Lino Guanciale a Trieste con “Itaca”, poetica confessione di amori letterari nel segno della parola

Data:

Trieste, Castello di San Giusto – Cortile delle Milizie, 29 luglio 2018

Lino Guanciale, a Trieste per le riprese della seconda serie della fiction RAI “La porta rossa”, con una prima regionale anticipa anche quest’anno il Festival Approdi, originale manifestazione ideata da Lorenzo Acquaviva e Lara Cocco ed eloquentemente descritta come “rotte artistiche senza bussola” che si snoderà dal 25 agosto al 9 settembre lungo percorsi non preannunciati, scoperti di volta in volta dal pubblico nel corso di ogni singola serata.

Si sa che si esplorerà il Porto Vecchio (il Magazzino 26 e la Centrale Idrodinamica) e il centro cittadino (la chiesa evangelico-luterana e le gallerie della “Kleine Berlin”) ritornando per una sera anche al Castello di San Giusto, ma in che modo si svilupperà ogni singolo percorso resta un mistero.

Il titolo dato a questo evento speciale, “Itaca”, ha una potenza evocativa generatrice di non poche aspettative soddisfatte ampiamente a partire da un magico incipit in cui, al forte rumore della risacca sono seguiti i versi di Konstantinos Kavafis che nell’omonima poesia si rivolge con affetto quasi paterno a Ulisse, nume tutelare della serata che, seguendo la propria natura di girovago senza pace appare e scompare, si mantiene presente celandosi tra racconti apparentemente a lui estranei, espressione confermata di una bruciante e altamente contagiosa curiosità, base fondante di ogni vera conoscenza.

Il brillante attore abruzzese prosegue il viaggio alternando versi e brani di prosa, testimoni per niente muti delle sue innumerevoli “prime volte”, una per ogni singola occasione in cui ad essi è stato esposto: il XXVI Canto dell’Inferno dantesco scoperto da bambino nella biblioteca di famiglia, alcune letture imposte dai programmi scolastici accanto a libere proposte di insegnanti illuminati nel corso degli anni o ad altre, fondamentali nell’indirizzare il suo percorso professionale.

Autori assoluti della storia della letteratura italiana si trovano così accanto a grandi del cinema, recitato e scritto: il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, e Giacomo Leopardi; Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini; Gabriele D’Annunzio ed Ennio Flaiano, ma anche Ugo Foscolo e Lucio Dalla.

Accompagnato dalla seducente fisarmonica di Davide Cavuti, assieme a lui sul palcoscenico, Lino Guanciale ha emozionato il pubblico mostrando un’infinita passione per la parola declinata attraverso una personale e rapsodica partitura, sapiente combinazione tra l’italiano più alto e alcuni dei tanti nostri dialetti, saturi di espressioni intraducibili da cui è emersa con chiarezza l’immensità del patrimonio linguistico frammentato del nostro Paese, così mirabilmente portato alla luce proprio da Gadda.

L’itinerario leggero e a tratti frizzante, sempre contagioso e partito da Itaca, a Itaca è tornato dopo aver circumnavigato il globo della nostra letteratura toccando brevemente le coste più significative di un contesto affettivo esplicitato fin da subito.

I bis offerti alla fine hanno sorpreso per l’adeguatezza con quanto li aveva preceduti: Ho visto un re di Dario Fo (con l’intensa partecipazione del pubblico nelle parti “corali”) e Trieste di Umberto Saba.

Paola Pini

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