L’ingiusta fine della relazione tra Leo ed Irene in “Il caso Kaufmann” con F. Branciaroli

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Non si conosce mai  tutto d’una persona ed infatti fino a qualche tempo fa eravamo  edotti del fatto che il portavoce e capo dell’Ufficio Stampa del Quirinale, nel corso del doppio mandato del presidente Sergio Mattarella apprezzatissimo dagli Italiani e con il maggior indice di gradimento tra i politici nostrani, il collega Giovani Grasso  è un ottimo e misurato, riservato e  sobrio con gentili modi di comportamento, responsabile della comunicazione presidenziale, ma non gli attribuivamo le doti che invece abbiamo appreso un paio di mesi indietro nella trasmissione della criticata Lilli Gruber per i suoi orecchini, ritenuti pubblicitari d’una nota fabbrica di gioielli e preziosi, della sera dal lunedì al venerdì sull’emittente privata dell’editore Cairo, pure presidente del Torino, ovvero “Otto e mezzo”. Dunque nel presentare la sua ultima fatica compositiva “Il Caso Kaufmann” Grasso rivelò profonda capacità di romanziere con un eccellente linguaggio espositivo, ricchezza di valori e sentimenti, che ce lo fecero collocare tra i migliori scrittori del momento, ripromettendoci di leggere il suo testo appena possibile. Siamo  stati preceduti come obiettivo e finalità divulgative dal regista Piero Maccarinelli che ha deciso di farne un adattamento teatrale e proporlo al teatro Parioli , che ha deliberato di metterlo in scena per i suoi abbonati ed il grande pubblico come primo lavoro inaugurale della stagione. Non ha sbagliato e c’ha regalato una completa conoscenza dell’ampia gamma di sentimenti e nozioni storiche  dell’autore che ha opposto una “Love story” alla spregevole dittatura nazista negazionista dei diritti civili e giuridici, gettando la maschera dopo l’ascesa al potere nel 1933 con libere elezioni e l’appoggio dei  liberali come sta avvenendo ora in Polonia con il Governo di Tusk fedele all’Europa. Si tratta d’una storia vera, anche se il nome del protagonista da Leo Katzenberger è stato mutato Kaufmann, ambientata nella Monaco di Baviera del 1941 dove nel carcere di Stadelheim  l’ebreo con quel nome è rinchiuso in una cella di massima sicurezza con l’infamante e spregevole accusa non provata, contro tutti i diritti e le garanzie legali democratiche d’un imputato, d’aver contaminato la razza ariana con il suo rapporto con la giovane ventenne Irene Seidel, affidatagli dal padre  Kurt suo amico nel  1933, perché lui ex  capo della comunità ebraica di Norimberga la proteggesse e guidasse come “tutor” durante i suoi studi  fotografici. Ne era sorta una forte passione amorosa, che aveva dato adito a sospetti nonostante la forte differenza d‘età, cosicché il presidente del Tribunale speciale di Norimberga l’aveva condannato alla pena capitale arbitrariamente in nome della violazione delle Leggi dell’Onore e della purezza del Sangue previste nel 1935 dalle sanzioni di Norimberga. Come sappiamo tutto questo? Dalla bellissima disquisizione e rievocazione in “flash – back” che Kaufmann tiene al frate cappuccino padre Hofer cappellano della prigione, che aveva chiesto alla guardia penitenziaria di fargli incontrare. Questo religioso, seraficamente interpretato da un perfetto Graziano Piazza assai pio e di conforto nel suo ruolo di ascoltatore devoto e comprensivo, è l’unica persona di cui Leo si fidi, anche se non vuole convertirsi, bensì far arrivare alla sedotta Irene l’ultimo messaggio d’amore sincero e profondo pur se l’ha sempre desiderata, ma è rimasto casto senza possederla per farle da padre putativo e consigliarla benevolmente su quali linee esistenziali seguire. Superlativo e duttile, saggio e dall’esatta inflessione tonale e di postura è stato il grande attore Fanco Branciaroli, che ha confermato un a volta di più tutta la sua classe e fatto capire come tra amanti ci possa essere una notevole differenza d’età quando lui non è il solito maschio latino tutto teso alla conquista sessuale, ma con i modi dolci e delicati, la morbidezza del contatto e la pacatezza della voce sa farsi valere ed amare; basti ricordare la buon’anima di Silvio Berlusconi con la sua tenerezza verso Marta Fascina che ancora non s’è ripresa dal lutto e non è tornata in Parlamento quale deputata di Marsala, ove sbarcò Garibaldi con i Mille nel 1861, per Forza Italia,  ora guidata da Tajani che è il ministro con più consensi popolari. Irene sentì subito una forte pulsione emotiva, attrazione fica per lui, tanto da respingere i suoi pretendenti e poi sposare Paul, che sarebbe morto al fronte nella seconda guerra mondiale, per avere la copertura legale ed amare liberamente Leo di cui era sentimentalmente pazza. Ciò aveva spinto Kaufmann, ossia il reale Katzenberger che Grasso avrebbe potuto lasciare senza usare lo pseudonimo ,essendosi la Germania