Cambiomente: Il nuovo libro di Fiorinda Pedone e Stefania Piccini

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La natura più profonda di ogni essere vivente è poesia ed è proprio lì, nel suo centro d’ispirazione, che ogni uomo può far nascere un dialogo capace di unire ed essere comunità”.

Fiorinda Pedone Stefania Piccini

 

Oggi più di altri giorni precedenti della mia vita mi sono reso conto che una mia determinata scelta non è stata del tutto sbagliata. Mi riferisco alla mia scelta – mai raccontata – di fare di Socrate un modello da seguire. Da questa scelta, presi la decisione di occuparmi di filosofia rivolgendo a essa uno sguardo volto a una visione poetica e puntando a un utilizzo pratico della stessa. Prima di questa decisione potevo scegliere d’essere un professionista ma io ho scelto d’essere un uomo o meglio un uomo con un proprio sapere ma senza sapere. Dietro a tale pensiero c’è stata sempre la mia dottrina, che consiste nel credere nell’essere umano. Io ho sempre creduto in ogni singolo essere umano, mi sono sempre detto che ogni singolo è un essere speciale e non esiste nessuno che non lo sia. La sua specialità l’uomo la perde nel momento in cui si imprigiona nel suo concetto, in quel concetto in cui si definisce un “grande senza mai esserlo veramente”, perché proprio in quel momento in cui diciamo d’essere dei grandi, ci perdiamo e siamo vittime dell’illusione. Non si è professionisti senza l’umiltà e accettazione d’essere semplicemente  degli esseri umani come qualsiasi altro. In un tutt’uno in cui ogni singolo è speciale. Di questa mia dottrina ho fatto un principio etico – morale, personale, e proprio oggi leggendo il libro di un’amica, Fiorinda Pedone, e di Stefania Piccini, dal titolo “Cambiomente. Lo sguardo poetico che ribalta la visione del mondo” (Anima Edizioni, 2023) mi rendo conto che la mia dottrina forse ha un valore, perché basta poco per cambiare qualcosa, basta poco ma per questo poco bisogna incominciare da se stessi. Valutare, criticare quello che ci hanno insegnato, quello che abbiamo ereditato e costruito, quello che viviamo, ma soprattutto la visione che ci siamo costruiti. In un tutt’uno in cui dobbiamo rinunciare a quella malattia che ci fa dire “Sono il migliore”, parola che raffigura l’umanità odierna. Di conseguenza, bisogna lasciare la visione attuale e lasciarsi andare all’incontro, a conoscere le persone, con cui puoi fare amicizia oppure viverle per un certo periodo di tempo ma in un contesto in cui ci si scambia visione, pensiero, si perfeziona questo, imparando tante altre cose. Incontri una sintonia che ti lega agli altri. Ma se nella tua esistenza inizi a dire “Io sono un grande, io sono il migliore, quello o quella è di basso ceto, inferiore”, allora sei solamente schiavo di un concetto che hai realizzato, forse con l’auto di qualcuno o magari per un fattore psicologico inconscio o che rifiuti di vivere, allora e solo allora vivi nell’esistenza senza vivere. Un paragone analogo a quanto detto possiamo farlo anche quando abbiamo un problema o viviamo una situazione che definiamo tale. Laddove ci troviamo in una situazione in cui ci fermiamo, senza far fronte alla nostra missione in questa e unica esistenza. In questo contesto, possiamo dire che ogni giorno bisogna fare un lavoro con se stessi, lavorare su se stessi, calarsi nella profondità arcaica dell’anima umana. Solo così l’umanità opera, si muove ed acquista quella disposizione a vivere ascoltando la voce dell’anima, che impone di essere delle personalità predisposte ad origliare la natura, la luce, qualsiasi suono, ma soprattutto ad ascoltare la propria missione in questa esistenza, missione che forma un tutt’uno con la vita stessa che viviamo e da cui scaturisce la meraviglia. Nell’esistenza in cui viviamo, ogni singolo essere umano ha una propria missione. La stessa missione – come scrivono Fiorinda Pedone  e Stefania Piccini – unisce tutti gli esseri umani. Tra queste missioni rientra quella di perdere la consapevolezza di chi siamo per poi riconquistarla. Perdersi per ritrovarsi. E questo ritrovarsi si raggiunge “quando siamo un’unica cosa con la coscienza cosmica, il Divino, il campo quantico, o come vuoi chiamarlo tu, è possibile sperimentare consapevolmente chi siamo”, sostengono le autrici Pedone-Piccini. Laddove, quell’essere, un tutt’uno, un’unica cosa, vuol significare non essere una cosa sola, ma un ascoltare te stesso e l’altro che ci sta di fronte. L’altro può essere un altro Io, una persona, ma quell’altro è anche la natura che ci circonda, un qualcosa che percepiamo come sconosciuta e lontana da noi. Ma ella ci parla, essa ci dona l’aria come dono d’amore, ella soffre come soffriamo noi, ella piange, subisce il male, quello stesso male che noi subiamo dagli altri. Ma ella, la natura, a differenza nostra, non può parlare, non può cambiare nulla, ci suggerisce ma non ascoltiamo perché distratti. Ma noi possiamo cambiare, per noi, per gli altri e per la natura stessa che ci circonda. Il cambiamento è suggerito da un ego che proviene dalla natura umana, dalla sua anima. L’anima che se viene ascoltata può giungere ad ascoltare anche l’anima degli altri. Ciò è importante per la vita, per produrre un cambiamento, per migliorare e realizzare una vita nuova e diversa.

