprattutto quando si parla di radici, che contengono comunque, e per ciascuno di noi, tratti di sofferenza. Gli stessi che poi chiedono una definitiva soluzione.
Ritroviamo Robin, disertore tedesco nel Secondo Conflitto Mondiale, col suo passato di ombre e atrocità, e con quell’immutata bellezza che ne fa costantemente oggetto di attenzioni femminili, sfidandone la fedeltà verso Susanna, donna della sua vita. Trova nuovo riscontro la tematica dell’amore, quello vero capace di superare ogni ostacolo, ed emergono i fardelli dei legami familiari, con nuove sconvolgenti scoperte e quei fili spezzati che forse si possono sanare. Un tesoro da recuperare o almeno da trasformare in valore in cui credere.
Un motivo per leggere il libro? Tanti. Ma spicca su tutti la possibilità di riflettere sull’ esistenza e trarre dai fatti narrati – tutt’uno col periodo storico del Secondo Dopoguerra, ma attualissimi per l’animo umano – spunti di autoanalisi, e perché no, di autoassoluzione.