Roma, teatro Kopo (Via Vestricio Spurinna 47/49 – Metro A Numidio Quadrato) dal 6 all’8 ottobre 2017
Se è vero che il personaggio di Niente panico- vaneggiamenti di un patafisico involontario è in piena crisi esistenziale per aver sentito la propria amata esclamare un “Facciamola finita, non abbiamo un futuro!”, non lo è altrettanto il fatto che lo sgretolarsi delle poche certezze credute è il grande male, lo smarrimento totale dell’uomo dei nostri tempi? Lo spettacolo, bellissimo, di e con Luca Avagliano, in scena al Teatro Kopo dal 6 all’8 ottobre, è l’ennesima dimostrazione di quanto talento ci sia in Italia e di quanto sia necessario andare a scovarlo nei piccoli teatri, fuori dai grandi giri.
Un uomo in pigiama, schiantato dalle sue paure, dalla disintegrazione di tutto ciò in cui aveva creduto, dalla sua (nostra) fragilità, si abbandona ad un lungo e apparentemente caotico flusso di autocoscienza, alla disperata ricerca di un nuovo senso, di un nuovo futuro, se mai ce ne sia uno, di qualcosa in cui credere. Luca Avagliano, l’autore e interprete di questo monologo genialmente folle, è letteralmente strabiliante sul palcoscenico, trascinando il pubblico, nel suo delirio interpretativo, in una summa filosofica e patafisica (la scienza delle soluzioni immaginarie) sulla ricerca di un senso perduto al nostro essere in questo mondo, in modo del tutto spiazzante, folle, coraggioso, virtuosistico, vaneggiante, comico, spaziando dal misticismo alla psicanalisi, dalla riflessione al cazzeggio, dalla ballata al colloquio bipolare tra il fanciullo interiore e la parte razionale, tra estro e concretezza, tra amor perduto e speranza negli alieni, tra tenerezze inaspettate e lievi causticità, tra reminescenze familiari e antiche saggezze popolari. Magari, alla fine, la speranza sarà togliersi il comodo pigiama delle proprie cristallizzate paure e scoprire che uscire di casa e dai propri recinti mentali può offrire nuove opportunità, senza rinunciare all’immaginazione. Tra una crisi di panico e l’altra, naturalmente.
Ma niente paure in questo caso, il teatro è vivo. Da non perdere.
Paolo Leone