Al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Opera di Firenze, fino al 14 novembre 2018. Replica di venerdì 9 novembre
Una “Cenerentola” asciutta, tradizionale e senza svolazzamenti, ben congegnata e organica. Questo abbiamo visto all’Opera di Firenze, dove il regista Manu Lalli ha articolato una messa in scena ben riuscita, dai tempi serrati, come vuole la buona commedia, avendoci così portato un prodotto ben fatto, che nonostante la lunghezza – è stata scelta la versione integrale di quasi tre ore – ci ha permesso di godere appieno del melodramma rossiniano, strappandoci delicati sorrisi, se non addirittura anche qualche riso più audace.
Le scene di Roberta Lazzeri (e gli affascinanti costumi di Gianna Poli) ci lasciano immergere nel clima fiabesco della storia, questo attraverso l’utilizzo in particolar modo della cromia bianca, di cui sono intinte le stanze della casa di Cenerentola, come del resto quelle del palazzo reale. A rendere il complesso ancora più fantasioso sono delle grandi costruzioni di libri poste sul palcoscenico, da dove escono le azzurre fatine danzanti, che si muovono per la scena – e in certi casi persino per la sala stessa della platea – deliziandoci con le loro leggiadre gestualità.
La regia è ben studiata geometricamente, con la protagonista al centro, con le stanze delle sorelle disposte l’una a destra, l’altra a sinistra del palcoscenico, cosicché la bontà di Cenerentola risulti accerchiata dalla malignità delle sorelle, che come tutti sappiamo alla fine non avrà la meglio, visto che il principe sceglierà proprio Cenerentola in sposa – la quale perdonerà la famiglia per i torti subiti.
Per quanto concerne i cantanti, cito in primo luogo la prova della mezzosoprano Teresa Iervolino nei panni della protagonista Angelina, che mostra al pubblico le sue importanti doti vocali con le quali riesce a catapultarci in un mondo favoleggiante. Il feeling con il principe Don Ramiro (Diego Godoy) è ottimale e questo aiuta ancor più la riuscita del dramma. Funziona anche il legame tra lo stesso principe e lo scudiero Dandini (Christian Senn), che per gran parte dello spettacolo prende le sembianze del suo padrone, mentre l’altro diviene scudiero, e tra i due il gioco teatrale e di voci è efficace e divertente. Brave anche la Clorinda Eleonora Bellocci e la Tisbe Ana Victoria Pitts nei panni delle malvagie sorellastre, mentre è superba l’esibizione di Luca Dall’Amico nelle spoglie di Don Magnifico, il quale, con il suo carattere istrionico e la sua voce rauca e profonda, entra perfettamente nello stile comico, caricaturale e ridicolo del personaggio.
Benissimo Giuseppe Grazioli alla guida dell’Orchestra del Maggio Fiorentino, sempre attenta agli accenti, senza aggrovigliare le note, dando luogo a una “dizione” perfetta, limpida, fresca, proprio nel clima di Rossini.
Plauso anche al coro, anche se nelle scene di massa forse una lieve distonia vocale si è avvertita.
Stefano Duranti Poccetti