“TERRONI – centocinquant’anni di menzogne”. Liberatori o invasori?

Data:

Roma, Teatro Ghione, dal 24 al 29 aprile 2018

Malaunità. No, non avete letto male. Avete subito pensato a Malasanità, termine ormai in voga e stra-abusato. Malaunità è invece il termine giusto per riflettere sull’interessantissimo e bello spettacolo Terroni – centocinquant’anni di menzogne, che è andato in scena al Teatro Ghione dal 24 al 29 aprile. Nato ormai quasi dieci anni fa, tratto dal saggio storico omonimo di Pino Aprile, Terroni ci racconta una storia che non troveremo mai sui libri di scuola. La storia, da sempre, la scrivono i vincitori. E la verità su quella che le truppe piemontesi scrissero sulla pelle degli abitanti del Sud d’Italia nel nome di un’unità fittizia e di cui ancora oggi possiamo vederne gli effetti, è affidata a chi, come Aprile sulle pagine e a Roberto D’Alessandro efficacissimo interprete sul palco, ci racconta (documenti alla mano) quel che veramente accadde nell’800 “affinché gli abitanti dell’Italia del Sud diventassero meridionali”. Il teatro anche a questo serve e ne abbiamo visti mirabili esempi come “Nerone, duemila anni di calunnie” o con “Marocchinate”, i primi che mi sovvengono, spettacoli belli e toccanti che illuminano quel che solitamente viene taciuto, dai tempi dell’Impero Romano alle nefandezze che compirono le truppe d’assalto in Ciociaria per superare la linea Gustav tedesca durante la seconda guerra mondiale. Roberto D’Alessandro in una veste che non conoscevo, lontano dalle tante commedie interpretate, è il cantore perfetto per lanciare un allarme contro l’oblìo che ha anestetizzato noi tutti. Un grido disperato il suo, potente e indignato, contro la negazione della verità in nome di una nazione male unita perché a due velocità. I cosiddetti liberatori furono carnefici e sfruttatori, condannando una parte del Paese ad una secolare subalternità nei confronti del Nord. Repressioni selvagge e sfruttamento economico, orrori compiuti non molto diversi di quelli nazisti. Emigrazioni (milioni di persone) indotte da un sistema economico devastante per quelle terre, stupri di massa, saccheggi. Non c’è nulla di inventato, sulle pagine del libro da cui è tratto Terroni in teatro, vi è una ampissima bibliografia a testimonianza di tutto ciò.

Roberto D’Alessandro, che si destreggia abilmente tra i toni ironici e quelli drammatici, sintetizza il tutto nel suo toccante spettacolo (che, a mio parere, non ha bisogno di quei riferimenti a politici decaduti o ancora in voga, non aggiungono nulla, anzi) anche inneggiando ad un meridionalismo di riscatto e alle potenzialità imprenditoriali delle giovani generazioni che possano conoscere il proprio passato per vivere un futuro che, altrimenti, rimarrà negato. Ieri come oggi. Accompagnato dalle belle canzoni popolari e ballate eseguite da Mariano Perrella alla chitarra e da Il trio di Marco R. Marini, Terroni è un bell’esempio di teatro civile o teatro canzone che dir si voglia, che offre la possibilità di conoscere. Opportunità da cogliere e da approfondire. Una chicca da vedere.

Paolo Leone

Roma, Teatro Ghione, dal 24 al 29 aprile 2018
Dal bestseller di Pino Aprile: TERRONI – centocinquant’anni di menzogne. Adattato, diretto e interpretato da Roberto D’Alessandro. Musiche eseguite dal vivo da Mariano Perrella con Il trio di Marco R. Marini.
Si ringrazia l’ufficio stampa del teatro Ghione nella persona di Daniela Bendoni

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