Da The Voice of Italy al palco di Sanremo Giovani: Chiara dello Iacovo ci svela un po’ di sé, del suo mondo e dei suoi live

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Ti abbiamo vista partecipare a Sanremo 2016 nella categoria Nuove Proposte con un pezzo allegro e coinvolgente intitolato “Introverso”: quali sono secondo te le caratteristiche vincenti di questa canzone, che convincono il pubblico e quali sono gli aspetti che tu ami?

Questo pezzo ha avuto una gestazione molto articolata e a fasi contrapposte: sebbene sia nato con questa musica molto allegra e scritta in maggiore, si sviluppa da un forte sentimento di frustrazione. Ho scritto questa canzone l’ultima settimana di The Voice ed era veramente il culmine di un periodo in cui avevo accumulato un senso di insofferenza e un po’ anche di indignazione verso certi meccanismi obbligati. Il brano, quindi, possiede una musica sostenuta e allegra ed un testo invece abbastanza accusatorio, ma è nato chitarra e voce, il che gli conferiva quella crudezza che adesso non ha più. L’arrangiamento particolarmente gioviale di questo pezzo, che è andato anche ad affascinare i bambini perché è molto orecchiabile, mi ha creato diversi dubbi e ripensamenti all’inizio, perché credevo che in questo modo il testo sarebbe passato totalmente in secondo piano e ci si sarebbe soffermati  sull’apparenza. Ho avuto qualche diverbio con il mio produttore per la realizzazione di questa canzone, perché lui vedeva bene l’arrangiamento che ho presentato all’Ariston, mentre io non proprio… Nel contesto Sanremo ha avuto ragione lui, in senso assoluto, però, non so…

 Parlavi di The Voice of Italy, perché hai partecipato come concorrente all’edizione del 2015: qual è il tuo pensiero sui talent show? Credi siano la strada giusta per chi vuole emergere o consiglieresti altre vie?

No… Partendo anche dal fatto che il ruolo dei Talent è cambiato da quando sono nati, se quando sono nati comunque riuscivano a creare l’interesse e il focus su una persona in particolare – che poi quella fosse dotata di talento o meno era in secondo piano – adesso è un meccanismo così rodato, così visto e rivisto che non riescono neanche a creare quell’attenzione mediatica importante. Quello che mi sento di consigliare, qualora uno volesse provare, è di farlo come campo d’addestramento, viverlo un po come un militare della musica, militare del mondo dello spettacolo, che ha veramente tante insidie, però io ho comunque imparato tante cose su di me ma dopo, rimuginandoci ancora, e quindi a posteriori. Dipende ovviamente da chi lo vive, da come lo si vuole vivere. Per come l’ho vissuta io a me è costato un dispendio di energia e di sentimenti un po’ negativi notevoli. Ne è valsa la pena perché io non avevo neanche mai fatto cover nella mia vita e nel sentire il parere di persone esterne al mio ambiente familiare o di confort, ho notato caratteristiche del mio modo di esprimermi che per me erano naturali e quindi non avevo mai focalizzato. Mi è servito, però bisogna maneggiarli con cura!

Corriere_dello_Spettacolo_Carlotta_D'Agostino

C’è qualche big della musica italiana a cui ti senti più vicina o con il quale vorresti collaborare?

No (ride!)! Sembra una risposta supponente ma non lo è… Ti spiego…

Per costruire quella che sono adesso, che più o meno inizia ad avere le sembianze di unità, sempre in trasformazione però che ha un senso suo particolare, sono sempre andata a cercare le caratteristiche degli artisti che ascoltavo, quindi magari un po’ il sarcasmo di Silvestri, la sensibilità di Fabi, il modo in cui riesce a descrivere per immagini De Gregori… Un mosaico sostanzialmente! Adesso che ho raggiunto un qualcosa di mio, una mia dimensione, non mi sento più particolarmente vicina a nessuno di quelli che erano i miei idoli e credo sia una cosa positiva in realtà!

Partirà a breve il tuo tour estivo: cosa prevedono i tuoi live? Come sono strutturati?

Quest’estate ci saranno parecchi live in acustico, il che mi costringerà a studiare un nuovo assetto dello spettacolo. A me dispiace dovermi spesso limitare ad eseguire le canzoni, perché è una cosa che io da spettatrice soffro un po’. Avendo una forte passione per il teatro e la teatralità in generale, cerco sempre di inserirla in quello che faccio a livello musicale, infatti nei live con la band sono riuscita a costruire una sorta di narrazione con scenografia e costumi di scena molto scarni, ma riuscendo a far guardare allo spettatore attraverso una finestra. E’ uno show molto eclettico e variegato, si passa da pezzi in cui suono il piano accompagnata dalla band o altri in cui creo un vero e proprio delirio sul palco. Sono molto fiera di questo spettacolo, è la prima volta che descrivo così qualcosa di mio, perché per la prima volta sto portando in giro qualcosa che io andrei a vedere!

Nelle mie interviste cerco sempre di fare una domanda legata ai colori, mi piace giocare su questa cosa: secondo te qual è il colore che ti rappresenta di più e perché?

Mi hanno fatto questa domanda diverse volte, ma ogni volta rispondo in maniera differente: uno dei miei migliori amici sosteneva che io fossi indaco, cosa che io ho sempre abbracciato poco in realtà. L’ultima volta che ho risposto ho detto cangiante, cioè il colore di una bolla di sapone. La bolla di sapone non ha un colore preciso, ma è una trasparenza colorata. Ha tutti i colori in sé, ma allo stesso tempo è trasparente!

Carlotta D’Agostino

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