Nadia Natali. Musica e teatro, eleganza e tradizione romana, per il suo “DeCore”

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Nadia Natali è un concentrato di musica, teatro, istrionismo. La cantante unisce la sua storia jazz ai brani della tradizione romana e proprio adesso è in scena il suo spettacolo “DeCore” al Teatro Tor Bella Monaca di Roma. Ascoltiamola.

Ciao Nadia, innanzitutto come ti descriveresti in poche parole ai nostri lettori?

Un concentrato di passione per la vita. Amo l’amore, le emozioni, sorrido al mondo sperando che mi venga restituita anche solo metà del mio sorriso. Mi dicono che sono dinamite, probabilmente è vero.

Tu vieni dal jazz, poi ti sei rivolta alla tradizione romana, come unisci questi due generi, apparentemente molti diversi tra loro?

Il mio è un bel mestiere, posso interpretare un genere, interpretarne un altro, o fonderli. Essere un artista, sentirsi veramente così, secondo me significa desiderare continuamente di essere una parte vitale e in perenne mutazione del tessuto musicale che creo. Roma ce l’ho nel cuore, il jazz l’ho studiato e lo canto. In fondo possono coesistere, infatti ci ho giocato portando in scena il mio spettacolo ’Na Passione Romana, il mio “primogenito”. Poi è arrivato DeCore, il nuovo spettacolo con cui sto andando attualmente in scena.

Il musical e lo spettacolo sono il tuo pane quotidiano, sarà per questo che oltre all’abilità canora ne hai sviluppata una anche istrionica…

Sul palco mi sento a casa, è stato così sin da piccola. Credo che istrioni si nasca, poi questa caratteristica viene sviluppata con l’aiuto del tempo, dell’esperienza e delle doti innate. Quando vado in scena ho una sensazione di empatia totale col pubblico: sento tutti, interagisco con tutti. E’ come fare una bellissima gita in un pulmino pieno di gente felice di andare a divertirsi tra cari amici.

“DeCore” è in questi giorni al Teatro Tor Bella Monaca di Roma. Di cosa tratta questo spettacolo e tu che ruolo hai all’interno?

Ho scelto il titolo “DeCore” perché il messaggio che propongo è schietto, vero, romano quanto me. Vado in scena con due grandi amici e musicisti d’eccezione: Massimo Aureli alla chitarra e Vincenzo Barbalarga alla fisarmonica. Porto sul palco la mia vita e quella della mia famiglia. Quattordici classici della canzone romana, cuciti insieme da un racconto che va dagli anni della guerra ai primi anni Settanta. E’ una saga familiare scritta e cantata per essere la storia di tutte le storie lungo le strade di Roma, al Gianicolo dieci minuti prima del tramonto, oppure dando il bacio della buonanotte a un “nasone” per l’ultimo sorso d’acqua prima di andare a dormire. Sono romana, ho tutto questo nel sangue.

A parte questo, su cosa ti stai concentrando per il futuro?

Per quel che mi gira in testa, avrei da fare per i prossimi dieci anni. Ho tante idee, ma le tengo a freno concentrandomi su un nuovo spettacolo e sulla missione di portare Roma nel mondo. E’ come un bambino nel ventre: lo senti crescere, non ti par vero, ma poi nasce e vive.

Stefano Duranti Poccetti

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