Il viaggio di Ecuba ci parla dei nostri tempi. Intervista al regista Francesco Branchetti

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Francesco Branchetti, spesso ospite sulle nostre pagine, dopo la tournée con Barbara De Rossi con Il Bacio,  di Ger Thijs, torna a Roma con un nuovo spettacolo scritto da Gianni Guardigli. Il viaggio di Ecuba debutterà al Teatro Torbellamonaca il 19 maggio.

Francesco, negli anni ci siamo incontrati spesso qui sul Corriere dello Spettacolo. L’ultima volta credo fu per Medea con Barbara De Rossi. Una collaborazione che è continuata con altri due spettacoli. Che esperienza è quella con Barbara?

Ho conosciuto Barbara poco più di 3 anni fa ed è nata,anche con Isabella Giannone che lavora con me, una collaborazione artistica e credo un’amicizia profonda. Io ho sempre  cercato la strada delle collaborazioni continuative  nel tempo e credo che affinché una collaborazione possa andare avanti serva però anche, come per qualsiasi cosa che riteniamo preziosa, un impegno serio nel  proteggerla ed è questo credo che caratterizzi ogni collaborazione che dura molto nel tempo e cioè  la cura e la protezione di ciò che riteniamo importante. Mi auguro che con Barbara ci sia questa possibilità  e penso di si; Barbara è un attrice oltre che straordinariamente talentuosa  anche molto rispettosa e dal carattere profondamente  gentile per cui l’esperienza di lavorare con lei è estremamente facile oltre che stimolante e  piacevole. Mi auguro che, al contrario di altre collaborazioni fatalmente  interrotte sicuramente  per incuria reciproca, quella con Barbara sia  invece una collaborazione che duri nel tempo e spero di essere solo all’inizio di un lungo percorso lavorativo ma soprattutto artistico.

francesco branchetti 213Torni a Roma, dopo il tour de Il Bacio, al teatro Torbellamonaca, con un testo di Gianni Guardigli, altra collaborazione storica, che attinge alla tragedia greca: Il viaggio di Ecuba. Un’altra scelta non facile, ma tu non sei nuovo a queste sfide, sfuggi sempre allo scontato.

Nel  “Il viaggio di Ecuba” ritrovo Gianni Guardigli, il commediografo italiano contemporaneo che amo di più e con cui collaboro ormai da molti anni e ritrovo Isabella Giannone con cui  la collaborazione e la stima sono addirittura più che ventennali  e abbiamo tentato tutti e tre di tornare a rischiare molto in questo spettacolo e cioè di cercare di catturare il senso più profondo di ingiustizia, di solitudine, di dolore e di disperazione  che l’esser profugo, reietto, tollerato, spintonato, sopportato, inevitabilmente provoca oggi e abbiamo tentato  di trasferire dalla tragedia greca alla contemporaneità più dolorosa e straziante  la potenza  di una ammonizione, di una “profezia” che dovrebbe far riflettere profondamente  tutti noi  e che ci indica una direzione  che forse è  totalmente diversa da quella che il mondo attuale talvolta sembra aver preso nei confronti di tutto ciò che viene considerato “altro da se”.  Mi auguro che il pubblico riesca ad immedesimarsi in un personaggio apparentemente così lontano come quello di  Ecuba, allo stesso modo in cui è riuscito  spesso in tanti miei spettacoli a cogliere il tentativo sincero e a volte anche molto rischioso di parlare a cuore aperto, di raccontare attraverso i sentimenti  di un personaggio, i miei sentimenti  e forse i sentimenti  di molti di noi.

Ecuba, moglie in seconde nozze di Priamo, prigioniera di guerra, la tragedia dei suoi figli. Chi è Ecuba oggi? Immagino che Guardigli attualizzi la sua figura.

