Non poteva che essere il Teatro degli Arcimboldi ad ospitare un kolossal come La Divina Commedia Opera Musical. Portare sul palco il capolavoro dantesco, con la sua complessità, è stata un’impresa davvero titanica, e soprattutto coraggiosa. Dopo il tour del 2022-2022, lo spettacolo, dopo alcune date a Senigallia in gennaio, arriva nuovamente sul palcoscenico più grande d’Italia, il secondo d’Europa, il TAM.
Il più complesso racconto dell’animo umano, della sua miseria e della sua potenza, tra vizi, peccati e virtù che non conoscono l’usura del tempo, prende la forma dello spettacolo di voci, danze e tecnologia in un allestimento davvero avveniristico. La trama è invariata, ovviamente sono stati scelti solo alcuni personaggi, senza dubbio i più significativi. La regia è discreta, lenta in alcuni punti, specialmente all’inizio: decisamente non da musical theatre ma più da opera lirica: questa è una caratteristica di tutti i lavori italiani di questo tipo, definiti in modo non proprio corretto musicals ma in realtà sono opere pop. Il musical, quello vero, quello americano, è completamente un’altra cosa; d’altronde si sa, l’Italia è la patria dell’opera lirica, questa sappiamo fare.
La regia è di Andrea Ortis, che con Gianmario Pagano ha curato anche i testi, le musiche di Marco Frisina. Lo stesso regista interpreta Virigilio, un vero maestro di vita per noi spettatori e per Dante, che lo guida fin dove può e lo protegge come un padre: confortante, dolce, dà sicurezza ed emana positività, seppur in un ambiente decisamente impegnativo come l’Inferno. Un bravo, come sempre, Antonello Angiolillo è Dante, insieme uomo e poeta, innamorato e curioso, pronto ad affrontare il suo viaggio. L’artista abruzzese ci ha abituato a tutto: dal teatro al musical (su tutti, Priscilla La Regina Del Deserto), dalla fiction al cinema, alla televisione. Stavolta regala a Dante la sua voce, la sua esperienza e la sua anima: leggermente sottotono rispetto al suo solito, ma sempre grande.
Nel viaggio in cui Dante ci porta con sé, siamo guidati dalla Beatrice di Myram Somma. Quasi sempre velata, ne udiamo la voce, ma non ne vediamo il volto; rigorosamente in bianco, appare e scompare, va e viene fino a svelarsi alla fine, come è giusto che sia. Il cast è composto da solamente altri cinque interpreti, che danno vita anche ad almeno due personaggi. Ci apre le porte dell’Infermo Caronte (Gipeto), per incontrare poi Francesca, un’intensa Valentina Gullace: tenendo conto della difficoltà dei brani che canta, è forte, volitiva, presente, amaramente sofferente. Sara poi Matelda nel Purgatorio, qui in veste Primavera del Botticelli, simbolo della condizione umana prima del peccato originale. Antonio Sorrentino inizia con Pier delle Vigne, uomo di cultura, notaio e diplomatico sotto Federico II; caduto in disgrazia, arrestato con l’accusa di tradimento, si toglierà la vita, e come tale, viene posto da Dante nella Selva dei Suicidi, condannato ad essere un ramo secco per l’eternità. Sarà poi Arnaut Daniel, il trovatore occitano del Purgatorio. Bella voce, potente e convincente soprattutto come Pier delle Vigne. Leonardo Di Minno inizia invece con Ulisse, l’eroe greco posto fra i Fraudolenti, per proseguire con Catone, il custode del Purgatorio, e Guido Guinizzelli: molto intenso in tutti i personaggi, Ulisse quello che gli riesce meglio, bellissima voce ed uno sguardo alla Jason Momoa che arriva fino all’ultima fila della platea. A Gipeto spetta, dopo Caronte, il Conte Ugolino, celebre inquietante personaggio che Dante pone fra i Traditori della Patria nell’Inferno, imprigionato e poi lasciato morire di fame insieme ai suoi figli, è condannato a restare imprigionato nel ghiaccio. Infine, San Bernardo nel Paradiso, nell’Empireo, quasi alla fine, autore della celeberrima preghiera a Maria, Vergine Madre, Figlia del Tuo Figlio. Un solo personaggio per Sofia Caselli, una dolcissima Pia dei Tolomei, uccisa dal marito che la gettò già da un balcone del loro castello, infatti è fra i Morti Per Forza. La sua supplica a Dante di non dimenticarla, di ricordarsi di lei, di raccontare di lei, è uno dei momento più toccanti dello spettacolo. La voce registrata di Giancarlo Giannini che interpreta alcuni passi dell’opera è qualcosa di incredibilmente emozionante, un secondo Virgilio che guida gli interpreti fino alla fine.
Le belle coreografie sono di Massimiliano Volpini, ex scaligero ormai dedito da anni alla coreografia: dodici danzatori animano l’opera, quasi sempre di sfondo alla canzone del momento, raramente in primo piano; anche qui, come si usa nelle opere liriche, non nei musicals. I danzatori, alcuni anche acrobati, portano a casa un buon risultato, soprattutto le ragazze, belle e tecniche.
Le scenografie fisiche sono molto ridotte, in quanto quasi tutto è fatto di proiezioni. Tanta, a volte troppa, tecnologia distrae dalla bravura degli interpreti ed il telo che rimane quasi sempre, per permettere appunto le proiezioni, altera la visione di quanto avviene dietro di esso: non siamo al cinema, ma a volte sembra proprio di sì. Bellissimi i costumi, molti e molto diversi fra loro.
Un mondo che nasce da un libro, un libro che è scritto… Parte da qui questa grande avventura, proprio da… Un libro, o il libro o i libri o come si voglia, la più grande opera d’ingegno letterario di tutti i tempi. Ed è dalla sua lettura che si scopre come tutto sia possibile, e lo è, sempre, quando, leggi… La lettura apre un mondo libero, uno spazio non spazio in un luogo non luogo, dove, al lettore, tutto è concesso… Immaginare, costruire, smontare, fermarsi e colorare… Quello della lettura è un non tempo, una sospensione creativa fertile, alla quale ognuno, può, se vuole… Partecipare. E non v’è timore, in uno spazio libero, di immaginare il proprio Dante, che scrive e cancella, pensa e si attarda, sbaglia, si blocca e… Riparte come un fiume in piena… Non v’è paura nel riferire i suoi pensieri, le speranze raccolte, le disillusioni feroci… La condizione di quest’uomo e del suo genio è la condizione stessa del suo limite, della sua profonda umanità; ed in teatro, il teatro lo rende “presente”, solo tempo possibile a teatro, unica scelta ammessa, per questo vero, tangibile, credibile, all’interno di una storia che nel suo sviluppo, inizia (Inferno), si evolve (Purgatorio) e si compie (Paradiso) consegnando a tutti una Divina Commedia intatta e completa, dice Andrea Ortis. Niente di più vero: con pochi interpreti ma di altissimo livello che sembrano molti di più, un lavoro immane, un omaggio bellissimo al Sommo Poeta. Da vedere assolutamente.
Chiara Pedretti
Teatro Arcimboldi
Viale dell’Innovazione 20 – Milano
Fino al 4 Febbraio 2022
Biglietti da EUR 21,00 a EUR 69,00
www.teatroarcimboldi.it