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La trasposizione romana d’una pianificata seduzione e il drammatico stupro di branco nel crudo testo ”Voci dal cortile” DI E. MAZYA

Data:

I solisti del Teatro, Roma, 20 agosto 2018

Si sa che la forza del gruppo ed il desiderio di farsi allettare da questo,mettendosi in evidenza, portano a scardinare i propri limiti psicologici e le barriere morali, traendo dall’interno il peggio di noi stessi, gli istinti più detrivi e negativi, se le compagnie non sono quelle giuste. Tutto questo ce lo confermano la psicanalisi di S. Freud ed i fatti quotidiani che gli organi d’informazione ci riportano con scrupolosa osservazione ed analisi investigativa oppure che gli scrittori fanno oggetto di loro romanzi di denuncia e riprovazione etica.Proprio ciò è avvenuto con il pamphlet “voci dal cortile”, dell’israeliana EDNA MAZYA che ha lavorato intorno ad un tragico evento come il reato di violenza carnale commesso da un branco di giovinastri nell’estate dell’86 in un Kibbutz a nord del paese:quello di SHOMRAT dove 7 ragazzi di circa 17 anni violentarono brutalmente una “teenager” di 14 anni, volendo divertirsi ed appagare le loro irrefrenabili smanie sessuali e pulsioni libidinose. La pregnante attualità del reato,che spesso si ripete barbaramente nelle nostre cinture urbane e metropolitane, è stato ripreso dalla S.R.L. ”GOLDEN SHOW” di TRIESTE che ne ha fatto un “progetto under 35” per 5 ragazzi, affidandone la regia al valente talento del ramo E.Maria LAMANNA che,per renderlo più vivo,originale ed attraente per il pubblico romano,ne ha dato una lettura capitolina ambientata tra il parco dell’EUR ed OSTIA: d’altronde ogni città ha i suoi misfatti in debita proporzione,basti pensare a Torino dove tre ragazzi di buona famiglia lanciavano uova dalla macchina d’un genitore contro innocenti passanti tra cui la campionessa d’atletica italiana tradita dal colore della pelle,oppure i guappi, partenopei che per vincere noia e depressione,prima hanno ucciso un vigilante nella metro per impossessarsi della pistola, poi gettato un vecchio disabile in un cassonetto e poi preso a calci e pugni avventori,passeggeri della metropolitana come già accaduto a ROMA.Partendo dall’ipotesi di reato, consumato con il consenso della minorenne,oppure di ben più grave stupro vero e proprio. I protagonisti hanno ricostruito in flashback la vicenda,immaginando che i giovani volessero andare ad OSTIA per comprare e mangiare il pesce quando erano stati attratti dalla bella ragazzina su un’altalena del parco, per cui sull’istante, vedendola ingenua,procace e facile,avevano pianificato l’adescamento, il turbamento emotivo e lo stupro. Il tutto irretendola in una notte lunare con giochi di pallone, docce di acqua fredda ed ondeggiare,dondolarsi in piedi sull’altalena tra strani rumori notturni,sdoppiandosi poi nelle rispettive identità legali degli avvocati difensori e della parte civile nella fase dibattimentale del processo,in cui se ne salverà uno solo per insufficienza di prove,anche se le condanne con la condizionale sono parse lievi.L’allestimento è stato ben realizzato scenograficamente dall’affiatato e sinergico cast,composto da BRENNO PLACIDO, ELISABETTA MIRRA, FEDERICO LE PERA, JACOPO CARTA e MATTEO BOSSOLETTI. Le musiche da “suspence noir” erano di Francesco Verdinelli che ha anche eseguite alcune composizioni per opere liriche.

Susanna Donatelli

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