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Home/ Recensioni / Musica / “Il deserto dei Tartari” nell’adattamento di Paolo Valerio offre una bella chiave di lettura del capolavoro di Dino Buzzati

Gen

13

“Il deserto dei Tartari” nell’adattamento di Paolo Valerio offre una bella chiave di lettura del capolavoro di Dino Buzzati

  • 13 Gennaio 2017
  • Musica, Opera e Musical
  • Musica, Opera, Paola Pini, Trieste

Trieste, Il Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Dal’ 11 al 15 gennaio 2017

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati è un romanzo in cui i dialoghi non hanno preminenza rispetto alla voce narrante ed è piuttosto la natura a dei personaggi ad essere scandagliata; sembrerebbe quindi difficile pensarlo come testo di riferimento per il teatro, ma l’adattamento e la regia di Paolo Valerio smentiscono tale ipotesi. L’azione interiore, che sostiene la trama creando una dimensione irreale e metafisica, viene resa scenicamente in modi diversi, tutti capaci di integrarsi con armonia aumentandone l’effetto: sulle scenografie vengono proiettati numerosi quadri e disegni realizzati da Buzzati stesso, scelti ed inseriti di volta in volta con grande attenzione; la vita del protagonista, Giovanni Drogo, da quando lo si incontra all’inizio, appena nominato tenente, e fino alla fine, viene di volta interpretato da tutti gli attori in scena, dando allo spettacolo una dimensione definita giustamente corale, perché dà l’idea che il ruolo del protagonista, il cui percorso è universale, potrebbe essere affidato a chiunque; molte delle parti narrative sono anch’esse recitate a turno ora dall’uno, ora dall’altro, amplificando così la sensazione di descrivere pensieri, emozioni, delusioni e sofferenze appartenenti ad ognuno di noi; la musica di Antonio Di Pofi, eseguita dal vivo, strumentale, ma anche vocale nell’esecuzione di Marina La Placa dona ulteriori suggestioni; infine, alcune parti descrittive sono in alcuni punti proiettate sopra le immagini, evidenziando così un rapporto con il testo originale stretto e molto rispettoso, segno di omaggio non soltanto per esso, ma anche e soprattutto nei confronti dell’Autore e del suo eclettismo (era stato scrittore, giornalista, drammaturgo e pittore).

Corriere_dello_SpettacoloÈ un adattamento fatto in punta di piedi, mantenendo ed esponendo con cura tutto quel che si trova celato nelle pieghe di questo romanzo così delicato: i numerosi miraggi della nostra quotidianità, sempre tanto presenti nelle opere di Buzzati e simboleggiati qui dall’attesa dell’assalto di questo Nemico che viene da settentrione, attesa portata alle estreme conseguenze esistenziali al punto da non permettere di riconoscerne pragmaticamente i preparativi; la speranza di una grande occasione, riscatto per esistenze che si esauriscono invece correndo alla ricerca di un senso da raggiungere, senza rendersi conto che esso è dato non da quel che si fa, ma piuttosto da come lo si affronta.

Il risultato è che si aspetta qualcosa di eccezionale che potrebbe non accadere o succedere troppo tardi, lasciando così fuggire il tempo, preferendo accettare una vita sospesa piuttosto che imparare a cogliere il buono che ogni giorno ci può dare.

La finestra sul deserto che tanto affascina Giovanni Drogo al suo arrivo, unica in tutta la fortezza, è situata nella stanza del comandante. Solo lui è in grado di accedere a questa vista privilegiata senza doverlo fare perché di turno come sentinella. Il giovane tenente, appena arrivato, vorrebbe affacciarvisi, forse intuendo che la chiave, il segreto sul quale poggia l’intera struttura sta proprio lì e che si svela al termine dello spettacolo.

Il finale infatti, letto da altri in chiave pessimistica, lascia qui un sapore buono ed è in qualche modo liberatorio perché Drogo, al termine della sua esistenza, privato all’ultimo momento dalla possibilità di poter affrontare il Nemico che finalmente sta arrivando, si riconosce consapevole di aver vinto l’unica vera battaglia degna di essere combattuta, per lui come per ogni essere umano: la paura della morte. Pur senza poterlo fare materialmente, è riuscito nel suo animo a guardare attraverso quella finestra e a sporgersi, finalmente libero e sereno, sul Nulla.

Paola Pini

Trieste, Il Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Dal 11 al 15 gennaio 2017
 
Il Deserto dei Tartari
Di: Dino Buzzati
 
Adattamento teatrale e regia: Paolo Valerio
 
Con (in ordine alfabetico): Alessandro Dinuzzi, Simone Faloppa, Emanuele Fortunati, Aldo Gentileschi (fisarmonica), Marina La Placa (theremin), Marco Morellini, Roberto Petruzzelli, Stefano Scandaletti, Paolo Valerio
 
Scene: Antonio Panzuto
Video: Raffaella Rivi
Costumi: Chiara Defant
Luci: Enrico Berardi
Musiche: Antonio Di Pofi
Movimenti di scena: Monica Codena
 
Produzione: Teatro Stabile del Veneto/Teatro Nazionale
 
Le immagini dello spettacolo sono tratte dai quadri di Dino Buzzati
dedicato ad Almerina Buzzati

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    • Pino Caruso , Il teatro è una forma di felicità interrotta dall’esistenza.

    • Orson Welles , Il teatro resiste come un divino anacronismo.

    • Giorgio Albertazzi , Teatro è guardare vedendo.

    • Louis Jouvet , Niente di più futile, di più falso, di più vano, niente di più necessario del teatro.

    • Arthur Miller , Il teatro è così infinitamente affascinante perché è così casuale. E’ come la vita.

    • Joël Jouanneau , Scrivere, è annerire una pagina bianca; fare teatro, è illuminare una scatola nera.

    • Federico Garcia Lorca , Il teatro è poesia che esce da un libro per farsi umana.

    • Terrence Mann , Il cinema vi renderà famosi; la televisione vi renderà ricchi; ma il teatro vi farà bene.

    • Eduardo De Filippo , Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita.

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