“Fottersene della verosimiglianza”. E’ molto più urgente per Munch raccontare la sofferenza dell’anima

Data:

Al Teatro Libero di Milano dal 7 al 15 aprile 2018

In qualche modo si riallaccia al recente spettacolo sulla interpretazione dei sogni di Freud, questo monologo su Munch di Corrado Accordino, in scena al Teatro Libero di Milano dal 7 al 15 aprile.
Il periodo storico è lo stesso, a cavallo tra ‘800 e ‘900. Un periodo in cui è vacillata la fiducia orgogliosa e rassicurante nella positività delle ricerche scientifiche, per lasciare spazio a una nuova, sconosciuta e angosciante inquietudine. Dopo aver con successo scoperto nuovi legge fisiche e raggiunto nuovi traguardi tecnologici, si apre in quel tempo uno squarcio sulla prateria inesplorata e inquietante dell’IO, della personalità individuale. Una fessura, una breccia attraverso cui hanno trovato nuovo spazio le più varie espressioni artistiche di filosofi, scrittori, drammaturghi, psicoanalisti (nuova categoria!) e, naturalmente anche dei pittori più attenti alle nuove sensibilità, come Munch.
Vengono meno le certezze. Ci si interroga sulla propria esistenza, sul senso da conferirle, sul significato della morte, senza più punti di riferimento.
A questo contesto culturale (e all’oscuro paesaggio scandinavo, per definizione fecondo per l’introspezione negativa fino alla depressione), le vicende privatissime di Edward Munch aggiungono ulteriori profonde ragioni per un cupo interrogarsi sul senso della vita. In tenerissima età morì la madre e poco più tardi, ancora adolescente, mancò la sorella maggiore. Entrambe dopo lunghe malattie, da Munch osservate e in qualche modo assimilate. Più tardi ancora, il padre, dopo una lunga storia di depressione, si suiciderà. La morte come compagna di vita, che gli farà scrivere “Conduco la mia vita in compagnia dei morti …. e ritornano a me tutti i miei ricordi e i più piccoli dettagli”.
Una vita crudelmente incisa dal dolore delle perdite, dunque, quella di Edward Munch, che troverà nella espressione artistica della pittura la propria missione di vita.
La sfida di Corrado Accordino è stata quella di rappresentare esclusivamente con parole e azioni sceniche ciò che Munch ha espresso con la propria arte pittorica. La scena è semplice, scandita da semplici quinte nere (accessi agli oscuri meandri delle anime?) illuminate da tagli di luce. Accordino/Munch ha in viso un pesante trucco chiaro, un poco clownesco, che molto richiama il pallore spettrale e angosciato di tanti personaggi dei suoi dipinti.

accordino munch 2Vengono usate le parole dei diari di Munch, per raccontare in prima persona l’angoscia, la stanchezza del vivere. Violentemente criticato per le sue prime opere (più tardi, tuttavia, nel corso della sua vita incredibilmente lunga il successo gli arriderà,), Munch dichiarò apertamente la sua insofferenza per i dettami del realismo pittorico (“me ne fotto della verosimiglianza”). Visse invece in prima persona, con la propria anima, con tutto il suo corpo la necessità insopprimibile e violenta di esprimersi, di rappresentare attraverso il colore i sentimenti e i suoni. Raccontare un mondo improvvisamente esposto alle emozioni, alla ricerca del Sé, incapace di agire, perché dubbioso che esistanto parole “giuste”.
Così come il padre medico aveva curato le malattie dei corpi, Munch sceglie di raccontare la sofferenza del mestiere della vita.
Più volte nella piece è ripetuto un brano in cui Munch racconta di “sentirsi con l’anima ridotta a brandelli dalla vita”. Da qui nasce il titolo dello spettacolo: Autoritratto su carne.
Corrado Accordino rappresenta e racconta con intensità questa angoscia esistenziale, correndo a tratti il rischio di una monocorde monotonia in senso letterale, di un tono costantemente angosciato e lacerato, senza apparenti sbocchi di altri sentimenti e sensazioni. Ma questo, più che un limite, è probabilmente il risultato della fedeltà al tormento dello spirito, prevalente nella vita artistica di Munch.

Guido Buttarelli

Munch – Autoritratto su carne di Corrado Accordino
Assistente alla regia Valentina Paiano
Collaborazione artistica Simona Bartolena
Produzione Compagnia Teatro Binario 7

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