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“E ti vengo a cercare”: Andrea Scanzi porta in scena il suo (il nostro) Battiato

Data:

Festival delle Musiche, Foiano della Chiana (AR). Venerdì 21 luglio 2023

Partiamo da una doverosa premessa: Franco Battiato è stato uno dei più grandi cantautori italiani, e merita perciò di essere ricordato – per chi c’era -, e di essere raccontato – per chi non c’era (o non sa). A tenere viva la memoria del musicista siciliano, scomparso nel 2021, sta provvedendo egregiamente la cantante Alice – l’alter ego femminile di Battiato – con il tour “Alice canta Battiato”; ma non è meno meritoria l’opera di divulgazione compiuta dal giornalista e scrittore Andrea Scanzi, esperto di musica e vero estimatore di Battiato.

Con “E ti vengo a cercare. Voli imprevedibili ed ascese velocissime” – progetto che porta lo stesso titolo del libro pubblicato lo scorso anno dall’autore aretino – Scanzi ripercorre le tappe salienti della ricca e lunghissima carriera di Battiato adottando uno stile narrativo scorrevole e brillante, semplice e coinvolgente, adatto sia ai fan della prima ora che ai profani. Il racconto, che non patisce cali di ritmo e mantiene costantemente viva l’attenzione degli spettatori, è arricchito dagli interventi del musicista e cantante Gianluca Di Febo, che riesce nella difficile impresa di cimentarsi degnamente col repertorio di Battiato (canzoni del calibro di Aria di rivoluzione, Prospettiva Nevski, Summer on a Solitary Beach e, naturalmente, E ti vengo a cercare), trattandolo con rispetto e devozione, occasionalmente affiancato al canto dallo stesso Scanzi, come per i due “bis” della serata, L’animale e Centro di gravità permanente. Non mancano filmati originali di repertorio, come il videoclip di Shock in My Town (1998), proposto in apertura di spettacolo in quanto canzone emblema dell’audacia creativa di Battiato, sempre pronto a rinnovarsi e stupire, o l’estratto del toccante omaggio live a De André in cui si vede un Battiato che, vinto dalla commozione, è costretto a rinunciare a cantare l’ultima parte di Amore che vieni amore che vai.

In due ore circa di spettacolo c’è tutto il Battiato che conta: i primi, incerti passi musicali nella Milano degli anni Sessanta, grazie all’incontro del destino con Giorgio Gaber; il decennio sperimentale dei Settanta, con la trilogia progressiva (gli album Fetus, Pollution e Sulle corde di Aries), il pionieristico utilizzo del sintetizzatore VCS3 e i dischi di avanguardia (Clic, L’Egitto prima delle sabbie, Juke Box…); la svolta pop de L’era del cinghiale bianco alla fine del decennio e il botto con La voce del padrone nel 1981; le lunghe collaborazioni con il violinista Giusto Pio e col filosofo Sgalambro; il primo disco dal vivo, Giubbe Rosse, e lo storico concerto a Baghdad; la produzione colta (Gilgamesh, Messa arcaica); gli anni Novanta, con il picco de La cura e il nuovo sperimentalismo de L’imboscata; l’incontro con la pittura e con il cinema; l’ultimo Battiato, quello della trilogia di Fleurs, che lo vede interprete di canzoni altrui; la malattia e la morte.

Con palpabile emozione e trasporto, Scanzi – di gran lunga preferibile nella veste di critico e narratore musicale piuttosto che in quella di opinionista televisivo – ci restituisce un Franco Battiato “vivo”, reale e concreto in tutta la sua interezza e complessità, riuscendo a penetrare l’essenza dell’uomo e dell’artista nei suoi due aspetti fondamentali: il constante, quasi disperato anelito alla dimensione “verticale” dell’esistenza, che è quella della trascendenza e della spiritualità, contrapposta alla dimensione “orizzontale”, che è quella della materialità e della quotidianità; il bisogno artistico, altrettanto incessante, di rinnovarsi continuamente, di non ripetersi, di rigenerarsi spingendosi “oltre”. Cambiare per non smarrirsi, proteggendo il proprio “centro di gravità”.

Ma c’è dell’altro. Avvalendosi di acute riflessioni e puntigliose esegesi dei testi, Scanzi mostra e dimostra il magnifico e colossale inganno perpetrato da Battiato ai “danni” del pubblico, la sua personale versione della Rock ‘n Roll Swindle di “Sexpistoliana” memoria: camuffare la sua arte colta e “alta” facendola passare per “bassa” e nazional-popolare, riuscendo così a vendere senza svendersi. Chi altri poteva pensare di abbinare orecchiabilità e appeal radiofonico a testi che trasudano filosofia e misticismo (in particolare quello dell’amato Georges Gurdjieff)? Una sfida, visti i risultati ottenuti a partire dal milione di copie vendute con La voce del padrone in poi, vinta senza discussioni. In questo (ma non solo in questo), Battiato è stato unico.

Francesco Vignaroli

Si ringrazia Officine Della Cultura

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