8 – 19 febbraio 2017 al Teatro Franco Parenti, Milano
Uno spettacolo degno dell’ Actors studio e del suo Metodo. Cosa abbastanza rara da vedere, perché nonostante tutti ne parlino, poi, quando è il momento di metterlo in pratica… lasciamo perdere.
Il merito non è tanto della sceneggiatura di Pasolini, ne fu tratto il film “Milano nera” e da cui lo spettacolo prende ispirazione, ma della regia di Paolo Trotti. Perché la storia non è poi così straordinaria, il titolo lo è, invece, come pure il fatto che finalmente Pasolini lascia la canaglia romanesca delle borgate, che tanto lo affascinava (chissà perché), e sale al Nord, attratto dalla nebbia, dai grattacieli, dal boom economico, dalle tangenziali, dal freddo, dalle fabbriche, dalle signore in pelliccia e dalle entreneuse, dai magnaccia in macchina sportive e dalle periferie con i casermoni anonimi, ingredienti che il grande scrittore Scerbanenco sviscerò per tutta la vita, lasciandoci dei veri capolavori di storie noir ambientate a Milano. Consiglio la lettura vivamente.
Trotti fa cominciare in un night a luci rosse e rock&roll, la storia de il Rospo, il Teppa, il Contessa, il Toni detto Elvis, Mosè, Gimkana e le loro vittime. E proprio l’idea del locale è l’occasione per portare sul palco una “guest star” diversa ogni sera, dando allo spettacolo una varietà che certamente è molto apprezzata, e non lascia mai un momento alla noia, all’intellettualismo e allo snobismo, che troppo spesso succede quando si tocca PPP. E’ divertente, ricco di trovate, ironico, la musica dal vivo suonata alla batteria da Diego Paul Galtieri è piena di ritmo e accompagna la vicenda come una colonna sonora in un film e verrebbe voglia di ballare con loro, fumare, bere e altre cose.
Sì perché pur essendo uno spettacolo teatrale, il regista ha cercato il più possibile di dargli un taglio cinematografico, nonostante sul palco ci siano solo due attori che si alternano nell’interpretare tutti i protagonisti di una notte brava dell’ultimo dell’anno, piccoli criminali, teddy boys sbruffoni e con la voglia di divertirsi, di fare a botte, di sfogare nella violenza e nella provocazione le loro vite senza successo, mediocri e monotone.
Belle molte idee registiche che ci fanno immaginare situazioni, vedere luoghi pubblici e privati. Basta la fantasia e la bravura di un regista per portarci lontano, ricreando con poco quello che gli attori ci stanno raccontando.
Lo scheletro paludato da stripper donna è una genialata ironica e macabra, che chiude uno spettacolo speciale.
E un grazie immenso a Trotti per aver scelto e diretto Diego Paul Galtieri e Stefano Annoni che tiene la scena in maniera straordinaria, con la sua presenza e bravura da Actors Studio e che mi ha ricordato Marlon Brando in “The Wild One” (Il Selvaggio), film che tratta dello stesso tema ma ambientato negli Sates. Annoni e Galtieri sono molto diversi fisicamente e per i loro background ma il regista li porta sullo stesso piano, alto, dando ad ognuno i ruoli che più sentono congeniali, e che spaziano dall’ omosessuale all’intrattenitore, dalla barbona alla marchesa snob, per citarne alcuni e loro ci riescono alla grande. A me sembrava che non recitassero affatto, ma che incarnassero quella storia, quei personaggi come fossero parte di loro. E chissà, forse era proprio così.
Two thumb up per tutti!
Daria D.
