Roma, Teatro Sistina. Fino al 3 dicembre 2017
Alla fine della prima stampa di The Bodyguard al Sistina, nella serata del 21 novembre, una signora un po’ sopra le righe ha percorso tutta la platea tenendo nelle mani una grande foto del volto di Whitney Houston. Un momento che ha suggellato quella sottile malinconia provata durante lo spettacolo, bellissimo sia chiaro, nel pensare che quel fenomeno di donna non è più tra noi. L’omonimo film del 1992 divenne un cult quando già la Houston era entrata nel mito della musica mondiale. Superfluo e stucchevole sarebbe ricordare quante copie furono vendute del solo “I will always love you”. Quel film e la sua trasposizione teatrale ora in scena, parlavano sì di una star della musica, ma soprattutto di solitudini. La sua, della diva, e quella del suo bodyguard appunto, due anime destinate fatalmente ad attrarsi reciprocamente e disperatamente. Il bisogno d’amore di chi vive tra i riflettori e la rudezza di chi ne ha abbandonato volontariamente il desiderio. Due percorsi differenti che si incrociano e continuano poi le rispettive direzioni, non senza dolore. Lo spettacolo messo in scena dal regista Federico Bellone non tradisce le attese, ripercorrendo il tema del film con uno show molto ben congegnato, elegante, con una bella e snella regia e, naturalmente, con grandi effetti scenici nei momenti “in concerto” di Rachel Marron, il personaggio femminile principale, che fu della bella e giovane Houston e che ora è riproposto (che compito ingrato!) dalla bravissima Helen Tesfazghi. Molti i momenti con le bellissime canzoni di Whitney, non solo quelle del film, interpretate anche da Loredana Fadda, Niki Marron, gran fisico e voce notevole.
Ad entrare nelle vite delle due donne, il bel tenebroso agente Frank Farmer, Ettore Bassi, attore di lungo corso e con l’aplomb adatto, che possiede l’ironia e il carisma giusti per il personaggio. Loro tre e tutti gli altri interpreti, da Russel Russel (Bill Devaney) a Fabrizio Corucci (Tony Scibelli), da Daniele Balconi (lo stalker) al piccolo Kilian Bellay che interpreta Fletcher, il figlio di Rachel, ad un sempre più sorprendente Piero Di Blasio nel ruolo dello spassoso Sy Spector, nonché un ensemble molto energico e vitale, fanno di questo Bodyguard teatrale uno show molto bello, che lascia una sensazione di tenera leggerezza, nonostante gli accadimenti anche drammatici durante lo svolgimento. Potere della musica, della sceneggiatura di Kasdan che si conferma vincente anche sul palcoscenico, della scrittura di Dinelaris, delle splendide e coinvolgenti coreografie di Bill Goodson, delle scene accattivanti di Gabriele Moreschi e dei costumi meravigliosi di Marco Biesta e Marica D’Angelo, e di un cast di attori e performer davvero ben assemblati. Un plauso alla scena della sera degli Oscar: vestito ed effetti luce, da soli, valgono il prezzo del biglietto. Un momento di magia ipnotica.
Insomma, Bodyguard in teatro è uno spettacolo nel vero senso della parola. Un momento per ricordare, per sognare, per stupirsi ancora un po’. Motivo per il quale quella signora un pochino stramba con la foto di Whitney Houston tenuta alta tra le mani, entra di diritto nella storia di questo spettacolo. Grazie a lei ci siamo ricordati il motivo per cui eravamo tutti in teatro. Grazie al cast, abbiamo goduto di una serata emozionante. Ben vengano spettacoli e produzioni così importanti. Da vedere.
Paolo Leone