Gli incubi di Macbeth

Data:

Venezia, Teatro Goldoni, dal 9 al 12 febbraio 2017

L’omaggio ai quattrocento anni dalla scomparsa di Shakespeare continua al Goldoni con Macbeth, dopo Titus Andronicus uno dei testi più cruenti scritti dal Bardo. Tratta da fonti storiche precise, la vicenda del regicida si presta a molteplici analisi testuali e psicologiche, senza che l’enigma trovi risposte definitive. Chi sostiene Macbeth in balia di forze superiori che ne annientano la personalità, chi lo fa criminale consapevole delle proprie azioni, chi un uomo che ha paura, ma capace di compiere il male ugualmente. Il capovolgimento del senso morale delle cose è evidente già nell’iniziale “fair is foul, and foul is fair” e nulla potrà impedire il compiersi dell’oscuro oracolo.

Indubbiamente, questo è certo, Macbeth è tragedia del gnòthi seautòn e del desiderio di autorità che trasforma “un uomo fatto di latte” in belva sanguinaria. Sotto tale lente Luca De Fusco legge il dramma shakespeariano, enfatizzandone la dimensione onirica e spettrale, in un allestimento fluido. Tutto comincia da un uovo, di quelli che si vedono nelle allucinazioni di Bosch, attorno a cui si agitano le tre streghe-danzatrici, mentre la voce fuori campo di Angela Pagano le fa parlare come unica entità. Sono, i loro e quelli della sibilante Ecate, corpi bianchi che rimandano alle Gorgoni di Klimt, i volti ritratti in espressioni diaboliche. Da quest’uovo principia la disgregazione, la fuoriuscita di quell’energia malefica che Macbeth raccoglierà rendendola umana. La scena è declinata nelle mille sfumature del buio, non c’è spazio per la luce come non c’è nella mente del re un barlume di pietà. La scenografia pensata da Marta Crisolini Malatesta è elementare, ma di forte impatto visivo, composta da praticabili e geniali sipari fatti di sottilissimi fili neri giustapposti. Su di essi, calati in vario modo, vengono proiettate visioni, rapaci e volti inquietanti, in un intelligente miscuglio tra teatro e video arte. La foresta è l’ambiente meglio ricreato tramite tale espediente, tanto che la ridda delle sorelle fatali nel quarto atto, dove vengono invocate le apparizioni, richiama alla mente, tramite un azzeccato anacronismo, quegli horror vittoriani a cui ci abitua tanta cinematografia recente. Le musiche di Ran Bagno commentano propriamente le lugubri atmosfere. I costumi in stile di Zaira de Vincentiis si armonizzano con le cromie della scena, mentre la foggia ottocentesca della gonna della lady apre curiose riflessioni sul potere e la Storia.

De Fusco dirige un valido cast tra cui si distinguono Luca Lazzareschi nel ruolo eponimo e Gaia Aprea. Ricordo quest’ultima in vari spettacoli del regista napoletano, tra cui uno stupendo Impresario delle Smirne in cui palesava buone doti di cantante. Qui l’attrice dà spazio alla sua formazione prettamente drammatica, sfoggiando una dizione chiara, invero non ricca di sfumature, ma consona alla freddezza della lady. Lazzareschi risente anch’esso di una recitazione altisonante e accademica, ma conferisce a Macbeth quelle sfumature necessarie per comprendere appieno il personaggio. Omogeneo il livello degli altri componenti. Due osservazioni: il microfono non è necessario poiché gli interpreti sanno portare la voce e il rallenty durante il duello Macbeth-Macduff è “caccola” imperdonabile.

Applausi calorosi da parte del nutrito pubblico alla recita del 12 febbraio.

Luca Benvenuti

Foto Napoli Teatro Festival
Macbeth
di William Shakespeare
Traduzione: Gianni Garrera
Adattamento e regia: Luca De Fusco
Personaggi e interpreti:
Macbeth: Luca Lazzareschi
Lady Macbeth: Gaia Aprea
Malcom, Sicario: Giacinto Palmarini
Macduff: Claudio Di Palma
Ross; un gentiluomo: Fabio Cocifoglia
Banquo; medico scozzese: Paolo Serra
Lennox: Paolo Cresta
Duncan; un vecchio; Seyward: Enzo Turrin
Fleance; figlio di Macduff: Francesca De Nicolais
Lady Macduff; dama di Lady Macbeth: Federica Sandrini
Messaggero; portinaio; servo; Seyton: Alfonso Postiglione
Ecate: Alessandra Pacifico Griffini
Donalbain; sicario; messaggero: Luca Iervolino
Capitano ferito; giovane Seyward: Gianluca Musiu
Danzatrici della compagnia Körper: Chiara Barassi, Sibilla Celesia, Sara Lupoli
Voce fuori campo: Angela Pagano
In video: Lorenzo Papa
Scene: Marta Crisolini Malatesta
Costumi: Zaira de Vincentiis
Luci: Gigi Saccomandi
Musiche: Ran Bagno
Installazioni video: Alessandro Papa
Coreografie: Noa Wertheim
Produzione: Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Catania, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

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