depurata dal morbo nazista nonostante qualche odioso rigurgito di vile revanscismo denunciato dallo scrittore con la grossa svastica rossa sullo sfondo del palcoscenico e la fascia d’identico colore al braccio dei giudici, a proposito dei quali c’è da osservare che il primo inquisitore aveva prosciolto gli amanti, a licenziare la cameriera Eva, che aveva da molti anni, dato che ormai a lui avrebbe provveduto Irene. Codesta decisione  aveva provocato l’ira e la vendetta di Eva, che insieme ad altre pettegole amiche, aveva denunciato Leo ed Irene accusandoli  di rapporti sessuali non consentiti e con cui lui avrebbe causato “L’inquinamento razziale”. Naturalmente erano platoniche ed imperdonabili calunnie, diffamazioni belle e buone, come quelle che adesso hanno colpito “gola profonda” Fabrizio Corona denunciato per tali reati indagati dalla Procura di Torino da qualche giocatore, come Casale, El Sharawi e Barella, da lui tirati in ballo per il” calcio scommesse” che ha costretto Fagioli e Tonali a patteggiare, mentre Zaniolo che è dell’Aston Villa di Birmingham continua a proclamarsi innocente. La figura splendida e meravigliosa nella sua bionda fascinazione nel fior dell’età è incarnata da Viola Graziosi, meravigliosa rivelazione delle nuove leve recitanti quale figlia d’arte sublime nella sua funzione scenica, che non ammette alcun amplesso e coito con Leo per cui sarà arbitrariamente condannata a 4 anni di lavori forzati. Il Tribunale di Norimberga non le crederà abusivamente, senza riscontri accertati, per cui la punirà con la pena citata, mentre il frate consolerà l’ultime ore di Leo che dichiarerà d’essere ebreo, aver vissuto come tale e voler morire appartenendo alla religione di Abramo ed Isacco, fratellastro di quell’Ismaele ,in nome dei quali ci si sta uccidendo con il terrorismo verso gli insediamenti coloniali d’Israele e la negazione dei diritti dei palestinesi di Gaza, che non vanno messi sullo stesso livello di Hamas e per i quali si sta tentando di provvedere con gli aiuti saltuari dal valico di Rafa. Dio è Amore e nel Suo credo non è permesso ammazzare il fratello : “ Nessuno tocchi Caino”.  L’unica via d’uscita è la soluzione dei due Stati, come ha rammentato il Segretario dell’ONU Gutierres, la cui affermazione è stata opportunisticamente respinta dall’ambasciatore israeliano. Non tutti a Gerusalemme e Tel Aviv per fortuna sono d’accordo con Nethaniau ed il Gabinetto di coalizione alla fine dello scontro bellico si sfascerà. Il processo si rivelerà una vera falsità, un obbrobrio contro il Diritto positivo penale dopo quello naturale dell’olandese Grozio ed il presidente del Tribunale di Norimberga Rothenberger manifesterà tutto il suo spietato odio e fanatismo antisemita e gratuito, preconcetto e pretestuoso, successivamente all’obiettivo proscioglimento da parte del giudice istruttore per mancanza d’indizi. Saranno usati i prezzolati testimoni bugiardi ed avidi di rivincita giuridica, vile rivalsa per perfido rancore covato verso i due puri ed innocenti spasimanti illibati, tanto che Irene rimpiangerà di fronte a sì enorme malvagità di non aver veramente sentito dentro di sé Leo ed essergli appartenuta totalmente come unica carne. Per quanto didascalicamente espresso e connotato ci sembrano giusti i premi assegnati all’opera di Giovanni Grasso presente in sala e salito alla fine in palcoscenico per ricevere i meritati applausi insieme al regista Maccarinelli, che ha scavato a tutto tondo nella dannosa epoca storica, cui seguì prima l’avvento della democrazia in Germania, come annota l’ipocrita e qualunquista Eva in conclusione,  poi l’adesione alla UE con Adenauer, nonostante si sia dovuto attendere il 1989 per vederla riunificata con la caduta del muro  e che ora stia attraversando un periodo di crisi economica, non essendo più la “locomotiva trainante” lo sviluppo capitalistico del vecchio continente. Il successo teatrale rappresentato al Parioli di via Borsi sottolinea la bontà dei premi riconosciuti al romanzo :il Cortina d’Ampezzo per la narrativa italiana ed il Capalbio per il romanzo storico; non poteva essere diversamente considerato il contesto socio – civile e temporale dell’inquadramento dell’amorosa vicenda platonica. Altri interpreti del “ plot” sono sinergicamente :F. Penone, P. Fasolo, A. Albertin ed A. Borella . Le scene del carcere di Stadelheim, paragonabile ad un intimo parlatorio non potendosi parlare di confessionale data la religione di Kaufmann, nonché la casa del medesimo medio – borghese sono state create da Domenico Franchi e le musiche sono di Antonio di Pofi, con le luci più p meno soffuse di Cesare Angoni in sintonia con i passi rievocativi ed la detenzione finale di Leo. Complimenti ancora ad un altro scoperto autore di sicuro talento!

Giancarlo Lungarini

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