Dell’elisir mirabile

Data:

Venezia, Teatro La Fenice, fino al 9 settembre 2016

Trovandosi a Milano, l’impresario Alessandro Lanari chiese a Donizetti un’opera comica per la stagione del Teatro della Canobbiana. Era il 1832. Mancando il tempo per redigere un testo originale, il librettista Felice Romani tradusse quasi alla lettera Le philtre di Eugène Scribe, già musicato un anno prima da François-Esprit Auber. Donizetti scrisse velocemente la partitura che in più punti pare copiare Rossini, introducendovi un elemento nuovo, quel carattere larmoyant fino allora sconosciuto al dramma buffo.

Elisir abbassa Isotta alla realtà della fittavola Adina, per Morassi diva dell’avanspettacolo, dietro cui perde le bave Nemorino. In un contesto che allude al varietà, le classiche mossette, l’uso divertito delle masse e la comicità caricata dei personaggi sono d’immediato acchito sullo spettatore. Le scene di Gianmaurizio Fercioni, con quinte a vista, apparati lignei e fondini di tela dipinti che citano quelli della prima del 1832, aspirano a un antico modo di fare spettacolo, quanto i colorati costumi dello stesso scenografo. Funzionali le luci di Vilmo Furian.

Stefano Montanari dirige l’Orchestra del Teatro La Fenice con fervida carica vitale, ove trova spazio anche una buona dose di pathos, in quel voluto alternarsi autoriale di romanticismo e commedia pregno di languori e leggerezza. Suggestivi i colori cavati fuori da legni e da ottoni, briosi quelli degli archi, a formare una tavolozza cromatica assai variopinta, delineata nettamente nei contorni dalle percussioni.

Irina Dubrovskaya, apprezzata Violetta qualche mese fa sul medesimo palco veneziano, è Adina che non centra in pieno le aspettative. Seppur rimanga duttile e disinvolta nell’acuto, la voce è meno nitida, inficiata da leggeri difetti di dizione e intonazione. Il personaggio comunque c’è. Marco Filippo Romano è Belcore poco burbero e troppo di buon cuore, mentre nel canto è ineccepibile. Omar Montanari si conferma valentissimo Dulcamara. Dimostra sempre sicurezza nel canto, eleganza nel fraseggio e spigliatezza nelle agilità, oltre a un’innata vis comica. Giorgio Misseri par essere come il buon vino che, maturando, migliora. Rispetto al Nemorino del 2015, la voce sale sicura all’acuto, si fa apprezzare per buon fraseggio e bellezza timbrica, qualità che gli permettono di ottenere calorosi applausi al termine di Una furtiva lagrima. Corretta la Giannetta di Arianna Donadelli.

Buona la prestazione del coro diretto dal maestro Claudio Marino Moretti.

Applausi entusiasti dalla sala piena, con ovazioni per i due Montanari, Misseri e Dubrovskaya alla recita del 31 agosto.

Luca Benvenuti

 

L’elisir d’amore
Melodramma giocoso in due atti
Libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti
Personaggi e interpreti:
Adina: Irina Dubrovskaya
Nemorino: Giorgio Misseri
Belcore: Marco Filippo Romano
Il dottor Dulcamara: Omar Montanari
Giannetta: Arianna Donadelli
Direttore: Stefano Montanari
Regia: Bepi Morassi
Scene e costumi: Gianmaurizio Fercioni
Light designer: Vilmo Furian
Movimenti coreografici: Barbara Pessina
Orchestra e Coro del Teatro la Fenice
Maestro del Coro: Claudio Marino Moretti
Maestro al fortepiano: Roberta Paroletti
Allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Foto in copertina di Michele Crosera

 

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