Chiedi chi era Dino Zoff…

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Chiedi chi era Dino Zoff.

A me l’hanno chiesto. Proprio due giorni fa. Uno che non è più nemmeno tanto giovane, eppure non ha fatto in tempo a vederlo giocare.

Ne sono rimasto sorpreso. Figuriamoci: per me, Zoff ha smesso l’altro ieri….Anzi, quando a Sky fanno le grafiche prepartita, quasi mi meraviglio di non vederlo in formazione.

Il dibattito è su chi sia stato il più grande tra Dino Zoff e Buffon, che gli ha appena battuto un record.

Ed è una domanda che, purtroppo, cade nel vento: stavolta ha ragione Sconcerti, perchè Zoff e Buffon sono due pianeti completamente diversi… Come voler paragonare il biliardino (o il ping pong) alla versione più moderna della playstation.

Buffon è Nembo Kid: è il più bravo di una generazione bionica che ha rivoluzionato un ruolo (quello del portiere) e lo ha fatto diventare materia scientifica. Fatto di calcoli, preparazioni ad hoc e fisici mostruosi che ormai non scendono più sotto il metro e novanta.

Zoff, era un uomo. E con lui, erano uomini Albertosi, Castellini, Bordon, Superchi e persino Tancredi, che fu tra i portieri migliori degli anni 80 pur avendo misure che oggi faresti fatica a strappare un provino alla Pianese.

Un paragone si può tentare come fenomenologia, al limite.

E lì, sia l’uno che l’altro incarnano due modelli abbastanza simili… Zoff è stato, per anni, il professionista ideale; nell’Italia un po’ codina e un po’ bacchettona dell’epoca, era il prototipo dell’atleta serio. Quello senza grilli per la testa che parlava poco, rideva ancora meno ed era inattaccabile dentro, ma anche fuori dal campo.

Anche Gigi Buffon è un fior di professionista, intendiamoci.

Ma è figlio del mondo che viviamo, fatto di gossip e di pomeriggi da Barbara d’Urso. E allora scappa fuori la Seredova e poi la D’Amico: la tendenza (spesso silenziata) ad indugiare sulle scommesse calcistiche, che ai calciatori sarebbero vietate. Il fallimento della Zucchi s.p.a, i milioni di euro persi ai videopoker e alle tombole online.

Di Zoff, mai sentito nulla di simile… Ce lo immaginavamo a letto non dopo le dieci di sera o al massimo a mangiare la pizza con Scirea e le rispettive mogli (ovviamente amicissime): Ma va detto che era un mondo più ingenuo, e noi andavamo a messa quasi ogni domenica.

Di certo, sono stati (e Buffon lo è ancora) due campioni fantastici e due idoli incontrastati.

Buffon è il protagonista del mondiale 2006; Zoff è quello che alza la Coppa al Bernabeu, nell’82.

Stessa coppa e niente di diverso, apparentemente.

Eppure, proprio lì sta la differenza tra l’uno e l’altro: la stessa differenza che c’è tra il Mondiale del 2006 (che fu una straordinaria impresa) e il Mondiale dell’82, che fu invece una cosa epica.

I protagonisti del 2006 giacciono quasi dimenticati negli anfratti dei ricordi (Materazzi, Grosso, Zambrotta, Cannavaro… Qualcuno sa dirmi che fine abbiano fatto?). Gli eroi dell’82, invece, sono tutti lì, vivi e vegeti, dopo quasi trentacinque anni…E basta rivedere (pur invecchiati) Antognoni, Bruno Conti e Tardelli, e ti vengono le palpitazioni al cuore.

Eccoci, dunque.

La differenza non è nella grandezza di Zoff e di Buffon.

Piuttosto nella diversa percezione, ormai, che si ha del pallone e dei suoi protagonisti.

Quando andava di moda Zoff, i calciatori erano prima di tutto grandi campioni. Se ne collezionava le figurina, si vedevano alla Domenica Sportiva (in bianco e nero) e ci parevano personaggi da fiaba… Poi, erano anche miliardari. Ma la cosa non ci interessava granché.

Nell’epoca di Buffon, il concetto si è ribaltato: prima viene il miliardario (con la velina al seguito e la Ferrari in garage, pronta da sfasciare), poi arriva il campione da ammirare.

Ma se arriva, arriva sempre con un po’ in ritardo.

E ci lascia in bocca un retrogusto più amaro.

Riccardo Lorenzetti

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