Dal 27 al 31 marzo 2018 al Teatro Manzoni di Milano
Era un incontro inevitabile quello tra lo psicologo americano John Gray e Paolo Migone, il cabarettista toscano approdato alla fama con Zelig ad inizio 2000. Chi meglio del personaggio pessimista dall’occhio nero, da sempre corrosivamente attento alle eterne diatribe uomo/donna, poteva rappresentare le tesi del bestseller Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere ?
Al Teatro Manzoni di Milano, dal 27 al 31 marzo, per quasi due ore Paolo Migone ha retto magnificamente la scena. L’apparente impossibilità dei due sessi di dialogare tra loro viene rappresentata nella quotidianità che a volte assume tinte grottesche. Quello che in realtà viene spiegato e mostrato è l’assurda e inefficace aspettativa che gli altri/e si comportino, pensino, funzionino esattamente come noi.
Per ben accogliere, ad esempio, un problema che fa soffrire la propria partner la soluzione non è suggerire azioni “ragionevoli”e concrete, secondo la abituale logica maschile del fare. Ciò che viene in realtà richiesto, e mai capito, è semplicemente (????) ascolto, comprensione, solidarietà. Perché il linguaggio è quello del sentire, della emozione condivisa.
Mentalità e linguaggi diversi, perché diversi sono i pianeti di provenienza, sono rappresentati con spunti comici esilaranti per la loro apparente assurdità.
Paolo Mingone si sforza di mantenere una lodevole equidistanza, evitando una facile partigianeria maschile. Per questo il Sesso Forte viene spesso rappresentato come un ottuso, decerebrato, semplicistico primate.
Di contro, la complessità (ricchezza?) femminile si presta a rappresentazioni dalle mille sapide sfaccettature. Qua è là, disseminate come apparenti improvvisazioni, note corrosive di arguzia toscana sulla difficoltà di vivere nella metropoli milanese.
Degli efficaci tormentoni, prove di una collaudata padronanza della scena, ricordiamo quella dell’impresario teatrale, più volte evocato nel gesto di strappare l’assegno del cachet serale, ogni volta che il pubblico non ride, non capendo le battute.
Infine, nota di grande merito visto l’argomento, mai Mingone cede alla facile scorciatoia della volgarità del linguaggio e delle allusioni. Segno di salda professionalità e di comicità raffinata.
Guido Buttarelli