Alcuni dicono “come possiamo cambiare le cose?”, oppure affermano “le cose non cambieranno mai”. Davanti a queste affermazioni voglio porre la domanda di Pedone e Piccini “Come possiamo riconoscere la salute se non facciamo esperienza della malattia? Come possiamo riconoscere la pace se non sperimentiamo il conflitto? Ma allora, cosa significa fare l’esperienza della vita?

Dire che c’è un mito che dobbiamo ritrovare per “vedere, comprendere e sentire come questo mito si muove nelle nostre vite ci permette di trovare la nostra libertà”. Proprio tutto quello che troviamo scritto in questo libro fa riferimento a questo mito, che Pedone e Piccini hanno voluto raccontarci per darci la possibilità di ritrovare e comprendere meglio quella visione poetica che possiamo attivare in noi stessi, producendo un profondo e rivoluzionario cambiomente.

Perché accade questa cosa, perché proprio a me? Cosa ho fatto di sbagliato per meritare tutto questo? Chissà cosa mi riserverà la vita? Cosa significa relazionarsi con la realtà? Esiste veramente una realtà oggettiva? Cosa è reale e cosa non lo è? Può l’Io cambiare la realtà? Cos’è la mente per l’uomo? Uno strumento o un limite? La mente ti rende vittima o ti libera? Può la mente unirsi al cuore per realizzare il progetto della tua vita?

Sono tutte domande che tutti ci siamo posti o ci poniamo. Sono domande filosofiche, laddove non c’è un uomo che si può definire tale senza l’umiltà e semplicità e la forza di cambiare mente e farsi sedurre dalla meraviglia. Sono le stesse domande che si trovano in “Cambiomente”, un manuale che ha la capacità di farti camminare dentro gli eventi e le esperienze del quotidiano attraverso la mente poetica. Perché la mente umana è poetica. Lo è sempre stata altrimenti non avrebbe costruito o realizzato nulla. Ma questa mente poetica oggi vive una tempesta che non la fa incontrare con la meraviglia, sta a noi recuperare questo incontro, in un ambiente in cui Pedone e Piccini propongono delle vie volte a farci ritrovare noi stessi e la meraviglia.

Ogni libro mi dona sempre qualcosa, sempre un insegnamento. Ogni libro alimenta la mia mente e il cuore, ma quello di Pedone e Piccini non solo ha alimentato, ma ha fatto smarrire una nebbia, quella stessa che mi faceva porre la domanda se scegliere la semplicità e umiltà era una cosa giusta? Se queste possono servire alla mia vita? Oggi dico grazie alle autrici, perché hanno contribuito a dare risposta a queste mie domande.

Giuseppe Sanfilippo

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