Intervista con il pianista e compositore Andrea Benelli

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Ciao Andrea, potresti fare una breve descrizione di te?

Sono nato e cresciuto in un paese della campagna cremasca da una famiglia semplice e meravigliosa. Ho 2 sorelle bellissime e 2 cani splendidi e da pochi mesi un’adorabile nipotina mi ha conquistato il cuore. Amo il calcio da impazzire, sono fiero di essere un gobbo maledetto. Nella mia vita ho sempre affiancato allo studio e alla musica, lo sport e la vita sociale. Dalle serate in oratorio organizzando spettacoli a uscire con gli amici; poi il calcio, il nuoto, lo sci. Papà sin da piccolo mi ha avvicinato a tutti gli sport comprese le lunghe passeggiate in montagna; indimenticabili le interminabili partite a bocce al mare col nonno Bepi e imparagonabili le domeniche bergamasche a giocare a briscola con i miei zii, ascoltando contemporaneamente alla radio le partite di calcio.
Ho insegnato musica ai bambini dell’asilo e ho fatto una straordinaria esperienza come animatore di contatto in Sardegna. Crescendo mi si è acuita la passione al buon cibo e spazio oltre che dalla nostra indiscussa cucina anche a quella giapponese, cinese, indiana, mexicana. Un’altra passione che da qualche anno ha spiccato il volo è il piacere del buon vino. Non da ultimo, l’aver trovato un momento tutto mio dove posso rilassarmi con me stesso nella lettura di romanzi. L’ultimo che sto leggendo è “L’eco lontana delle onde del nord” di Corina Bomann. Che bello pensare che un giorno anche io possa avere e condividere con le persone che amo una splendida villa sul mare(un’altro mio fervente amore) dove alterno momenti al pianoforte ispirato dalla natura incontaminata che scorgono i miei occhi, alle letture sotto un patio seduto su una sedia accompagnato dall’incantevole suono del mare.

Hai collaborato al Teatro alla Scala. Quale emozione lavorare con i più grandi direttori? Hai un ricordo in particolare?

Il periodo al Teatro alla Scala di Milano dal punto di vista musicale è stato di grande rilievo. Lavorare con i migliori è stimolante, è risaputo ed è la verità. Ho perfezionato la mia conoscenza con la musica sinfonica e la musica lirica. Conoscere la complessità che sta tutt’intorno ad un’esecuzione finale, dai movimenti in palcoscenico, alla concertazione in sala è grandioso. Avere avuto il privilegio di ascoltare poi le indicazioni musicali accompagnati dagli aneddotti di vita dei più grandi direttori d’orchestra è stato una crescita importante.

Poi l’esigenza di comporre pezzi tuoi. Quando hai fatto questa scelta?

Non è stata una scelta che ho scelto io. È lei che ha scelto me. (risata). Era il 2014.
Non ho fatto altro che assecondare gli schemi e abbandonarmi ad essa, alla musica che sgorgava (forse da tempo) dentro di me e non desiderava altro che uscire.

Dal punto di vista musicale fai uso spesso di arpeggi. Ti ispiri a Einaudi e Allevi?

Non credo la mia musica richiami qualcuno in particolare e se devo essere sincero spero non lo sia, anche per rispetto a tutti i compositori che ho suonato in tutti questi anni. Ognuno ha un suo carattere che puó avere similitudini qua e là e ricordare qualche passo, qualche motivo, qualche sfumatura, ma è pur sempre personale. Credo che la mia scrittura sia un mix a tratti per pianoforte, qualche spunto d’orchestra, qualche accordo che ricorda i tempi all’organo e qualche ricordo di qualche abbellimento al clavicembalo. Credo che la mia musica sia il mix di tutta la musica che per 30 anni è uscita dalle mie 10 dita, compresa la musica leggera e le meravigliose melodie dei film. Non è mia intenzione somigliare a nessuno anche per il semplice motivo che la musica che esce dalle mie mani lo fa attaverso me e quello che sono, con il mio carattere, con i miei pregi e difetti, con i miei pensieri e con le mie speranze, con le mie sofferenze e le mie gioie, e tutto questo è mio non puó essere di nessun altro.

E dei grandi del passato chi è il tuo preferito?

Giuseppe Verdi. La musica di Verdi è grandiosa, è drammatica, è romantica, a volte sa descrivere la sofferenza con rispettosa intimità. Lo amo.

Che cosa significa interpretare i propri brani?

La musica ha un potere enorme: il potere di commuovere, di riaffiorare ricordi, di dare speranze, di unire culture diverse. Sarebbe importantissimo che tutto questo continui con i nuovi compositori (compreso me) come hanno fatto i grandi del passato. Sempre tenendo presente che non serve l’originalità nella composizione: siamo già noi originali essendo esseri umani uno diverso dall’altro.

Potresti trovarmi un aggettivo per ciascuno di questi strumenti che conosci bene? Pianoforte, organo e clavicembalo.

Pianoforte:
Profondo

Organo:
Possente

Clavicembalo:
Raffinato

Sta per uscire il tuo nuovo album, cosa puoi svelarci a riguardo?

Che tra non molto il velo si potrà togliere. Con la fine dell’estate verrà definita la data d’uscita dell’album.

Infine, progetti futuri?

In cantiere c’è giá pronta nuova musica, ma intanto vediamo cosa succede con la prima…(risata).

Stefano Duranti Poccetti

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