Doppia e lucida analisi psicologica dei personaggi nella messa in scena sperimentale di S. Rubini del capolavoro di Dostojeskij ”Delitto e castigo”

Data:

 

Al Teatro Ambra Jovinelli, fino al 14 aprile 2018

Corroborato dal successo ottenuto con l’allestimento di provando…. DOBBIAMO PARLARE, l’attore e regista barese S. Rubini, s’è voluto cimentare con l’adattamento in chiave bitonale del romanzo naturalista della seconda metà dell ’800 ”Delitto e castigo”in cui si confrontano esponenti e tematiche sociali della comunità russa con il laicismo religioso e la condanna delle colpe, l’inquietudine ed insoddisfazione personale che ritroviamo pure nei ”Fratelli Karamazov” dello stesso autore. Nella rivisitazione del testo Rubini è affiancato da un altro strepitoso attore come LUIGI LOCASCIO, che è il protagonista accecato dalla necessità di guadagnare, imporsi con un atto di ”superomismo” che lo facesse uscire dalla sua inettitudine e nullità esistenziale, che gli rimproverava la madre, impersonata con l’arte del doppio dalla madre,che con l’arte del “travesti” è la stessa figura di Rubini che gli dà la caccia dopo l’efferato delitto nei panni dell’intransigente poliziotto, accusato di morbosità sessuale per le fanciulle.Tra queste spiccano le nobili creature di Dunja sorella di Raskòl’nikov, che considerava”pidocchi” le vecchie usuraie e meditava di depredarle ferocemente per cambiare il suo stato sociale e sposare la dolce Sonja. Mentre la sorella più onestà ed intraprendente lavorava dall’avvocato Svidrigàjlov che l’apprezzava come segretaria, desiderando convolare a nozze con lei.La strutturazione della trama tra il prima e il dopo,la febbre passionale del denaro,l’ardimento del duplice omicidio, prima di provare un progressivo pentimento per la purificatrice persuasione della povera anima tradita nel suo amore ideale di Sonia, producono un alace reazione profonda,uno sdoppiamento nella psiche di RASKOL’NIKOV è resa ossimoricamente dall’impostazione teatrale del lavoro di Rubini: lettura,”reading”, come filo unitario estetico della dannazione del protagonista, che a sua volta s’esprime liricamente con il flusso ”Jocyano” inarrestabile di coscienza. In questa scansione bitonale fino alla confessione si alternano Rubini e Lo Cascio, mentre le due innocenti figure  femminili sono rese da Francesca Pasquini ed il legale professionista è Francesco Bonomo, che interagisce efficacemente con i personaggi chiave mettendo tutta la sua abilità tecnica, G.U.P. Porcaro come rumorista. Nella sua infatuazione d’apparire “napoleonico” ovvero mente strategica superiore destinata con il suo operato a determinare il bene comune,è talmente istintivo e frenetico nel furto sanguinoso con la mannaia da trascurare l’ingente denaro nel cassetto per accontentarsi di quello che trova in monili e perle,così da saldare i debiti. La vertigine del considerarsi un”superego”dovrà trovare la propria cessazione ed auto liberazione dal disagio paralizzante con l’ammissione del proprio castrante misfatto che l’ha ridotto al rango interiore di essere dannato. Si replica al teatro JOVINELLI fino al 15 aprile.

Susanna Donatelli

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