Poker. La spinta compulsiva per il gioco d’azzardo

Data:

Al Teatro Parioli di Roma, fino al 5 novembre 2017

Con un interessante spettacolo sulla realtà sociale di ritrovarsi tra amici a fine settimana per cenare in casa di qualcuno di questi, specie se ci sono trasmissioni sportive come gli anticipi di calcio od al ristorante, oppure per giocare a carte per migliorare la propria condizione economica, coltivando sogni ed illusioni di concedersi beni immobili o viaggi e vacanze che altrimenti sarebbe come voler compiere il passo più lungo della gamba. Ispirandosi a codeste riflessioni, il drammaturgo inglese Patrick Marber compose la sua prima ossimorica commedia agrodolce “poker” in cui condannava censurandola la mania di tanti giovani di ricorrere al gioco delle carte con le puntate in denaro,cedendo al vizio divenuto oggi sofisticato con i casino e le slot machine,senza pensare che il facile guadagno spesso si tramutava in debiti e ludopatie, che li faceva cadere vittime di strozzini ed usurai spietati. Questa è la tematica importante di Poker, che viene incentrato a Londra nel ristorante di Stephen (Stiven) che ha un figlio scapestrato e disoccupato, inconcludente, vede raramente la madre(perché i genitori sono divorziati) ed è dedito a sperperare il denaro avuto in prestito,nonostante gli studi.In particolare karl è nelle mani di Asher a cui deve improrogabilmente 4000 sterline, scaduta la dilazione. Perciò l’invita a partecipare alla partita a carte della domenica sera tra il padre incallito biscazziere, i due camerieri: Frank e ”Pollo”, il cuoco Sweeney che vogliono arrotondare i loro introiti. Seguono nello scantinato litigi furibondi, alterchi,pianti da scoramento per le perdite bluff, di cui il padre ed Asher si rivelano autentici campioni, costringendo i disperati a ritirarsi,mentre “Pollo” vorrebbe persistere per non rinunciare al piano di mettersi per conto suo trasformando in un bistrot un bagno pubblico. La sua caparbietà da buoni propositi, nonostante sia sul lastrico,scuote il cuore indurito di Stephen, che facendogli capire che potrebbe distruggerlo e rubare il progetto economico rendendolo suo; gli fa capire che dovrebbe ritirarsi dal gioco.Inoltre Stephen ha intuito che Asher non è il menzionato docente d’economia o cultura generale accreditato,durante i due anni di scuola di Karl, non era tra i professori conosciuti, per cui vorrebbe resistere al ricatto d’affidare al lancio d’una monetina la resa dei conti, tuttavia il vincolo di sangue e la responsabilità paterna prevale logicamente,malgrado il figlio degenere ed imbarazzato lo rimproveri. Naturalmente Asher è solo la pedina di un ingranaggio malavitoso più grande di lui e l’autore P. Marber vuole ammonirci che il valore e la virtù di una persona non si basa sul denaro, ma bensì sulla sua personalità e capacità realizzativa come quella dell’autore di questa piece.Merito anche della compagnia Gank,che si ricollega al “trend” drammaturgico albionico al Belli e d’aver scelto un lavoro didascalico realizzato con sinergica efficacia empatica che ha il suo apice nello scontro dialettico tra Montanari (KARL) ed A. Zavatteri (STEPHEN IL PADRE), che pure è il regista psicologico del testo che s’avvale delle scene e costumi di Laura Benzi. Più dell’inclinazione negativa potè l’amore! Quanti padri si rovinano per i figli. contrariamente al mito greco! La commedia è fino al 5/11 al teatro Parioli.

Susanna Donatelli

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