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“Il Malloppo” al 57° Festival di Verezzi. Bellissimo “Stanlio e Ollio”

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Savona. Sarà “Il Malloppo” di Joe Orton il terzo spettacolo in cartellone del 57° Festival teatrale di Borgio Verezzi, che andrà in scena in prima nazionale sabato 15 e domenica 16 luglio (inizio alle 21.30). Sotto la regia di Francesco Saponaro, traduzione di Edoardo Erba, sul palco di piazzetta Sant’Agostino ci saranno Gianfelice Imparato, Marina Massironi e Valerio Santoro (nella foto) accompagnati da Giuseppe Brunetti e Davide Cirri, sotto le scene di Luigi Ferrigno. Santoro è già stato a Verezzi nel 2006, nel cast de “Sul lago dorato”, e ha recitato con Imparato nel 2013 in “Uomo e galantuomo”. Nel fine settimana assisteremo a una dark comedy dai toni farseschi e dalla comicità dissacrante, per una critica spietata alla società inglese degli anni Sessanta. Humor sottile e corrosivo, quello di Orton, che al debutto del 1965, con la prima stesura del testo, non ebbe positiva accoglienza. Ma una nuova produzione, con altro cast e regia, divenne poco più di dodici mesi dopo il successo dell’anno.
La trama è incentrata su due ladri, che lavorano in un’impresa di pompe funebri, e che tentano il gran colpo in una banca; ma sono rapinatori inesperti e si troveranno costretti a nascondere la refurtiva nella bara della madre appena deceduta di uno dei due. Una commedia tutta da ridere, ma anche “un incubo freudiano”, come si troverà a esclamare uno dei protagonisti (info e prenotazioni: 019.610167, www.festivalverezzi.it).
Ma torniamo a “Stanlio & Ollio – Amici fino all’ultima risata”, in prima nazionale lo scorso 12 luglio (il debutto l’11). Un testo su cui hanno lavorato Sabrina Pellegrino e Claudio Insegno, il secondo anche regista e nei panni di Stan Laurel, mentre Federico Perrotta è stato Oliver Hardy, Valentina Olla e la stessa Pellegrino hanno impersonato quasi tutte le diverse mogli, Franco Mannella, Giacomo Rasetti e Federica De Riggi si sono prestati a una girandola di ruoli.
Uno spettacolo che può essere definito come un tributo al teatro, tanto è stato vorticoso, spumeggiante, entusiasmante, vivace… e soprattutto fresco. Una ventata di aria nuova si è impossessata di piazzetta Sant’Agostino regalando al pubblico un po’ di storia, un po’ di aneddoti e qualche ricostruzione di fantasia sulla coppia di comici tanto celebre e tanto amata dai bambini e non soltanto, in Italia conosciuti dapprima come “Cric e Croc” per desiderio di Mussolini. Così ora sappiamo delle iniziali ritrosie di Laurel ad accompagnarsi ad Hardy/Babe, e come l’amicizia sia col tempo diventata un legame profondo; il doloroso rimorso che si trascinava nell’animo di Hardy e il progetto (poi naufragato) di Laurel che a un certo punto aveva deciso di non sposarsi più. E veniamo a conoscere qualcosa sulle donne che si sono legate a loro.
Insegno e Perrotta sono favolosi nei balletti (coreografie di Fabrizio Angelini), nei dialoghi, nelle gag (tra tutte, lo scambio imperterrito dei cappelli e la battuta ‘rubata’) per un’ora e quarantacinque minuti. Inarrestabili. Tanti giudizi positivi che potrebbero far immaginare che la sottoscritta sia tuttora accanita consumatrice di loro film e di loro sketch. In realtà, viste e riviste le loro pellicole da bambina, ora nemmeno mi ci soffermo più. Quello che è stato bello è stato vedere come il cast sia riuscito a tradurre meravigliosamente sul palco un’idea, un proposito, partendo dalle origini, dall’idea che balenò nella mente del produttore Hal Roach, arrivando a ottenere un risultato tanto straordinario. E non esito a definire questo spettacolo come uno dei più belli tra quelli da me visti in tanti anni della Rassegna (non il più divertente, ma il meglio riuscito).
Ottime Valentina Olla e Sabrina Pellegrino, pur spesso in parti molto caricate, dolci negli sfoghi alle scene finali. Strepitosa la gag dell’ossessivo ripetere una frase di scena nel momento sbagliato, azzeccata l’aggressione verbale all’intervistatrice che mette in dubbio i ruoli di primo piano di una delle tante mogli. Agli applausi ci dicono (ma è un’altra gag anche questa) che l’inappuntabile Franco Mannella etc. partirà per un’altra tournée e sarà sostituito nel ruolo da Enrico Brignano. Soffermiamoci infine sui due giovani, Rasetti e De Riggi, impegnati a interpretare anche personaggi estemporanei. De Riggi è una macchietta di truccatrice che si impone già nelle prime battute, quando insegue sul palco un attore (Mannella) con le forbici per una spuntatina ai baffi; ma se è il caso è pure giornalista e si dedica al canto, fa la dura e non vuol rinunciare al cognome acquisito solo per alzare l’esborso della trattativa. Rasetti ha il suo esordio come presentatore e qua e là ferma lo scorrere del tempo per anticipare quanto succederà, si improvvisa barista, impersonerà Robin Hood in un film che mai vedrà la luce e suonerà la chitarra. Parti egregie svolte con così tanta bravura che ci auguriamo che la dea Fortuna si accorga di loro al Premio Fondazione De Mari per attori non protagonisti.
Finale tutto da ridere con la comparsa sul palco del cagnetto di Insegno. Disinvolto – ci mancava! – anch’esso, conquista il pubblico e scatena scherzosamente la rabbia di Perrotta, quale ultimo arrivato che si prende tutti gli applausi. Scene funzionali di Alessandro Chiti per usufruire di tanti corridoi per entrare ed uscire, una finestra per le rocambolesche cadute, qualche parallelepipedo come panca, un tavolino… ben poco altro per lasciare lo spazio all’evolvere degli avvenimenti, sotto le sapienti luci di Marco Laudando. Sapienti specie nel momento molto triste, con gli attori che sfumano nel buio, sulla morte che per primo agguanterà Hardy. Ad avvantaggiare il risultato nel suo complesso, i costumi di Graziella Pera, le musiche di Claudio Junior Bielli, il progetto audio di Marco De Angelis.
Se questo spettacolo arriva nel teatro della vostra città, non perdetevelo.

Laura Sergi

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