Roma, Ar.Ma Teatro 15 e 16 marzo 2018
L’abilità e l’intelligenza di saper raccontare il dramma di un popolo senza ulteriore tragicità. Inizia bene, con Questa è casa mia, il monologo scritto, diretto e interpretato dal giovane Alessandro Blasioli, l’edizione 2018 del Doit Festival – Drammaturgie Oltre il Teatro, ospitato all’Ar.Ma Teatro di Roma. Il dopo terremoto de L’Aquila, iniziato nel 2009 e ben lungi dall’essere finito, qui visto e raccontato da Paolo Solfanelli, il personaggio della pièce, è lo sfiancante esodo di migliaia di sfollati, condotti dalle montagne alla costa abruzzese in una forzata residenza mal sopportata da chi terremotato non è. La presa di coscienza di essere vittime, oltre che dell’incubo del sisma, di una burocrazia spietata, lontana, di uno Stato che invece di essere padre diventa patrigno, e della peggiore specie. Ma lo spettacolo di Blasioli, pur raccontando minuziosamente tutte le assurdità di una condizione, conserva un afflato poetico in alcuni momenti e un impeto rabbioso in altri, che lo rendono assolutamente godibile, anche divertente grazie all’utilizzo di una provvidenziale ironia nel corso dell’interpretazione. Le musiche popolari abruzzesi, il dialetto, si alternano alla descrizione precisa di quel che è accaduto e accade, di una ricostruzione beffarda, di tendopoli prigioni, progetto C.A.S.E., le New Town, simulacro di una socialità distrutta prima e impedita poi. La seconda parte di Questa è casa mia arriva diretta come un ceffone, anche visivamente, con l’apparizione improvvisa di uno spettrale cantiere e la semplice quanto geniale scelta dell’utilizzo di una torcia elettrica che va a squarciare il buio, e ci fa immaginare il vuoto, il silenzio assordante della città colpita a morte. Ma illumina anche, in senso figurato, l’insensatezza di questo nostro Paese. Di questa “casa nostra”, a cui il testo pone una domanda: “…cos’altro ancora dobbiamo aspettare, prima di reagire?”
Spettacolo intenso, interpretato e diretto con ritmo altissimo dal bravo Blasioli. Esempio mirevole di teatro “civile”, senza pedanterie drammaturgiche e interpretative, frutto di attento studio e ricerca. Il Doit festival prosegue fino al 15 aprile.
Paolo Leone