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“A testa in giù”. L’irresistibile debolezza della mezza età (maschile)

Data:

Al Teatro Manzoni di Milano, fino al 28 ottobre 2018

Un tema molto comune, ma non per questo meno reale.
Denso di molteplici sfaccettature, contraddizioni, riflessioni, risvolti involontariamente comici, che ben si prestano a una rappresentazione teatrale di buon ritmo, vivace e spumeggiante.

E’ la irresistibile (?) attrazione degli uomini di mezza età nei confronti delle bellezze molto più giovani il soggetto attorno a cui ruota la girandola di situazioni e pensieri di A testa in giù, l’adattamento della commedia francese di Florian Zeller, in scena al teatro Manzoni di Milano dall’11 al 28 ottobre.

Il protagonista è Daniel (sulle scene francesi Daniel Auteuil, qui il bravissimo Emilio Solfrizzi), un raffinato editore di mezza età che invita a cena il suo vecchio amico Patrick (Bruno Armando).

Fin qui nulla di speciale. Il punto critico è che Patrick sarà in compagnia della nuova (giovane e vistosa) compagna, Emma (Viviana Altieri), a causa della quale ha lasciato la moglie, cui in particolare era molto legata la moglie di Daniel. Si parla dunque di matura infatuazione maschile per la gioventù, dunque. Cui fanno da contraltare, su un piano parallelo, il rancore, il risentimento e il giudizio della moglie di Daniel, impersonata dalla vivace Paola Minaccioni, a difesa, a volte dolente e più spesso infuriata, della categoria delle compagne di vita abbandonate per “una sciacquetta più giovane”.

Sono quindi molteplici le contraddizioni che nascono nella coppia “stabile”, di fronte alla scelta dirompente dell’amico, che ne scuote le fondamenta, rivendicando, con non grandissima originalità, il desiderio e il diritto a una ripartenza vitale.

La scelta registica che insaporisce lo spettacolo sono soliloqui ad alta voce verso il pubblico, con cui frequentemente i protagonisti rivelano i loro mille pensieri contorti. Un scelta già adottata, tra gli altri, in alcuni film di Woody Allen, ai cui toni, del resto, sono affini le dinamiche della piéce. Una scelta di efficace impatto comico che svela le ipocrisie: il contrasto tra la convenienza di ciò che si deve dire e ciò che veramente si pensa e si sente. Solo piccoli squarci di verità lampeggiano, qua e là raramente, favoriti dalla ubriachezza incipiente.

Al centro della vicenda (non a caso l’autore è un uomo), Emilio Solfrizzi dà corpo con bravura alle contraddizioni del Maschio Maturo.

E’ continuamente lacerato tra il desiderio genuino e infantile di far colpo sulla giovane donna (imperdibili le pose tronfie da gallo in esibizione e la ricerca continua delle prove dell’eventuale conquista della appetitosa Emma) e la ragionevole riprovazione sociale, in nome di un buon senso, di un realismo, di una consapevolezza, in realtà non sempre profondamente assimilati. E’ una lotta senza soluzione quella contro sensazione di infelicità apparente per aver rinunciato ai propri sogni.

Ma è anche completamente incapace di affrontare la moglie, di cui prevede molto lucidamente l’astio ed il rifiuto di accettare la nuova situazione dell’amico: una piccola, evidente viltà che quasi mette tenerezza, al pubblico maschile, per lo meno.

Sullo sfondo, nascono in Daniel riflessioni più approfondite sulle dinamiche della sua amicizia con Patrick. La presa di coscienza della necessità di quest’ultimo di vedere riconosciuto il proprio prestigio (denaro e, ora, il trofeo della giovane compagna), che si manifesta con esagerate e umilianti esibizioni.

E’ commedia, comunque.

E quindi il lieto fine si chiude su Daniel e la moglie, stimolati dal confronto a rinsaldare la loro unione.

Guido Buttarelli

A testa in giù: teatro Manzoni di Milano
di Florian Zeller   Regia di Gioele Dix
Interpreti: Emilio Solfrizzi, Paola Minaccioni, Bruno Armando e Viviana Altieri
Scene di Andrea Taddei    Costumi Barbara Bessi     Luci di Carlo Signorini

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