Nisida
Cosa ci resta di questa vita
“homo sine pecunia, imago mortis”
E ne più dove, ormai nel sonno
Come Mazzarò al fatal sospiro?
Età dell’oro, o mia rimpianta
Dove il seme era speranza
Di padre in figlio la discendenza
La terra, la mia casa tra le stelle.
Eppur parve semplice cambiare
Scappare, dimenticare la tradizione
E i santi, insostenibile leggerezza
E decadenza nelle tue ossa.
Volli riposare, ancora un po’
Dormire giustamente, giurai
Domani chissà, lieto pellegrino
Tra le mani di un Dio, e tu mortale.
Ma la vita è sogno, fa e disfa
Come la tela di un ragno ballerino
Ed io sono quell’impavido bambino
Nella culla della speranza, mia Nisida.