III edizione estiva della rassegna “Il Teatro che Danza” al Teatro Argentina

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Terminata la normale programmazione della prosa,che avrà un’appendice straordinaria il 26 e 27 c.m. con il tragico Tito Andronico, di Sir William Shakespeare all’Argentina, ha preso il via martedì scorso la dinamica sezione Tersicorea che prevede 11 creazioni per 20 rappresentazioni tra la centrale sede di fronte agli scavi della gloriosa “urbs” e la ristrutturata vecchia fabbrica della Mira Lanza al quartiere Marconi, nota come “teatro off” India. I coreografi scelti per la visione delle migliori idee e forze della danza moderna sono ben dodici, alcuni già affermati come: G. Rossi, E. Cosimi, C. Rizzo, S. Rampelli; altri in via di definizione e sulla rampa di lancio quali S. Lombardo, J. Guidetti. Ad inaugurare la “kermesse” è stato lo spettacolo “Sulla felicità” appunto di G. Rossi, in cui s’è indagato il concetto di gioia, letizia e come si possa conquistarla e mantenerla per la serenità della persona. I “Performers” erano undici ed ognuno raccontava una sua concezione particolare muovendosi con libertà, brio ed ilare vivacità sulla scena; inizialmente una pseudo donna anziana, nonna, fosse andata con uno dei “viaggi della speranza” a Lourdes ed avesse ottenuto il miracolo della fede: al momento dell’operazione ortopedica al ginocchio, questo s’era rivelato guarito, il problema traumatologico non esisteva più. Proprio il movimento nello spazio, il rapporto tra gli individui e la molteplicità dei sentimenti scaturiti da tali contatti, sono il leitmotiv della progettazione di codesti coreografi per lo più “under 35”. Su siffatta linea si colloca lo studio di Giorgio Rossi, direttore della compagnia Sosta Palmizi sull’origine della felicità fisica e psichica personale, al di là di qualunque barriera culturale, sociale ed anagrafica. Nel balletto, fatto di canto,musica e parole, qualcuno diceva di trovare l’ebbrezza nel clima e nell’atmosfera delle stagioni, altri nella relazione con gli animali ed infine nello “star system” del cinema in un intervista con foto, osé patinate da vip a fior di quattrini. Taluno dunque pone la felicità nel possesso materiale e consumo, altri nello stato d’animo ed incerti sogni. Siamo perciò in una fluida congerie d’utopie, indici d’estrazioni pedagogiche diverse e variegate,distanti provenienze geografiche,europee ed internazionali, con un linguaggio universale ricco d’influssi mentali e territoriali. Domenica, ci sarà una testimonianza con la danza indiana: Bhinna Vinyasa di J. Palazhy, direttore dell’Attakkalari centre for movement arts di BANGALORE, dove arte e letteratura si contaminano tra citazioni d’esperienze fatte, pezzi onirici, viaggi di trasferimento con sottofondo musicale del tedesco M. Lutz tra elettronica e suoni dell’India del sud.

Susanna Donatelli

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