Scripta manent, verba volant, si diceva un tempo e la sentenza latina ben si adatta al nostro Premio, per certi versi anomalo in quanto non adotta classifiche ma pubblica testi che, a parità di livello qualitativo, affrontano temi diversi e d’attualità, meritevoli di rappresentazione e diffusione nei nostri teatri. Giunti così alla tredicesima edizione, i volumi intitolati ‘Il Premio Fersen’, sono tuttora disponibili presso le case editrici, sono presenti nelle biblioteche, circolano presso lettori comuni e addetti ai lavori e stanno a testimoniare, se non la migliore in assoluto, la vitalità della produzione teatrale italiana. Una produzione in grado di competere con quella straniera, a volte sopravvalutata, ma che, contrariamente alla nostra, compare regolarmente nei cartelloni dei teatri della penisola. Com’è noto, l’annoso disinteresse verso gli autori e gli spettacoli ‘di casa’, se così possiamo dire, è un’antica querelle difficile da superare. Ma, a prescindere dall’ormai stucchevole e vano lamento, noi teatranti cosa possiamo fare per modificare questo mortificante status quo? Fu appunto nel tentativo di rispondere a questa domanda che, nell’ormai lontano 2003, io e un gruppo di amici teatranti, decidemmo di creare il Premio sia per rendere omaggio ad Alessandro Fersen, fra i più interessanti innovatori del teatro del XX secolo, sia per offrire un riconoscimento simbolico alla nostra ‘negletta’ (Ugo Ronfani) drammaturgia. Oggi possiamo dire che la nostra iniziativa, attuata in forma di puro volontariato, ha funzionato e tuttora funziona, visto il successo ottenuto nel tempo da molti degli autori e degli spettacoli pubblicati.