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CYRANO DE BERGERAC. Saper guardare la luna per non sparire

Data:

Roma, Teatro Eliseo, fino al 25 novembre 2018

C’è un momento preciso in cui il Cyrano de Bergerac, in scena al Teatro Eliseo fino al 25 novembre, spicca il volo e si libra con le ali dell’incanto poetico fino allo struggente e drammatico finale. Quando Rossana, l’amata cugina del guascone, estasiata dai meravigliosi versi declamati da Cyrano nel buio, camuffato da Cristiano, il cadetto di cui è innamorata, rimane sospesa in aria, sul soffio di quelle parole disperate, di un amore che mai potrà rivelarsi e che si immola sull’altare della lealtà. Del resto, tutto questo spettacolo è un incanto che prende lo spettatore dall’apertura del sipario fino ai ringraziamenti finali. Chi non conosce la storia di Cyrano de Bergerac, autentico mito e archetipo del teatro mondiale, celebre spadaccino e poeta, nata dalla penna di Edmond Rostand? Non tutti sanno che fu personaggio realmente esistito, genio e ribelle vissuto nel 600, ad ispirare l’autore, tale Hercule Savinien Cyrano de Bergerac, filosofo, scrittore, drammaturgo e soldato francese. Gli ideali di libertà, onestà, autonomia, contrari ad ogni compromesso col potere (“No grazie”), un forte carattere politico contraddistinguono l’opera che fu rivoluzionaria (1897) e conserva a tutt’oggi tutta la sua carica ribelle nei confronti di ciò che è contrario alla dignità dell’essere umano. Un testo “pieno di ferite” ha detto la regista Nicoletta Robello Bracciforti, ed è verissimo, perché il Cyrano è un eroe si, ma perdente. In amore, nella vita. La sua bellezza che è nella nobiltà d’animo oltre che nell’eloquio sontuoso, viene sopraffatta dalla bruttezza della società apparentemente bella e benpensante, che mal sopporta chi non ha peli sulla lingua. Ieri, oggi, domani. Ma torniamo allo spettacolo. Ripartiamo dal volo sorprendente di Rossana in scena e dallo stupore in platea.

Tutta questa produzione straordinaria è una vertigine, dal momento in cui si apre il sipario e veniamo sopraffatti dall’immensità di una scena che rimarrà nei nostri occhi a lungo. Il genio di Matteo Soltanto (perché quest’uomo è un genio), unito alla profondità immensa e nuda del palco dell’Eliseo, ci lascia esterrefatti. Un palco denudato e “sbotolato” (le botole faranno parte integrante di alcune scene), illuminato dalla maestria magica di Pietro Sperduti e popolato da un esercito colorato di protagonisti nei costumi mozzafiato, raffinatissimi, di Silvia Bisconti, sarà il trait d’union tra la terra e la luna, tra il fango di un campo di battaglia e le vette dei versi d’amore, tra la vita e la morte, sulle note suggestive delle musiche di Arturo Annecchino. In questa follia scenica, meravigliosa, si muovono tutti i personaggi di Rostand, con un cast di grande livello, insieme ai giovani allievi del corso di Recitazione della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè, bravissimi ad interpretare ognuno più ruoli. L’inizio è forse un po’ troppo confusionario, la meraviglia spiazzante dei primi istanti viene soventemente disturbata da un eccesso di movimenti e conseguenti rumori che dopo qualche minuto infastidiscono e impediscono di capire bene i primi versi di Cyrano contro l’attore “cane” Montfleury. Ben presto tutto si ricompone e poesia ed ironia prendono il largo nella sontuosità scenica che sarà ricca di sorprese. Linda Gennari è una spigliata, eterea ed energica Rossana, Duilio Paciello bravo nel dar vita al pragmatico ma leale Cristiano, Duccio Camerini un sorprendente Regueneau, il pasticcere poeta, Thomas Trabacchi uno straordinario De Guiche , Massimo De Lorenzo, bravissimo, l’amico Le Bret, e Carlo Ragone, una sicurezza, nel doppio ruolo di Montleury e del capitano dei cadetti Carbone di Castelgeloso. Luca Barbareschi – Cyrano gioca abilmente col suo personaggio, ne coglie e sottolinea l’amara ironia, per certi versi gli calza a pennello. Sembra divertirsi molto con Cyrano,  con il suo essere bastian contrario, lo rispetta a tal punto da sembrarne teneramente innamorato. Si commuove e ci commuove. In questo spettacolo, illuminati da un raggio di luna, ci innamoriamo, riscopriamo il senso della lealtà, andiamo in guerra (ma la guerra è forse dentro di noi), abbiamo paura e fame. Perdiamo, si, perdiamo. Moriamo. Forse l’arte, la poesia, la letteratura, il teatro, con la loro valenza catartica, ci salveranno, forse. Se sapremo ancora guardare verso la luna, se sapremo dire no a ciò che non ci piace in questo mondo, alle sue ingiustizie, alle sue finte bellezze, e vedere e amare l’essenziale.

I cento anni dell’Eliseo non potevano essere inaugurati con spettacolo migliore di questo.

Paolo Leone

Roma, Teatro Eliseo, fino al 25 novembre
Produzione Teatro Eliseo presenta:
Cyrano De Bergerac, di Edmond Rostand.
Con: Linda Gennari, Duilio Paciello, Thomas Trabacchi, Duccio Camerini, Massimo De Lorenzo e con Valeria Angelozzi, Federica Fabiani, Alessandro Federico, Raffaele Gangale, Federico Le Pera, Gerardo Maffei, Matteo Palazzo, Carlo Ragone, Alberto Torquati e gli allievi del corso di Recitazione della Scuola d’Arte Cinematografica G. Maria Volonté: Marilena Annibali, Francesca Antonini, Marco Cicalese, Lia Grieco, Marlon Joubert, Valerio Legrottaglie, Romana Maggiora, Gelsomina Pascucci, Federica Torchetti.
Scene di Matteo Soltanto; Costumi di Silvia Bisconti; Luci di Pietro Sperduti; Musiche originali di Arturo Annecchino. Assistente ai movimenti di scena e maestro d’armi Alberto Bellandi; Vocal coach Elisabetta Mazzullo.
Adattamento e regia Nicoletta Robello Bracciforti.
Si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Eliseo nelle persone di Maria Letizia Maffei a Antonella Mucciaccio

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