Incontriamo Ilaria Fioravanti, giovane attrice in grande ascesa. Dal diploma alle esperienze come assistente alla regia di importanti spettacoli, da grandi musical come Peter Pan all’amatissima commedia musicale “Il Marchese del Grillo” con il mattatore Enrico Montesano, nel tempio della commedia musicale italiana: il Teatro Sistina di Roma. L’entusiasmo, i sogni, lo studio, l’esperienza acquisita.
Ilaria, per la seconda stagione consecutiva nel cast de Il Marchese del Grillo con Enrico Montesano, nel ruolo di Genuflessa. Un traguardo o un trampolino?
Entrambe le cose! Un traguardo perché per me è stato un grande obiettivo raggiunto poter interpretare il ruolo di Genuflessa, accanto ad Enrico Montesano, nel tempio della commedia musicale italiana. Un trampolino perché la consapevolezza e il bagaglio acquisiti in queste due stagioni, con dei grandi compagni di viaggio, sarà per me assolutamente fondamentale in ogni esperienza futura.
Hai studiato e ti sei diplomata presso la celebre Fonderia delle Arti di Roma, diretta da un altro grande come Giampiero Ingrassia. Puoi dirmi un aspetto che più ti è rimasto impresso della sua scuola?
La Fonderia delle Arti è stata per me la prima finestra professionale sul mondo del teatro, è lì che ho deciso di voler provare a fare questo mestiere…quindi rappresenta proprio il punto di partenza, la più grande occasione di crescita umana e l’apprendimento delle basi sulle quali ho costruito e sto costruendo tutto il resto. La grande varietà delle cose da sperimentare e le persone che ho incontrato sono sicuramente gli aspetti che maggiormente hanno influenzato il mio percorso.
Hai partecipato ad importanti corsi di recitazione con personaggi del calibro di Bernard Hiller (che intervistai, bellissimo incontro..). Cosa pensi che sia più utile ad un performer?
Per un performer, e per un artista in generale, penso siano fondamentali la disciplina e una curiosità infinita, per progredire e mettersi alla prova giorno dopo giorno, sfidandosi.
Il musical in Italia ha fatto passi da gigante negli ultimi dieci anni. Tu hai frequentato anche il teatro di prosa. Dove ti senti più a tuo agio?
Mi sento in realtà a mio agio in entrambi i contesti, purché ci sia una storia da raccontare, qualcosa da dire, un personaggio da far vivere. Mi stimola e mi diverte poter passare dal teatro di prosa al teatro musicale.
Come ogni teatrante che si rispetti, sei stata assistente regista in due importanti spettacoli di Francesco Branchetti: Macbeth downtown e Girotondo di Schnitzler (entrambi recensiti dal Corriere – nda). Che cosa ti hanno insegnato queste esperienze?
Anche queste sono state esperienze essenziali per il percorso, mi hanno messo di fronte all’impegno e alla fatica del team creativo e del reparto tecnico di uno spettacolo durante un allestimento. Ho sviluppato un’attenzione e un senso di rispetto particolare per il loro lavoro quando sono in prova come attrice. Mi sono anche divertita molto…è una cosa che rifarei volentieri!
“Il Marchese del Grillo” ha avuto un successo strepitoso non solo a Roma. Ora un grande ritorno al Sistina. Sei giovane e lavori in quello che è il tempio della commedia musicale italiana. Si percepisce questo? Intimorisce un po’ oppure quando si è in scena non ci si pensa?
Sì…lo percepisco eccome! Beh le prime volte un po’ di timore c’era, ma l’ho trasformato poi in gratitudine quotidiana, cercando di fare al meglio il mio lavoro con la massima cura.
Un’ultima domanda: un tuo sogno, anche apparentemente altissimo?
Eh…di sogni ce ne sono…e pure tanti!!! I più grandi e i più alti li tengo custoditi e protetti. Quello che desidero e spero è poter continuare a vivere di questo lavoro meraviglioso senza darlo mai per scontato, con emozione ed entusiasmo.
Paolo Leone
