28 e 29 aprile 2018, Casa del Cinema Trieste
Ideate dal giornalista e critico Nicola Falcinella, le passeggiate cinematografiche “Esterno/Giorno” nacquero nel 2013 come evento collaterale alla 24^ edizione del Trieste Film Festival; si trasformarono poi in un progetto della locale Casa del Cinema e vengono tuttora proposte agli appassionati, turisti e non, arricchendosi costantemente di itinerari e di supporti tecnologici, visto il continuo allestimento di set realizzati a Trieste e dintorni (nei prossimi mesi dell’anno Gabriele Salvatores prevede di girare un nuovo film e, per quanto riguarda le fiction TV, ci saranno la seconda serie de “La porta rossa” e, il titolo è provvisorio, “Un bel posto per morire”).
Nel capoluogo giuliano vengono attualmente organizzate visite monografiche legate a “La porta rossa” e a “Il ragazzo invisibile”, quella denominata “Sulle tracce del Commissario Laurenti” ispirata ai romanzi polizieschi dello scrittore tedesco Veit Heinichen che nel paesi germanofoni ha dato origine a una serie televisiva e “Rive, Molo, Caffè storici e Viali, la Trieste catturata dai registi” più centrata sulle pellicole girate negli anni passati.
Ma il territorio del Friuli Venezia Giulia fu lo sfondo cruento di molti eventi storici legati alle due Guerre Mondiali oltre ad essere stato usato per ambientare nei decenni passati e anche oggi diverse serie televisive e film ispirati al primo conflitto mondiale e fra qualche giorno (il 15 e il 16 maggio) andrà in onda su Rai Uno “Il Confine”, miniserie in due serate diretta da Carlo Carlei.
Proprio da queste considerazioni è nata l’idea di realizzare una vera e propria escursione attraverso la quale proporre riflessioni stimolanti sui legami tra storia e cinema, tra realtà e fantasia che ebbero e hanno tuttora per protagonista un determinato ambiente geografico.
La prima edizione di “La Grande Guerra: cinema e storia” si è svolta con successo nei giorni scorsi: una giornata trascorsa tra Gemona del Friuli e Venzone passando per Rivoli Bianchi e per la Sella di Sant’Agnese, luogo molto suggestivo raggiunto dopo una bella escursione a piedi alla ricerca dei luoghi scelti da Mario Monicelli per alcuni episodi de “La grande guerra” (1959) con Alberto Sordi e Vittorio Gassman e, poi, di quelli che servirono a Charles Vidor per ambientare “Addio alle armi” con Rock Hudson e Jennifer Jones, tratto dall’omonimo romanzo di Ernest Hemingway.
Non è stata trascurata una doverosa visita alla Cineteca del Friuli la cui sede è proprio a Gemona, ospiti del fondatore e presidente Livio Jacob. L’istituzione nacque nel 1977 e le sue radici affondano nei mesi immediatamente successivi al terremoto che aveva colpito con particolare forza devastando proprio quelle zone del Friuli e alle “proiezioni itineranti nelle tendopoli sorte dopo il 6 maggio 1976”. Oggi è una realtà di tutto rispetto con circa 18.000 pellicole, in parte digitalizzate e restaurate, oltre ad essere inserita in un’importante rete di collaborazioni e scambi; la biblioteca annessa, una delle maggiori in Italia sul cinema, conta circa 25.000 volumi.
Come ha ben descritto Nicola Falcinella, che con Cristina Sain (presidente di Alpe Adria Cinema) ha guidato il gruppo dei partecipanti, la realizzazione di un film è per certi versi simile a un complesso puzzle le cui tessere sono costituite dalle diverse scene che possono, a loro volta, essere state girate in luoghi e tempi molto distanti fra loro.
D’altra parte, la stessa ambientazione può venir scelta da diversi registi. È proprio il caso di Sella di Sant’Agnese che ha ospitato la troupe de “La grande guerra”, ma anche quella del film “Missione di pace” (2011) diretto da Francesco Lagi con Silvio Orlando.
Venzone, dichiarato nel 2017 il “borgo più bello d’Italia”, è simbolo della ricostruzione del Friuli e Medaglia d’oro al valore civile.
A volte avviene che la finzione possa dare un contributo fondamentale alla realtà quotidiana. A seguito di quel tragico evento la volontà di ricostruire “dov’era, com’era” fu resa possibile anche grazie al film di Charles Vidor le cui scene erano state girate in gran parte proprio a Venzone.
L’onda lunga e benefica del “Modello Friuli”, troppo poco usata ad esempio per gestire al meglio tante altre tragedie legate in molti casi al dissesto idrogeologico italiano riaffiora, come nel caso del cinema, anche in ambiti apparentemente molto lontani a ricordarci una volta di più la possibilità reale e concreta di agire in modo sano a favore del bene comune, patrimonio di ognuno di noi.
Paola Pini