“Mozart”, sulle tracce di un genio

Data:

Sala Acomea di Milano, 1-12 Marzo 2017

“È impossibile comprendere un genio se non si sia mai fatto il tentativo di comprendere se stessi”. Prende le mosse da questo pensiero l’ultimo lavoro di Giuseppe Cederna, il monologo “MOZART ritratto di un genio“, in scena al Teatro Franco Parenti di Milano dall’1 al 12 marzo. Per cercare di svelare il mistero della personalità di Mozart, lo spettacolo inizia un viaggio che, attingendo ai ricordi strettamente personali del protagonista e autore del testo, rivisita gli albori della sua ultra decennale traiettoria artistica. Messa nel cassetto (si immagina con qualche comprensibile delusione familiare) la laurea in biologia, la gavetta di Cederna è di sapore genuinamente clownesco. Nelle piazze d’Italia, in piazza Navona nel 1977, laddove conquistare l’attenzione dei passanti è il Successo e la accettazione dell’imprevisto è la Regola.

Sì, ma Mozart ?

Ora ci arriviamo. Tutto inizia con il provino per il ruolo di protagonista nello spettacolo Amadeus di Peter Shaffer, spinoff teatrale a seguito del grande successo dell’omonimo film. Il provino fu coronato da successo: le caratteristiche infantili e spensierate attribuite a Mozart trovarono infatti felice espressione nelle abilità clownesche del giovane Cederna. Nella ricerca di testi con cui approfondire la natura del personaggio, Cederna si imbattè nella corposa biografia mozartiana di Wolfgang Hildesheimer (l’autore della frase di apertura di questo articolo), scoprendo che il padre Antonio lo conosceva e che le abitazioni delle due famiglie erano geograficamente molto prossime, tra la Valtellina e la svizzera Poschiavo. Il successivo incontro con Hildesheimer lascerà una traccia profonda in Cederna che in una recente intervista ne ha ricordato l’approccio psicanalitico. “La sua convinzione era che Mozart componesse per contrastare il dolore della vita, traendo da ciò la forza per compiere il proprio lavoro fino in fondo, contro ogni avversità e condizionamento. Questa è la moralità sempre attuale della sua musica: lui ha amato quello in cui ha creduto”. Su questa ipotesi interpretativa Cederna modellò il proprio personaggio in quella lontana rappresentazione teatrale, con la regia di Missiroli e Umberto Orsini nel ruolo di Salieri.
A distanza di così tanti anni, oggi alla biografia Mozart di Hildesheimer Cederna si ispira liberamente per lo spettacolo in scena in questi giorni.

Corriere_dello_SpettacoloLa vestizione in scena degli abiti dell’epoca ci cala dunque nell’epoca e, in particolare, nell’enigmatica e inafferrabile personalità di Mozart, di cui viene ripercorsa la breve e intensissima vita artistica. Una vita da subito caratterizzata da intuizioni già controcorrente: “Tutte le opere serie sono noiose, e io voglio trasformare il pubblico in Dio”. Ci sono dunque la fatica e la pazienza del bambino prodigio, esibito qua e là in Europa dal severo e vecchio padre musicista Leopold. E l’intesa profonda e il divertimento vivace con la madre perennemente allegra e fecalmente scherzosa. E l’incontro con Stanzi (Costanze) la “moglie dolce e birichina” (che in qualche modo ripropone il modello materno della accettazione serena e spensierata), così importante quando le fortune declineranno e le difficoltà economiche si faranno più pressanti. In giro per l’Europa Mozart parla con sé stesso, in una lingua infantile, intraducibile ed estremamente vitale. “Quando suono il piano mi trasformo in un altro, la musica mi attraversa il corpo e perdo il contatto con il mondo”.

La musica è la naturale protagonista della piece. E dunque è assolutamente appropriato che il racconto e la rappresentazione degli episodi della vita siano accompagnati dalla musica al pianoforte del maestro Sandro D’Onofrio, debitamente imparruccato e vestito al modo dell’epoca.

Un carattere bizzarro dai tratti molto infantili, si diceva, ben rappresentato da un attore con trascorsi di clownerie. Ma in questo spettacolo di oggi, rispetto a tanti anni fa l’uomo attore è maturo e la resa del personaggio ha spazi importanti di riflessività. Del resto anche Mozart, pur nella sua pur breve vita, dovette soffrire per molte morti. Del severo padre innanzitutto, ma poi della amata madre e dei bimbi suoi prematuramente scomparsi. E persino dell’amato stornello, così profondamente caro perché in grado di replicare fischiando le note iniziali di una sua opera. Ne trae dunque Mozart la convinzione che la morte sia la chiave per comprendere e apprezzare la vita: “Sia pur giovane, ogni mattina sono ben lieto e grato di potermi risvegliare”.

Morirà nella povertà più dura e, come noto, verrà seppellito in una fosse comune. Incredulo, negli ultimi anni di vita, dell’appannamento così rapido della sua stella e della sua uscita dalle mode contemporanee.

Guido Buttarelli

di e con GIUSEPPE CEDERNA
Regia Ruggero Cara – Elisabeth Boeke
Scene Francesca Sforza
Costumi Alexandra Toesca
Luci Paolo Latini

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