FE Fabbrica dell’Esperienza, Milano, 11 giugno -18 giugno 2017
Cosa rimane quando si alza la nebbia? Quando i sogni svaniscono e ci si guarda allo specchio, e magari ci si ritrova con qualche capello bianco in più? Una giacca strappata e tanta nostalgia. Così sembra suggerire “La città degli specchi” scritto da Antonello Antinolfi drammaturgo del Teatro del Simposio che con Francesco Leschiera, anche attore protagonista, presentano lo spettacolo al Milano off festival.
Un uomo ancora giovane ma non abbastanza per sperare e sognare ancora, secondo lo standard della società in cui vive, si ritrova a parlare del passato, di un passato ben preciso, con un musicista/alter ego, un “terrone” interpretato da Walter Bagnato, che suona la fisarmonica e che sembra vivere senza tempo, qui e ora. Merito della musica o dei sogni che non ha mai perso?
Quella nebbia che l’uomo ricorda con nostalgia come un paradise lost, presenza imponderabile della sua Milano, ha il magico potere di livellare tutto, “mette tutti in grigio”, solo una bicicletta gialla è distinguibile, una gonna di donna che passa senza fretta portandosi via il suo sguardo inaspettato. Perché, alla fine, del passato ci rimangono solo flash di immagini e i sogni che avevamo ci appaiono come occasioni mancate per il futuro.
“Ve lo ricordate il futuro?” dice l’uomo facendo riferimento al 1987, trent’anni volati via nel ricordo di luci sempre accese e grandi opportunità nella città più ricca e moderna d’Italia, dove manager in carriera e politici astuti indossavano completi grigi come la nebbia e si ritrovavano nei locali alla moda e al suono della disco dance architettavano e regalavano il futuro, “un’allucinazione collettiva” la cui alternativa è stata questo presente labile e illusorio.
Attraverso ricordi, poesie, parole, profumi perduti, l’uomo rincorre il suo passato e ogni immagine è uno specchio in cui si riflettono i sogni che aveva e che non ritrova più.
Un testo che con poesia e leggerezza affronta pesanti temi sociali e, accompagnato dalle note della fisarmonica, ci racconta di un’umanità o almeno una parte di essa, quella migliore, che non ha nostalgia solo del benessere materiale ma anche delle piccole grandi cose dello spirito, di volti, parole, incontri, aromi, perfino della nebbia che con gli anni si è diradata come se anche lei non trovasse nel presente nessun “sorriso inaspettato”, nessuno specchio che non rimandi immagini inguardabili. Una generazione disillusa che si ritrova a terra, a strisciare, dreamless nelle strade di Milano, come di Parigi, o New York o Londra.
Ma dal fondo si può solo risalire o morire del tutto.
Oppure continuare ad ascoltare la canzone di Jannacci: “…la luna è una lampadina… attaccata sul plafone, e le stelle sembrano limoni tirati nell’acqua. E io son qui, sul marciapiede, che cammino avanti e indietro…” nell’attesa che ritorni la nebbia…
Daria D.
La città degli specchi
di Antonello Antinolfi
diretto ed interpretato da Francesco Leschiera