Il ricco cartellone 2023/2024 del Teatro Martinitt di Milano, è allietato dalla La Clinica del Buonumore: una serie di commedie brevi, ricche di umorismo, divertimento, riflessioni.
Il titolo dello spettacolo (La madre del marito di mio figlio, in scena dal 19 al 22 ottobre) cui abbiamo assistito illumina già chiaramente la anticonvenzionalità della situazione raccontata sul palcoscenico. Due mature donne milanesi, Luisa e Alba, si incontrano, senza mai essersi conosciute prima, per organizzare la festa di matrimonio dei loro figli.
Si tratta di un evento non convenzionale, che ha una propria moderna originalità, dal momento che è una unione civile tra persone gay.
Le due donne sono molto diverse per educazione, stile di vita e carattere e manifestano apertamente le loro reciproche insofferenze.
Luisa (Marisa Militello) è una insegnante pragmatica, sarcastica e disillusa, al centro delle infinite lamentele di colleghi, genitori degli alunni, superiori, che affronta le fatiche della vita con il prezioso aiuto degli psicofarmaci.
Appare all’altra seriosa e giudicante (“Una rottweiler: sarai mica della vergine?”).
Alba (Elisabetta Torrasco) è invece una ricca signora senza apparenti problemi, molto incline alle stravaganze, nel vestire e nella professione, che trova invece piacere e conforto nell’alcol. Luisa la trova insopportabile, sin dal ritardo al primo appuntamento. “Non hai niente a cui pensare. Non come me: lavoro, io!”.
La scena è estremamente essenziale: due sedie e il tavolo, teatro di scontri prima e confidenze poi. Tre paraventi accolgono in silhouette i cambi di abito.
Gli aspri scontri caratteriali iniziali lasciano poi spazio alle confidenze, al disvelarsi delle proprie zone d’ombra, delle debolezze e delle sofferenze di cui sono costellate tutte le esistenze.
La separazione dal marito di Luisa, la pioggia di critiche in ambito lavorativo, le aggressioni omofobe all’altro figlio, lui pure omosessuale.
Alba invece rivela gli impensabili maltrattamenti dei nipoti, ad imitazione dei super-eroi e la vergogna di essere ricca.
L’avvicinamento finale scaturisce dalla constatazione del comune soffrire e del fatto che la condivisione anche tra persone diverse è la consolazione possibile per meglio trasformare i propri fardelli esistenziali.
Sala piena, divertita e plaudente.
Guido Buttarelli
