Nora: l’evoluzione del personaggio da bambola a donna

Data:

Una casa di bambola” di Henrik Ibsen in scena dal 7 al 19 febbraio 2017 al Teatro Argentina di Roma

Tratto dagli appunti di Henrik Ibsen:

«Ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un’altra completamente differente in una donna. L’una non può comprendere l’altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo».

 Sentimenti, rapporti di coppia, l’eterno conflitto tra l’identità maschile e quella femminile rimbombano tra le mura della casa di Nora, la “donna-bambola” protagonista, che matura durante lo spettacolo, che cambia, si evolve, cresce o, almeno, prendendo consapevolezza di sé, decide che è il momento di farlo.

Il dramma borghese ibseniano “Casa di bambola”  in scena al Teatro Argentina dal 7 al 19 febbraio  è un testo senza dubbio immortale e grazie alle sapienti mani della regista Shammah diventa ancor di più un delizioso lavoro di analisi dei rapporti tra i ruoli dell’uomo e della donna.

Questo spettacolo riesce a dare un taglio diverso a Nora, nonostante mantenga la sua ambiguità già palese nell’opera dell’autore norvegese, qui non è solo vittima ma anche manipolatrice e calcolatrice, bugiarda fin dall’inizio. Non viene però tralasciata l’importanza dei personaggi maschili, fortemente caratterizzati dalle sfumature che dà Filippo Timi ai tre personaggi maschili che interpreta e cioè Torvald, il marito di Nora, il dottor Rank e l’usuraio Krogstad. Uno e trino, la sua bravura colpisce la platea, grazie ai cambi voci, al suo caleidoscopico trasformismo, valorizzato anche dai diversi abiti e accessori indossati.

A fondo si scandagliano tutte le peculiarità e gli spessori della protagonista, una meravigliosa Marina Rocco così leggera e perfetta in quel ruolo, da sembrare ritagliato su di lei, come un abito sciancrato che segna il suo corpo, in questo caso l’anima, come una doppia pelle. Un’attrice che sa donare al pubblico le stesse emozioni che prova lei-personaggio.

Casa di bambola - foto di Tommaso Le Pera (4) (1)Da una bugia che segna l’intrigo del tessuto intrecciato della trama, piena di omissioni, inganni e, alla fine, anche di rese dei conti, messe insieme come pezzi di un puzzle, si compone piano piano un’appassionante rete relazionale che contrappone sempre la sfera maschile e femminile: non solo Nora e il marito, ma anche lei stessa e il migliore amico di famiglia, il dottor Rank segretamente innamorato di lei, l’usurario e l’antico amore per la Signora Linde e infine la cameriera e il fattorino che, dopo giochi di sguardi, scappano insieme.

Casa di bambola è sempre stata un’opera lungimirante, di illusoria plasticità e misteriosa proprio perché non sa dare ragione a nessuno: chi ha agito davvero correttamente? Nora che prende posizione, realizzando di non saper fare nulla, e decide di abbandonare il tetto coniugale con relativi figli annessi oppure il marito che impone il suo potere di “padrone” e che nel proteggerla e occuparsi di lei non l’ha “educata” e anzi l’ha relegata alla condizione di moglie-bambina e incapace? All’epoca (1879) il finale fu uno scalpore, ma oggi la fragilità e i dubbi di Nora, insofferente per il senso di non-appartenenza alla sua società e per il desiderio di crescere innanzitutto come essere umano e come donna, prima che essere moglie e madre di cui disillusa, capirà di non esserne all’altezza, imparando da sola ciò che è bene e ciò che è male, sono quanto mai attuali e la sua evoluzione e presa di coscienza fanno di lei un’eroina audace.

Il coraggio di una Donna, l’emancipazione data dallo svegliarsi da un torpore menzognero intessuti in un dramma senza tempo, grazie a una regia di effetto e a un talentuoso e preparato cast, fanno di questa rappresentazione, un capolavoro: due ore e quaranta intense, per cui ne vale la pena.

Flavia Severin

Traduzione, adattamento e regia: Andrée Ruth Shammah
Con: Filippo Timi, Marina Rocco (nel ruolo di Nora),
Con la partecipazione di: Mariella Valentini
E con: Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Elena Orsini, Paola Senatore
Spazio scenico: Gian Maurizio Fercioni
Elementi scenici: Barbara Petrecca
Costumi: Fabio Zambernardi, in collaborazione con: Lawrence Steele
Luci: Gigi Saccomandi
Musiche: Michele Tadini
Aiuto regista: Benedetta Frigerio
Assistente allo spettacolo: Diletta Ferruzzi
Direttore dell’allestimento: Alberto Accalai
Pittore scenografo: Santino Croci
Direttore di scena: Marco Pirola
Macchinista costruttore: Tommaso Serra
Elettricisti: Domenico Ferrari, Gianni Gajardo
Fonico: Matteo Simonetta
Responsabile sartoria: Franco Parenti, Simona Dondoni
Sarta: Caterina Airoldi
Produzione: Maria Zinno
Assistente di produzione: Caterina Floramo
Scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti e FM Scenografia
Ringraziamenti del teatro: Susanna Beltrami e Francesca Gilardi Quadrio Curzio
Produzione Teatro Franco Parenti/Fondazione Teatro della Toscana
Ufficio Stampa Teatro di Roma: Amelia Realino
Foto Tommaso Le Pera

 

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