Venezia Mestre, Teatro Toniolo, 11 febbraio 2017
Arriva a Mestre una ventata di spensieratezza. La stagione Io sono musica del Toniolo ospita la Salon Orchester fondata e diretta dal violinista Michal Ďuriš all’interno dell’Orchestra Sinfonica della Rai. Progetto ambizioso quello del giovane slovacco, divulgare il repertorio musicale diffusosi in Europa durante l’ultimo secolo di vita dell’Impero austro-ungarico. La politica espansionistica del Kaiser portò a un inevitabile mix di ceppi culturali che influenzarono pure la produzione musicale. Gli Strauss, Lehár, Kálmán e altri compositori attinsero copiosamente a tale patrimonio, consegnando ai posteri pagine celeberrime che da noi, fervidi conservatori delle glorie nazionali, arrivano purtroppo solo in prossimità del Capodanno. Curiosità storica: il territorio veneziano cadde in mano alla dominazione asburgica, con ovvio malcontento della popolazione che sempre cercò di ribellarvisi senza risparmiare valorosi atti di forza quali, ad esempio, la Sortita dell’ottobre 1848.
Ďuriš, che a sedici anni iniziò a suonare con gli Stehgeiger viennesi apprendendone la tecnica e la sensibilità, ci fa conoscere una tradizione specifica, quella del Salon. Il Neujahrskonzert ha ormai abituato il pubblico italiano ai valzer per grande orchestra, mentre l’effetto creato da compagini ridotte come questa è completamente differente. L’orchestrina rievoca infatti quelle dei caffè e delle feste – archi, clarinetto e tromba – impegnata in melodie per lo più conosciute con un tocco di umorismo e sempre ben accetta joie de vivre. Ďuriš intervalla i vari brani con piccoli aneddoti. Se da noi La canzone del Piave, scritta nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta alias E. A. Mario, divenne uno dei più celebri inni patriottici, sull’altro fronte Lehár scrisse una Piave Marsch per il 106° Reggimento di Fanteria del Barone Antal Lehár. Wo die Zitronen blühen si sentì per la prima volta da Strauss jr. il 9 maggio 1874 al Regio di Torino col titolo Bella Italia. Tornato in patria, rinominò il pezzo traendone il titolo da una frase del goethiano Wilhelm Meisters Lehrjahre, “Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn?”, chiaro riferimento alla Sicilia. La Tik-Tak-Polka è arrangiata su alcune arie della Fledermaus unite tra loro dall’incalzante Uhr duett di Rosalinde ed Eisenstein.
Nel Wiener Melange i titoli caratterizzati da un maggior liricità, quali Vilja Lied e Lippen schewigen, risultano meno precisi rispetto a quelli in cui si predilige ritmo e incisività, come Alles tanzt Polka di Mosheimer o Wien bleibt Wien di Schrammel. Ďuriš è violinista virtuoso e lo dimostra con Jalousie di Gade e la Csárdás di Monti, profondendosi in esecuzioni appassionate. I colleghi lo sostengono in maniera professionale, ma mancano di quell’accuratezza e precisione tipica dei nordici.
Calorosi applausi da parte dei pochi convenuti e bis con An der schönen blauen Donau, di cui Ďuriš ricorda il testo satirico di Josef Wey, e Fascination.
Luca Benvenuti