Maiorano e una sim che potrebbe inguaiare mezza Firenze

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Tribunale di Firenze, 23 febbraio 2024, ore 11,50. Sul banco degli imputati lui, Alessandro Maiorano, oramai talmente famoso in Italia che Google lo piazza al primo posto della digitalizzazione, accanto a lui il suo famoso avvocato Professore Carlo Taormina più a lato il procuratore aggiunto di Firenze, dottor Luca Tescaroli (del quale si ha una notizia fresca fresca, vale a dire che non è più procuratore di Firenze, ma di Prato, per l’appunto in concomitanza con il processo Renzi-Maiorano), con il presidente del processo dottoressa Elisabetta Pagliai.

Aula piena e prende la parola proprio il bandito da Firenze, il quale, inferocito, si rivolge all’aula mentre tutto quello che viene detto video registrato e documentato. Quando parte lui? Quando Maiorano parte, capisci subito chi hai di fronte.
Attacca il procuratore Tescaroli di non avere mai fatto un’indagine su tutto il materiale sequestrato nel processo Renzi-Maiorano; attacca la procura di non volere stabilire la verità.

Ma il clou avviene nel momento in cui lo sguardo di Alessandro Maiorano diventa ancora più determinato: “Sono in possesso di una sim. Altre 55 telefonate che potrebbero inguaiare mezza Firenze.” Gelo in aula, con l’avvocato Carlo Taormina sorpreso dalle dichiarazioni del suo assistito con un Tescaroli quasi in imbarazzo per un processo che forse non avrebbe mai voluto fare, ma sta di fatto che tutto viene messo a verbale.

Già, perché questo processo hot che si sta celebrando a Firenze potrebbe diventare molto scivoloso per Matteo Renzi e altri politici, viste le prove audio e cartacee che lo scatenato Alessandro ha depositato a sua difesa, con alcune chiavette usb nascoste dentro il tubetto gigante di un dentifricio e dentro le scatole delle pizze, sfuggite alle numerose perquisizioni all’ex dipendente di Palazzo Vecchio.

Ha subito molte perquisizioni nel corso della sua avventurosa vita l’enfant prodige di Firenze, vita costellata da guai, processi, assoluzioni, indagini e donne, tante donne disposte a passare notti con lui pur di provare l’emozione del Bandito Maledetto.
Chi e cosa ci sia dentro quella sim nessuno per ora è riuscito a saperlo tranne il diretto interessato, il quale in rete scrive un post:
VEDIAMO CHI ORA RIMARRÀ IN PIEDI, SE IO CHE NON HO MAI FATTO UN REATO O SE ALTRI.

Una vera dichiarazione di guerra, ma del resto Alessandro Maiorano si sta solo difendendo da accuse inesistenti le quali invece dovrebbero portare i Pm fiorentini a puntare il loro interesse per tutto il materiale che Maiorano ha depositato nel corso degli anni, in special modo quelle presunte fatture e assegni falsi, targati, secondo l’ex dipendente, Marmodiv Silvia Gabrielleschi.

Come del resto quella presunta tangente da 40 milioni di € targata Renzi, Carrai e Del Rio, questo secondo non Alessandro Maiorano, ma bensì l’ingegnere Alessandro Marini di Olbia.

O come quel presunto e scottante materiale che sempre la Gabrielleschi portò nello studio dell’avvocato Carlo Taormina, materiale che doveva essere usato per denunciare politici, imprenditori, avvocati e banche.
Alessandro Maiorano non si è mai inventato nulla, ma ora spunta una nuova grana,
una sim nelle mani di uno che certamente ne avrà fatto varie copie.

La stessa potrebbe essere inviata al procuratore capo di Genova per stabilire chi la spunterà in questa kafkiana vicenda, tra l’ex presidente del Consiglio italiano e il più tenace difficile “brutto cliente” che i Renzi abbiano mai incontrato sulla loro strada.
Attendiamo tutti la prossima udienza di questo processo, in programma il 23 giugno 2024. Ne vedremo e sentiremo delle belle? Crediamo di sì.

Leandro Risi

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