Cause e strategie omicide di mariti stressati nella commedia “Come ammazzare la moglie””

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Uno dei fenomeni sociali sicuramente più gravi ed irritanti del presente momento storico è non solo le manganellate della polizia a Pisa e Firenze contro giovani studenti che manifestavano inermi per la Palestina con numerosi contusi e le pesanti parole del presidente Mattarella contro questi duri e brutali sistemi repressivi della Polizia definiti antieducativi, che ricordano quelli di Genova per il G8 in cui morì Carlo Giuliani, ma i  femminicidi  che proseguono imperterriti  nonostante le scarpette rosse sulla Piazza della Rotonda al Pantheon ed i palloncini bianchi al cielo in occasione dei funerali delle povere vittime innocenti. Proprio stasera mentre scriviamo se n’è registrato un altro con un marito che, come nulla fosse, senza  la considerazione della sacralità della vita ha ucciso la consorte in Piazza a Lucca  a coltellate e s’è poi costituito ai Carabinieri. Quali sono i principali motivi per non cessare questa orrenda catena di delitti tra due persone, che pure s’erano amate e scelte? Nella maggior parte dei casi si tratta di relazioni che si rompono, s’esauriscono e non resistono all’usura del tempo od alla tentazione dei sensi e del cuore, per cui bastano occhiate furtive su amanti più giovani, che poi assurgono a veri tradimenti senza tanti scrupoli, capacità di tener testa alla prova, che si scatena la gelosia, talora pure indebita e non motivata ,così da provocare quelli che una volta si chiamavano “delitti d’onore” ed oggi invece rappresentano finalmente efferati crimini contro la persona. Se non si pongono su un piano sentimentale, le ragioni vanno ricercate in un progressiva e  lenta a smascherarsi incompatibilità caratteriale e di convivenza suscitata da modi di operare, comportarsi, pensare e vestire di uno dei due che l’altro non può più accettare in quanto gli scatenano lo stress e questo a poco a poco lo fa uscire di senno così da giungere ad atti inconsulti di pura follia ed irrazionalità. Su questi paradossali e grotteschi ,surreali, episodi sanguinari per identificarne comicamente la nascita e la processuale evoluzione che, alla guisa d’una parabola che tocca il suo vertice, finisce per distruggere tutto d’una primaria cellula domestica che sembrava felice apparentemente, malgrado qualche segnale di turbamento e dissidio interno si potesse già cogliere, si soffermò negli anni sessanta il particolare ed acuto osservatorio dello scrittore Antonio  Amurri che, partendo dai fatti di cronaca letti sui giornali o documentati  dagli schermi televisivi e “ mass media” , compose un genuino ed assai articolato pamphlet comico, irriverente ed arguto , effervescente e salace, tale da realizzare un vero catalogo e campionario di quanto accade in eclatanti circostanze nelle pareti domestiche. Adesso il suo manoscritto è stato preso in esame dal regista Filippo D’Alessio che, supportato per la scenografia dell’interno borghese d’una magione di sposi da tempo legati insieme dall’assetto del salotto disegnato da  Tiziano Fario, ha pensato a due coppie : una costituita dallo psicoterapeuta che affronta dal tavolino del suo studio di lato al palcoscenico con l’aiuto della sua fidanzata l’illustrazione delle varie tipicità delle situazioni che minano la serafica pace dei coniugi e li portano  poi a non comprendersi più e litigare finendo con il tragicamente scoppiare, mentre  al centro ci  sono i due attori che stupendamente esemplificano i drammi “intra moenia”  indagati. Ecco pertanto una lunga serie di viscerali difetti, egoismi, paranoie e schizofrenie, vizi ed esasperazioni, isterie, che sono mostrate con frenetico sarcasmo e sbrigliato umorismo agli spettatori in sala, che hanno l’opportunità di specchiarvisi e riscontrare con un’analitica autocoscienza quanto  stanno magari sperimentando nella loro famiglia, per poter  