“Quattro cani per un osso” – il tentativo di raccontare Hollywood

Data:

Da martedì 6 a domenica 18 marzo 2018 all’Off/Off Theatre, Via Giulia 20, Roma

L’Off/off Theatre di via Giulia ha proposto dal 6 al 18 marzo Quattro cani per un osso di John Patrick Shanley (vincitore per l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale con Stregata dalla luna), con la regia di John R. Pepper e l’adattamento di Enrico Vanzina.

L’opera presentata negli Stati Uniti, al Festival di Avignon e a Parigi arriva a Roma per raccontare i retroscena di Hollywood che Shanley ha vissuto personalmente e ha trasposto nella commedia.

L’autore ha vissuto il disincanto degli Studios, quando si è recato lì per 5 Corners (regia di Tony Bill, con John Turturro) è stato derubato del suo progetto, nonché escluso dal set e dal film. Così tornato a New York ha scritto Four dogs and a bone, una denuncia del mondo spietato e fatiscente di Los Angeles.

I personaggi sono un produttore (Pietro Montandon), una prima attrice (Neva Leoni) e un’aspirante tale (Cristina Cirilli) e lo sceneggiatore del film (Paolo Giangrasso) che si contendono i diritti dell’opera, cercando ognuno di indirizzarla a proprio vantaggio.

La trama molto chiara ritrae i protagonisti in comuni cliché, come il produttore senza soldi che fa di tutto per risparmiare, la prima attrice che in realtà è una caratterista e non riesce a distaccarsi da questo ruolo, l’attricetta che vuol emergere a tutti i costi, svendendosi e usando il proprio corpo per arrivare in alto e infine lo sceneggiatore attaccato alla propria opera che soffre e affoga i dispiaceri nell’alchool.

Neva leoni e cristina Cirilli foto di Gabriele Lentini_ridStereotipati concettualmente ed esteticamente non ci regalano nessuna sorpresa, seppure le premesse fossero promettenti.

La commedia inoltre è soffocata da un ritmo frenetico, tutti gli attori sono esasperati e invece di avere dei personaggi sopra le righe lo è l’interpretazione. Parlano molto velocemente, con un tono di voce alta, manca la modulazione delle battute e delle situazioni cosicché non c’è modo di spendere una risata, tutto si confonde nell’inesorabile fluire verso la fine.

Anche la struttura della pièce non lascia scampo: sono cinque blocchi governati dal confronto di due personaggi che reiterano le loro intenzioni con degli scambi verbali uguali a se stessi.

L’interpretazione fisica è ai minimi termini e né la musica né le luci aiutano gli attori a creare differenti sfumature d’espressioni.

Tra una scena e l’altra inoltre scorrono sulla parete dei frame di diversi film che non hanno alcuna relazione con il contesto storico (siamo alla fine degli anni ’80 e vediamo per esempio la recente Wonder Woman), né con il contesto (l’unica cosa che accomuna i film è Hollywood).

Sembra piuttosto una prova di resistenza per gli attori che non tradiscono mai la costruzione dei loro personaggi. Viene però da chiedersi quale verità teatrale si aveva intenzione di raccontare in questo adattamento che usa piuttosto un linguaggio televisivo (a partire dalla presentazione dei personaggi iniziali, che entrano accompagnati dalla musica mentre sfilano verso il pubblico).

Quattro cani per un osso affronto il confine di ruoli e di responsabilità nella creazione cinematografica ed è un tema interessante su cui riflettere, soprattutto se lo si fa attraverso un altro media. Il teatro con la sua capacità di investigare l’intimo sentire e di mostrare l’invisibile avrebbe potuto portare in luce molta più verità. Sarebbe bastato distaccarsi dall’estetica cinematografica e sfruttare la potenzialità di questo linguaggio che cerca l’incontro con il pubblico attraverso l’azione.

Federica Guzzon

Credits
Da martedì 6 a domenica 18 marzo 2018
Off/Off Theatre, Via Giulia 20, Roma
di John Patrick Shanley
traduzione Leonardo Sbragia / adattamento Enrico Vanzina
con Cristina Cirilli, Paolo Giangrasso, Neva Leoni, Pietro Montandon
Regia John R. Pepper
scene e costumi Mela Dell’Erba – disegno luci e suono Patrick Boggero
con il sostegno della ‘Missione Diplomatica degli Stati Uniti D’America in Italia
fotografie Gabriele Lentini – riprese video Alessandro D’Amico

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