L’Ecuba del nostro spettacolo è un personaggio moderno, contemporaneo, che  vive oggi la condizione dei profughi e che in molti aspetti ci riporta all’Ecuba classica; ma il nostro è uno spettacolo profondamente  incentrato sulla contemporaneità dell’essere straniero, profugo, orfano e privo di tutto, osteggiato, disprezzato e profondamente  non voluto. Questa Ecuba   è profondamente moderna in quanto  è, oserei dire, una piccolo-borghese. E’ una donna che ha vissuto in una dorata normalità gli  anni  più belli della sua vita e poi ha perso tutto perché la storia  ha decretato così. Si è  trovata dalla parte sbagliata nel momento sbagliato e ha dovuto fare i conti con le vergognose piccinerie che avvolgono talvolta l’animo umano, ha vestito i panni della profuga  in un mondo che odia la diversità perché ha paura di tutto, in un mondo che detesta il dolore altrui perché ha paura degli specchi.  Questa Ecuba, come sostiene l’autore,  è assassina e spirituale allo stesso tempo. Spoglia l’essere umano e lo rende nudo, incapace di nascondere le sue debolezze, urla la sua verità come una coscienza spietata può parlarci di notte quando i sogni hanno il coraggio di urlarci in faccia le verità più scomode. In questo, Ecuba, sostiene sempre Guardigli, diventa una povera donna di oggi che porta in sé le intuizioni di un profeta. La perdita della patria, della terra, della tranquillità e, ancor più, la perdita dei figli che se ne vanno a uno a uno è il toccante leitmotiv delle tappe della vita di questa “mater dolorosa” che vive il passaggio fra due periodi storici in cui il futuro è una paurosa incognita.

Isabella Giannone torna sulla scena, diretta da te in questo spettacolo. Che tipo di lavoro hai sviluppato con lei, che stimi moltissimo? In che direzione lavora la tua regia per questo spettacolo?

È una regia quasi interamente incentrata sul lavoro con l’attrice sui piccoli gesti , sulle piccole sfumature che può avere un sentimento, sul profondo senso del “perdersi” in questo nostro mondo così afflitto e tormentato, si tratta di un lungo lavoro “di cesello” su ogni passaggio emotivo che il testo impone. I sentimenti che cambiano inesorabilmente si leggono nelle espressioni, nei piccoli gesti, negli sguardi. Nel “piccolo”  vivono i sentimenti che caratterizzano i passaggi di questo terribile viaggio  nella disperazione e nel dolore più inconsolabile . Naturalmente oltre al lavoro con Isabella Giannone poi ovviamente ci sarà anche un lavoro musicale molto attento ad accompagnare stati d’animo, passaggi ed emozioni di questo terribile viaggio nell’inferno privato e profondo di questo personaggio straordinario.

Isabella Giannone- (attrice)Che spettacolo sarà Il viaggio di Ecuba, cosa scoprirà il pubblico al Teatro Torbellamonaca  il 19 maggio?

Mi auguro che questo spettacolo riesca a compiere il miracolo di raccontare “l’altro da se” in una maniera tale da farci capire che quello che noi vediamo come “altro da noi” come diverso, in realtà non è che un’illusione in cui cadiamo o in cui ci fanno cadere, è una terribile lente deformante spesso a farcelo vedere così… in realtà ciò che vediamo come diverso come “altro” come “distante” non è che il nostro stesso essere che non riusciamo a riconoscere, perché passato attraverso altre esperienze, altre culture, altri avvenimenti, spesso  nato in situazioni e condizioni che riusciamo a stento ad immaginare e mi auguro che lo spettacolo riesca a compiere il miracolo di mostrare la spaventosa identità di emozioni, sensazioni, paure  e affetti profondi che ci può essere tra quelli che noi talvolta definiamo “NOI” e quelli che noi  sempre talvolta definiamo  “LORO”.

Nella prossima stagione ti rivedremo a Roma, e con cosa?

Nella prossima stagione sarò a Roma con IL BACIO, di GerThijs, con Barbara De Rossi .

Francesco, ti invito a lasciare, su queste pagine, il tuo personale invito ai nostri lettori romani. Un motivo per andare a vedere Il viaggio di Ecuba al Teatro Torbellamonaca dal 19 al 21 maggio.

Per la capacita di Gianni Guardigli,  di restituire  al teatro e alla scrittura teatrale il suo compito di sondare e riflettere su ciò che significa essere umani e agire da umani e per la straordinaria capacità interpretativa e adesione emotiva che Isabella Giannone sta regalando a questo personaggio e che senz’altro ci farà rivivere il viaggio doloroso e straziante  di Ecuba che tanta storia contemporanea ci farà tornare alla mente.

Paolo Leone

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