“La Caduta”, il nuovo romanzo di Stefano Guglielmo

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Stefano Guglielmo ha presentato il suo terzo libro, “La Caduta”, un romanzo avvincente e adrenalinico che vede il protagonista alle prese con drammi interiori e pericoli reali.

Un protagonista ignoto e ignavo, che si ritrova “per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”. Con l’unica consapevolezza di ciò che non ha vissuto.

Un libro dalle tinte noir che tiene il lettore con il fiato sospeso, in un susseguirsi di eventi che appunto, è il caso di dirlo, precipitano.

L’epilogo è già scritto nel titolo, eppure più la lettura prosegue e più si spera che il protagonista possa salvarsi.

“La Caduta”: Caduta non di stile, ma sullo Stile, in questo caso il Dolce Stil Novo. Come è venuta l’idea di ispirarsi alla “Divina Commedia” di Dante per questo romanzo?

 Mentre leggevo l’Inferno, mi sono reso conto che Dante mi stava portando in un’avventura fantastica. Alcuni versi mi hanno fatto venire la pelle d’oca. Avevo già in mente di raccontare la storia di un uomo che si getta da un palazzo, ho pensato che ogni piano potesse diventare un girone infernale. Ed ecco “La Caduta”.

Come un moderno Dante urbano, il tuo protagonista si ritrova negli abissi infernali della società umana, invischiato in affari e luoghi illeciti. Anziché ascendere però, compie il percorso contrario.

Una retta via che invece di portare verso la redenzione, lo porta inesorabilmente verso la fine.

Qual è il messaggio di questo romanzo?

Il tema centrale è la pericolosità dell’apatia e dell’inattività che la società ci porta a creare. Quando ci facciamo guidare dagli eventi senza prendere una decisione coraggiosa (anche controcorrente) rischiamo di trovarci in situazioni sempre peggiori e fare cose terribili.

Dante, prima di poter risalire, ha dovuto incontrare il Diavolo.

Il fil rouge dei tuoi libri sembra essere il tema del viaggio, che sia figurato e interiore, come in “Tabula Rasa” e “La Caduta”, o spazio-temporale come in “La Divisione Aggiustatempi”.

Il viaggio è però anche parte integrante della tua vita, essendo un capo treno in giro per il Centro Italia.

Come riesci a conciliare le due parti, quella creativa di scrittore e quella invece più pratica di capo treno?

Mi piace osservare le persone, i loro gesti e comportamenti. Spesso mi appunto ciò che mi viene in mente per non scordarlo.

Quando sono a casa, appena ho un momento, scrivo. Cerco di farlo tutti i giorni anche se ovviamente non è possibile.

“I figli sono tutti uguali”, o tra i tuoi libri c’è uno al quale sei più affezionato?

 Ogni scrittore è innamorato del romanzo che sta scrivendo in quel momento. Poi l’amore passa. Quando pubblichi un testo, non è più tuo ma del pubblico che se ne appropria.

Quindi non riesco a dire se ne ho uno preferito.

Eleonora Chiavini

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