Roma, Teatro Roma, dal 13 febbraio al 28 marzo 2018
Che Gianni Clementi sia uno dei più importanti drammaturghi si sapeva. Ma lui, autore di commedie che hanno segnato il cammino del teatro italiano e tracciato un sentiero riconoscibile, coi suoi graffi dietro ogni sorriso, ha sempre amato la tragedia e lo ha sempre dichiarato, sia in voce, sia appunto negli angoli più toccanti dei suoi lavori, mai banali. Con Romeo l’ultrà e Giulietta l’irriducibile, al teatro Roma fino al 28 marzo, Clementi ha potuto dar pienamente sfogo alle sue due anime, quella ironica e quella drammatica, ispirandosi alla tragedia shakespeariana più amata dai giovani, ma non limitandosi a riproporne le dinamiche in chiave moderna. Troppo facile per lui. In questo caso il suo nuovo lavoro, a lungo covato, è interamente in versi, in quartine, logicamente in romanesco, che affidate ad un cast straordinario per omogeneità ed energia, ne fanno uno spettacolo teatrale che rimane dentro a lungo e che lascia la voglia di vederlo più di una volta. I Capuleti diventano la fazione biancazzurra di Roma e i Montecchi quella giallorossa, ma potrebbero avere qualsiasi colore. L’universalità delle dinamiche del Bardo è tale proprio perché senza tempo e adattabile quindi in ogni epoca e situazione. Vola alto il verso, paradossalmente proveniente dal basso di un degrado umano e morale, di un odio insensato e il più delle volte indotto da chi dovrebbe invece essere fonte di saggezza. Decidono altri le vite dei ragazzi, decidono altri morte ed efferatezze, decidono altri di schiacciare l’amore in nome di fedi impalpabili.
Calcistiche, religiose, politiche. Muore l’essere umano di fronte al fanatismo e non vince nessuno, da millenni. Muore la speranza, eppure nulla cambia. Romeo l’ultrà e Giulietta l’irriducibile è teatro a tutto tondo, dalla prima all’ultima scena, ricco di curatissime idee registiche, con il sipario nudo ed un ponteggio al centro del palco che diventa casa, chiesa, luogo di incontro e scontro tra i 14, sempre tutti in scena (suggestiva l’idea di farlo anche durante l’intervallo). Dicevo delle due anime dell’autore, riconoscibili tra i suoi versi, magnificamente interpretati dai suoi ragazzi in scena, quasi da non accorgersene ad un ascolto distratto. L’ironia, anche la battuta e la situazione esilarante, non lontana del resto dallo stesso Shakespeare, la caratterizzazione di ogni personaggio, si miscela con la tenerezza del sentimento che nasce tra i due ragazzi durante un’irruzione nella curva nord da parte dei romanisti, e i conseguenti timori per essere figli di due terribili capi tifosi, acerrimi nemici e fomentatori d’odio. I versi più brillanti si fondono efficacemente con quelli più neri, giungendo al finale conosciuto non senza un ultimo, toccante messaggio.
Convincente l’intero cast, dai più giovani ai due attori di lungo corso come Stefano Ambrogi – Er catena (padre di Giulietta) e Marco Prosperini – Er Murena (padre di Romeo). Movimenti ben diretti ed eseguiti, fluidi, suggestivi quelli in controscena, mai un buco e attori bravissimi. Costumi sorprendenti. Ruoli e relativi interpreti azzeccatissimi, alcuni delle autentiche rivelazioni di talento e capacità interpretative.
Accorrete a vedere questo spettacolo, sostenete questi bravissimi giovani attori. Un testo straordinario, in versi, energia fortissima degli interpreti, una lettura contemporanea, scanzonata, ironica, dura, coatta, tenera e toccante di un’opera amata quale Romeo e Giulietta. Giovani, non perdete questa occasione! Viva il teatro, dove non serve il grande nome per renderlo bellissimo. Si replica fino al 28 marzo.
Paolo Leone