Verona, Arena, fino al 26 agosto 2016
Il Trovatore ritorna all’Arena nell’allestimento con scene e regia di Franco Zeffirelli, più volte proposto nei passati festival. E’, assieme a Turandot, il miglior spettacolo ideato dall’ormai ultranovantenne toscano per il teatro veronese. La scena, spostata in età gotica e non rinascimentale, potrebbe essere il diorama di qualche gioco di ruolo, con quell’enorme coppia di guerrieri ai due lati del palco, tragici nella loro foga distruttrice sempre attuale. Al centro tre grandi torri con davanti una sorta di sipario mobile fatto di armi e stendardi. Si dipana in questo spazio l’intricata vicenda, ove sono le luci ora azzurre e ora rosse a evocare gli ambienti di Luna e di Manrico. Non mancano i colpi di teatro, cari a Zeffirelli, quali la torre centrale che si trasforma in cappella risplendente d’ori, e masse da kolossal che paiono uscite da codici miniati o da ante d’organo fiamminghe. Belli i costumi di Raimonda Gaetani, assai colorati, con qualche mise stravagante per il Conte. L’occhio è soddisfatto. Gli interpreti invece permangono in una regia piuttosto convenzionale e statica. Vengono riaperti i brutti ballabili della versione parigina del 1857, coreografati da El Camborio e ripresi da Lucia Real, poco curati, tanto che la danza delle spade durante Squilli, echeggi la tromba guerriera diventa un siparietto grottesco.
Dirige l’Orchestra dell’Arena Daniel Oren che ha il buonsenso di assecondare i limiti di alcune voci, soprano e tenore in primis, arginando i danni in una serata non brillante. Il direttore israeliano tratta con pesi e misure differenti le due anime dell’opera, la sfera amorosa e quella battagliera, facendosi strada spedito nella seconda, giocoforza più cauto nella prima.
Luci e ombre nel cast. Sugli scudi Violeta Urmana, Azucena perennemente spiritata. Grazie al fraseggio ricco e agli accenti studiati, l’artista porta a casa l’interpretazione migliore. Avulsa da eccessi ed isterismi, Urmana ritrae una zingara umana, di cui restituisce tutto il dolore e l’introspezione possibile in Condotta ell’era in ceppi.
Bene Artur Rucinsky nel ruolo del Conte, con fiati controllati e bei colori dalle sfumature curate. La voce, apprezzabile nel registro medio-grave, è al servizio d’un personaggio incisivo ritratto con accenti e fraseggio adeguati.
Male Hui He, Leonora. Buona volontà interpretativa e un centro ricco in timbro non sono sufficienti a celare le mende d’una voce in grave affaticamento, percepibile fin da Tacea la notte placida. Emissione mal gestita, registro acuto calante e problemi d’intonazione costanti affliggono l’artista cinese che evidentemente fa il passo più lungo della gamba.
Prima nefasta pure per Marco Berti. Non pervenuti intonazione, fraseggio e dinamiche. Già in Deserto sulla terra principia l’affannoso controllo d’emissione e intonazione. Ciò porta il tenore a notevoli perdite in espressività ed efficacia drammatica. Ah! sì, ben mio, il duetto con Leonora e gli acuti della successiva cabaletta Di quella pira l’orrendo foco, abbassata di tono, è tutto tranne che “onda d[i] suoni mistici”. Nel complesso rimane un canto stentoreo, nervoso, dove latitano poesia e liricità, qualità peculiari del personaggio.
L’emendabile Ferrando di Sergey Artamonov si rivela funzionale all’insieme. Problemi di volume affliggono l’Ines di Elena Borin. Modesti gli altri ruoli marginali.
Il coro preparato da Vito Lombardi assolve il compito con professionalità.
Applausi per tutti, con particolari attenzioni a Rucinsky, Urmana e Oren, alla prima del 6 agosto da parte di un’Arena semivuota.
Luca Benvenuti
Il Trovatore
Dramma in quattro atti
Libretto di Salvatore Cammarano e Leone Emanuele Bardare da El Trovador di Antonio García Gutiérrez
Musica di Giuseppe Verdi
Personaggi e interpreti:
Il Conte di Luna: Artur Rucinsky
Leonora: Hui He
Azucena: Violeta Urmana
Manrico: Marco Berti
Ferrando: Sergey Artamonov
Ines: Elena Borin
Ruiz: Antonello Ceron
Un vecchio zingaro: Victor Garcia Sierra
Un messo: Cristiano Olivieri
Direttore: Daniel Oren
Regia e scene: Franco Zeffirelli
Costumi: Raimonda Gaetani
Coreografia: El Camborio ripresa da Lucia Real
Maestro d’armi: Renzo Musumeci Greco
Orchestra, coro, corpo di ballo e tecnici dell’Arena di Verona
Maestro del coro: Vito Lombardi
Coordinatore del corpo di ballo: Gaetano Petrosino
Direttore allestimenti scenici: Giuseppe De Filippi Venezia