“Metti una sera a cena con Peppino”… e con Antonio Castaldo

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Diciamolo subito: Metti una sera a cena con Peppino è un documentario quadrato, centrato, equilibrato, ben impostato e ben orchestrato nelle sue varie componenti, ben amalgamato nei vari stili di racconto che presenta: le interviste, cioè le parole, si legano talvolta ad immagini in animazione velatamente poetiche, o a sequenze in fiction, come quella che apre il film sulla preparazione di una tavola per la cena, che evocano un’essenza puramente cinematografica importante (dai toni, ai tagli di luce e le scelte delle inquadrature), e richiamano alla mente quel cinema italiano pensato bene e costruito poi altrettanto bene come poteva essere appunto quello di Giuseppe Patroni Griffi.

Il documentario di Antonio Castaldo ha il pregio fondamentale e non scontato di riuscire a raccontare questo personaggio poliedrico dell’arte italiana, operativo tra gli anni ‘60 e ’70, anche a chi non ne conoscesse le gesta e le imprese, a chi ne fosse estraneo, suscitando quindi quelle sensazioni basilari di un’opera d’arte che sono la curiosità e l’interesse, indispensabili per contribuire alla fruizione di un prodotto di ogni genere, ma che per il documentario non è mai così ovvia. E lo fa in modo anche provocatorio, schietto, riflettendo di fatto i caratteri comportamentali di questo personaggio, soprannominato affettuosamente dai più, amici e colleghi, con il nome di Peppino, che proprio il film di Castaldo cerca di raccontare, in modo conciso ma esaustivo, in tutte le sue accezioni e sfumature: da un lato quindi il Peppino regista teatrale e cinematografico, sceneggiatore, drammaturgo, scrittore, ma anche dall’altro lato il Peppino amante, amico, fratello, cioè l’uomo dietro la professione, che poi era l’uomo forgiato dalla sua professione, plasmato da quello che faceva, un tutt’uno, segno di coerenza e coesione. Ci muoviamo quindi tra le parole di illustri personaggi, come l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, attori quali Kaspar Capparoni e Massimo Ranieri, il critico Valerio Caprara, lo scrittore Raffaele La Capria, o il “maestro della luce” Vittorio Storaro, e molti altri: testimonianze e ricordi di chi l’ha vissuto che permettono di scolpire e ricavare una figura piena e a tutto tondo di questo autore anticonformista e coraggioso dal blocco di marmo del contesto artistico italiano (fatto anche di molta ignoranza).

Metti a sera una cena con Peppino è un film che ha ritmo, che riesce con un montaggio equilibrato ad amalgamare il tutto e lanciare poi attraverso anche gli stessi scritti e le opere di Giuseppe Patroni Griffi messaggi rilevanti, anche caduti in disuso, spaziando da temi attualissimi come l’omosessualità, a principi più antichi ma eterni, come la condivisione, la solidarietà, la forza che si sprigiona nel fare gruppo, nell’unirsi, nel mettersi a tavola. Non da soli. Ma insieme.

Voto 7 su 10

Simone Santi Amantini

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