In scena dal 24 al 27 novembre 2016 al Teatro Ghione, via delle Fornaci 37, Roma
Mister meno 9 è il one-man-show dell’attore Alessio Di Clemente che incarna il ruolo di Eugenio Fascetti detto Neno, l’allenatore della Lazio della stagione 86-87, famosa per aver rischiato la retrocessione in serie C e per quei meno 9 punti che hanno affossato la squadra facendole vivere il periodo più buio della sua storia del calcio.
Viareggio. Un palcoscenico con delle sdraio, siamo sulla spiaggia, al mare e il luogo d’infanzia del protagonista fa da sfondo alla rappresentazione che è divisa per capitoli. Si parte dal suo caratteraccio. Neno infatti non le manda certo a dire, è scontroso ma sincero, a volte troppo – come dice lui stesso – tanto da risultare scomodo in particolare con i giornalisti sempre pronti a buttare sale sulle ferite e si prosegue con il capitolo 2 che già inquadra la natura e il taglio che il regista ha voluto dare a questo spettacolo: una lunga storia d’amore.
Sì, perché si parla anche e soprattutto di sentimenti. E’ una serata che ripercorre quel campionato, quell’anno, attraverso le parole del “condottiero”, così come viene definito nei capitoli successivi, che ama e si innamora ogni giorno di più: “perché se non sono innamorato di quello che faccio, meglio che vado a innamorarmi da un’altra parte, meglio che vò a giocare a tennis” afferma con il suo accento toscano che piace e diverte così tanto la platea.
L’allenatore apre il suo cuore e mostra tutta la sua umanità, tutte le sue sfaccettature, tutti i suoi ruoli nella squadra. A volte ci sembra un papà, a volte un consigliere o addirittura uno psicologo e molto altro, ma sempre un punto di riferimento per i suoi giocatori.
Il suo iter è romantico, accorato e travagliato come tutte relazioni in fondo e coinvolge anche i tifosi. Sì, perché a ogni partita soffrono o festeggiano, a seconda dell’esito, anche loro. “E’ un campionato sulle montagne russe” afferma e continua a sfogarsi rassegnato e triste, perché la paura di non vincere porta alla rabbia e la rabbia porta alla violenza negli stadi. La sofferenza e la preoccupazione viene descritta a 360°, a ogni perdita sul campo, proprio come una guerra, proprio come se si trattasse di vita o di morte.
Tutta la rappresentazione è un tuffo nel calcio di fine anni Ottanta, rievocato con dei video clip e scandito al ritmo delle musiche di quegli anni, terminando proprio con “Love is in the air” per sottolineare ancora la passione sconfinata che ha messo quest’uomo nel suo lavoro e pare sia stata riconosciuta solo dopo anni, considerando le reazioni del pubblico, felice e nostalgico, ancor di più dopo la chiusura di Antonio Pera, in arte Toni Malco, che, dopo aver scritto Vola Lazio Vola, l’inno ufficiale dell’omonimo team, ci regala una canzone nuova preparata ad hoc per la serata.
Consigliato ai melanconici laziali e a chi ama il calcio per quello che è: un passatempo sì, ma che ti ruba il cuore, ti fa versare lacrime di gioia o di dolore proprio come in una storia d’amore.
Flavia Severin