esprimere la volontà di non precipitare nel baratro, ma purificarsi e rimuovere le divergenze ed i contrasti con una rinnovata catarsi e donazione sentimentale e spirituale reciproca. La sarcastica censura di Amurri perviene nei panni di Bruno Governale, assistito dalla fidanzata nel ruolo sporadico di centralinista, ben reso con degna modestia conscia della sua parte da Alessandra Cavallari, a consigliare rapide eliminazioni, in questi casi che potrebbero spingere ad una battaglia all’ultimo colpo tra i due sposi, per la pace di almeno uno dei due, pur se la psiche resterà per sempre segnata dal trauma  se non v’è stata premeditazione nella  soppressione d del convivente, bensì  un’incontrollata crisi neurologica del momento per cui il soggetto non era “compos  sui” e la colpa dunque inesistente od attenuata. Marco Cavallaro e Maddalena Rizzi sono superlativi nell’esternare i toni di scontro e  le violenze fisiche dei due individui in lite per una differente questione tipologica tra loro : c’è la moglie superstiziosa ed invadente, quella spendacciona ed eccessivamente prudente che dilapida il patrimonio familiare per comprare migliaia di generi alimentari e sanitari temendo una nuova pandemia, la distratta ed impaziente che non ascolta il marito allorché ritorna dall’ufficio e le confida la sua promozione economica, l’altra che passa tutto il tempo in cucina, tuttavia non tiene nel giusto conto i gusti del marito e non lo soddisfa a tavola, infine la lussuriosa e mondana che s’infervora  ed arrabbia in quanto il marito non s’accorge del cambiamento del suo “look” con gli inseriti nuovi monili preziosi; d’altro canto lei non si rende conto che il marito s’è rotto una gamba e lo rimprovera per indossare solo per una lo stivaletto bianco. Se tutto ciò durasse poco e passata la temporanea “buriana con lo sguardo in cagnesco” si ritrovasse la calma ed interna serenità, si sarebbe in grado in nome dei vecchi tempi e dell’amore di base di perdonarsi e riconciliarsi, volendosi bene più di prima con un piacevole e salutare amplesso; purtroppo talvolta ci si lascia bruciare dal corto circuito delle nevrosi  ed insopportabili manie psicologiche con le mitiche Furie e non c’è più possibilità di fare del contrasto un trampolino di lancio per  una maggiore serenità ed  ardore  erotico. Non si scende mai nella gratuita offesa e nel turpiloquio, volgare insulto, malgrado  che il policromo quadro a più sketch  situazionali  del fallito menage matrimoniale induca infine lo psicoterapeuta ad inventarsi una scusa per esimersi con un’abile scusa dall’impegno  laico con la fidanzata che resta di sasso per  la beffarda    umiliazione, mentre la madre aveva acquistato uno splendido vestito per le nozze. Le dinamiche moderne della famiglia , spesso allargata e facile al naufragio del divorzio, vedasi il recente caso dei “Ferragnez, tolgono tanto all’alone dorato del matrimonio, pure se il suggestivo rapporto oblativo di Rosa e Olindo, che venerdì sarà riproposto su RAI 3, per  i quali è stata chiesta la revisione del processo di condanna, è tornato a far battere qualche cuore inaridito. Il lavoro” Come ammazzare la moglie ed il marito senza tanti perché” pende decisamente sulla sponda del maschio e per circa due ore delizia allegramente con il brio del nero thriller improvviso il pubblico che ha gremito al limite del “sold out” il Vittoria, con i giovani e maturi innamorati a sistemare al termine le loro polemiche questioni. Bellissima è stata la scena finale in agrodolce del lo sposalizio l’uno contro l’altra armato : non è sempre l’idilliaco primo giorno. Gli alti e bassi del vivere insieme non mancheranno, ma alla fine l’importante è che prevalga, sia pur con qualche tempesta, l’Amore nella gara di resistenza a dimostrazione della matura personalità. Lo spettacolo si replica al Vittoria in Testaccio fino al 3 marzo.

Giancarlo Lungarini

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