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Federica Fracassi. “Il mio interesse è quello per un teatro della contemporaneità, che parli oggi a chi si siede davanti a me”

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Federica Fracassi ha già alle sue spalle un’intensa carriera attoriale che va dal cinema alla televisione. Formatasi nel mondo della danza, ha da sempre prediletto drammaturgie più particolari e sperimentali, fino ad approdare all’ultima produzione, “Erodiàs“…

Ciao Federica Una carriera intensa, iniziata sui banchi dell’Università di Filosofia della Scienza e con la danza classica…

Sì bizzarro, ma neppure così strano. Fare danza classica da piccola nel mio paese mi ha dato il gusto del palco, dello spettacolo, dell’emozione davanti al pubblico. Lo studio della filosofia e l’incontro al liceo con il mio Prof. Massimo Recalcati mi hanno aperto invece la mente all’esercizio della domanda, alla cultura e al bello. Da questo mix e dall’amore per la letteratura credo sia nata la mia fascinazione per il teatro, pur non essendo un territorio che frequentavo o conoscevo.

federica_fracassi_corriere_dello_spettacoloTi sei rivolta spesso e volentieri a drammaturgie più particolari e sperimentali? Perché questo? Come vedi il teatro classico?

Sono nata teatralmente con il gusto e il desiderio di confrontarmi con autori della mia generazione, che vivevano nella mia epoca e che con me potevano discutere nel momento delle prove, volendo e potendo, e non solo consegnarmi un testo, o vedere il risultato scenico di ciò che avevano scritto. E parallelamente ho avuto (con Renzo Martinelli e Francesca Garolla in primis con cui ho fondato Teatro i)  la necessità di affrontare temi contemporanei ricercando anche formalmente in maniera ardita.

Ciò nonostante non disdegno affatto i classici. Mi piacciono anche i classici affrontati classicamente da un punto di vista registico se il lavoro è serio e di qualità.

Il mio interesse è quello per un teatro della contemporaneità, che parli oggi a chi si siede davanti a me. Per poter far questo non è necessario che l’autore sia contemporaneo, come per parlare di politica non è necessario utilizzarla artisticamente. Il teatro è teatro. E’ per forza di cose un teatro di ricerca nel momento in cui reinventa continuamente la tradizione per parlare di oggi, allo spettatore di oggi. Poi ho una preferenza personale per chi osa, anche a rischio di un risultato sghembo, per chi prova nuove forme, per chi cerca nuovi esiti.

Oltre al teatro, ti sei rivolta anche spesso al cinema, hai una preferenza tra queste due arti?

Teatro e cinema sono due arti complementari, ma molto differenti a mio parere. Ho dedicato gran parte della mia vita al teatro e quindi chiaramente lo conosco meglio e lo abito spesso a partire dalla fase di progettazione di uno spettacolo. In teatro c’è un tempo lungo di preparazione nelle prove e nella ricerca e una resistenza e una tensione nel tempo davanti allo spettatore, questo essere dal vivo permette di attraversare istanti e momenti modificandoli e anche migliorandoli in corsa, ma è anche e sempre possibile fallire totalmente, ogni sera.

Il cinema è in mano al regista e al montaggio, l’attore partecipa solo per una piccola parte, non è suo compito il risultato d’insieme. Un film, una volta montato, è consegnato allo spettatore per sempre, con le sue riprese migliori. Anche il cinema chiede massima presenza, ma per pochi attimi. Quindi le due arti richiedono allenamenti diversi, ma entrambi molto interessanti. Agire nelle due sfere, teatrale e cinematografica, dà nutrimento a due mie attitudini artistiche e per questo spero di avere ancora tante opportunità per viverli entrambi con qualità.

Qual è il personaggio che hai interpretato nella tua carriera che ti è rimasto più impresso?

Beh molti. Posso dire che essere Blondi, il cane di Hitler, nella trilogia di Massimo Sgorbani Innamorate dello Spavento, sia stata senza dubbio un’esperienza unica. Ho dovuto abbandonare territori conosciuti di approccio al personaggio, eliminare qualsiasi psicologismo e affidarmi a una lingua semplice, ma costruita in modo difficilissimo. Non parliamo poi della parte di allenamento fisico. Un vero e proprio tour de force. Ma il risultato è stato esaltante.

corriere_dello_spettacoloQual è inoltre un personaggio che non hai ancora interpretato e che ti piacerebbe interpretare?

Vorrei “il ruolo”… Medea, Blanche, Lady Macbeth…mi sono resa conto che anche lavorando con alcuni tra i migliori registi in circolazione ho fatto sempre da apripista, per testi sconosciuti, adattamenti, riscritture, scoperte… quindi lavorare a un ruolo classico,  conosciuto da tutti potrebbe rappresentare per me un banco di prova e una novità.

Erodiàs è l’ultima produzione alla quale partecipi. Puoi spiegarmi un po’ lo spettacolo, il personaggio che interpreti e perché uno spettatore dovrebbe venire a vederlo?

Da tempo volevo lavorare a un testo di Giovanni Testori che per un attrice è un banco di prova molto importante. A un certo punto il destino mi ha aiutato a scegliere Erodiàs. Testori ha scritto tre Erodiadi, due in italiano ed Erodiàs, appunto, in un idioletto che mischia francese, latino, spagnolo ed ha come base il dialetto brianzolo.

La fascinazione per il personaggio è stata avvalorata dalla fascinazione per questa lingua difficilissima e con Renzo Martinelli e la squadra di Teatro i ci siamo messi al lavoro. Erodiàs è la regina del Purgatorio per Giovanni Testori, una donna che ha smarrito il senso della sua precedente religione, ma non riesce ancora a trovare quello della religione nuova e resta intrappolata dall’atto di decapitazione del Battista che lei stessa ha commissionato alla figlia Salomè. E’ una donna tormentata, virile per certi versi e molto femminile per altri, che cerca un senso e s’interroga sul suo desiderio, sul corpo e sullo spirito.

Lo spettacolo che ne è nato è oltre il monologo, è un concerto che intreccia la voce con rimandi sonori e visivi e che al tempo stesso è estremamente faticoso e carnale.

Lo consiglierei perché abbiamo tentato di dire Testori oggi, di parlare all’oggi e perché mi piacerebbe condividere il mio attraversamento di questo impervio territorio.

A parte questo, progetti futuri?

Sarò Renèe nello spettacolo Louise e Renèe, tratto dal romanzo epistolare di Balzac Memorie di due giovani spose. L’adattamento è di Stefano Massini, la regia di Sonia Bergamasco e condivido la scena con Isabella Ragonese. Sono felice e curiosa di stare ben sei settimane sul palco del Piccolo Teatro, che da adolescente era per me solo un sogno e di lavorare con una squadra così speciale sia artistica che tecnica che produttiva. Vi apsetto là.

Stefano Duranti Poccetti

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